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17 cose a cui ho pensato dopo aver rivisto la prima puntata di Dawson’s Creek a distanza di anni

Dawson's Creek
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La prima puntata di Dawson’s Creek è andata in onda nel gennaio 1998, pochi giorni prima che io facessi il mio ben poco trionfante ingresso nel mondo. La serie di Kevin Williamson si proponeva di parlare a una nuova generazione di adolescenti, pronta ad affrontare le gioie e i dolori del diventare adulti nel terzo millennio, in una società che affrontava cambiamenti e sconvolgimenti senza precedenti, cercando di raccontarla in tempo reale.

Ai miei occhi di bambina che guardava le repliche di “Dawson’s Creek” ogni pomeriggio su Italia 1, la serie sembrava essere avanguardia pura, la rappresentazione assoluta della trasgressione a cui sarei andata incontro una volta diventata anche io adolescente. Certo, il mio metro di paragone erano Hannah Montana e le Winx, non certo Euphoria o Skins, ma in ogni caso Dawson’s Creek è stato per me il primo vero sguardo al mondo dei teen drama, con la loro drammaticità esistenziale e l’esagerazione costante delle conseguenze che essere adolescente comporta.

Avendo ormai abbondantemente superato la mia adolescenza, mi sono chiesta che effetto mi avrebbe fatto guardare oggi, a distanza di oltre 15 anni dall’ultima volta, la prima puntata delle avventure di Dawson, Joey, Pacey e Jen. Mi sarei ancora riconosciuta nella timida Joey? Avrei ascoltato gli infiniti discorsi di Dawson con occhi sognanti, convinta che nelle sue parole vi fosse nascosta la chiave per comprendere i destini dell’universo? Ho scelto di partire senza alcuna pretesa o pregiudizio, cercando di cancellare dalla mia memoria quanto mi ricordo di Dawson’s Creek per essere il più neutrale possibile mentre ne riguardo la puntata pilota.

La trama che Netflix fornisce dell’episodio, essenziale e accattivante al punto giusto, è la seguente: “Due amici d’infanzia devono fare i conti con l’emergere della sessualità”. Nessun dettaglio, nessun contesto, niente che possa aiutarmi a orientarmi in questa impresa, ma non demordo e schiaccio play.

1) La puntata è iniziata da meno di un minuto e Joey Potter già esordisce con una delle citazioni più indimenticabili dell’intera serie: “Le cose cambiano Dawson. Evolvono”. Ironia a parte, il dialogo iniziale tra i due amici è leggermente troppo didascalico per la televisione contemporanea, ma è anche più attuale di quanto ricordassi fosse la serie.

2) La sigla resta la più iconica della storia della televisione. Non la migliore, forse nemmeno in top 10, ma sicuramente è la più memorabile e conosciuta di sempre e meritatamente. Nostalgica, adolescenziale al punto giusto, dolce e sognante, riprende le atmosfere di Dawson’s Creek alla perfezione.

3) Michelle Williams nei panni di Jen Lindley è una dea. Il suo arrivo a Capeside non è particolarmente indimenticabile (nulla a che vedere con il ritorno di Serena nell’Upper East Side o l’ingresso di Ryan a Newport Beach), ma la cascata di ormoni che scatena nei protagonisti è un tocco di classe che rende la serie ingenuamente realistica.

4) Pacey è insopportabile, ahimè. Certo, poi è diventato il personaggio preferito di chiunque, ma durante questo episodio pilota di Dawson’s Creek non sembra altro che un ragazzino arrogante che gioca a fare l’adulto. Il fatto che cerchi in ogni modo di perdere la verginità con la sua professoressa è anche piuttosto disturbante.

5) Quanto è meravigliosa l’estetica della serie? Tra fantasie floreali, dissolvenze, tramonti e luci soffuse, guardare questa puntata mi ha trasportata in un mondo sereno e avvolgente, dove ogni dramma sembra risolvibile tra fiumi e pontili.

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6) Dawson dichiara di avere 15 anni e di rifiutare la realtà. La prima affermazione appare comprensibile solo alla luce della seconda, considerando che James Van Der Beek i 15 anni li aveva passati da un pezzo. Il suo rifiuto della realtà si evince anche dal fatto che inviti Jen in camera sua solo per farle vedere la sua collezione da fanboy di Spielberg, che a quanto pare nei suoi film avrebbe incluso le risposte a ogni problema dell’universo. Dawson fanboy, uno di noi.

7) Perché il giovane Leery tiene una scala fuori dalla sua finestra? Vuole essere derubato nel cuore della notte? Questo sì che è un mistero a cui vorrei che Spielberg desse una risposta.

8) La nonna di Jen definisce Joey un cattivo elemento perché non va in chiesa e frequenta Dawson. Se questi sono gli standard finiremo tutti all’inferno.

9) Che meraviglia che il dialogo generazionale sulla religione venga quanto meno già accennato in questo primo episodio. Sebbene non venga approfondito, è un tema all’avanguardia che non ricordavo Dawson’s Creek affrontasse fin da subito.

10) Quanto è vecchio e inappropriato il cliché della relazione studente-insegnante quando questa viene romanticizzata? Non è né la prima né l’ultima relazione di questo tipo della serialità televisiva, ma è davvero noiosa, oltre che nociva.

11) Il modo in cui Dawson lotta per il suo futuro professionale, con passione e competenza, è d’ispirazione, anche se mi sono sentita molto inferiore considerando quanto invece io sia sempre stata disillusa. Dev’essere perché ho visto Dawson’s Creek quando ero troppo giovane.

12) “Non cambierà nulla”: le ultime parole famose presenti in ogni episodio pilota che si rispetti. Puntualmente disattese dopo 15 secondi ma ehi, una tradizione è una tradizione.

13) Dawson Leery è l’unico quindicenne che io abbia mai sentito in televisione proclamare che non capisce perché tutti parlino di sesso. Il che è forse molto più aderente alla realtà di quanto tante serie successive abbiano voluto mostrare, sebbene poi tutto venga rovinato dalla necessità del ragazzo di affermare che il sesso non è importante perché Spielberg non ne parla. 

14) Perché Joey è così insopportabile? Far sembrare Dawson simpatico è un’impresa per pochi, ma lei è un talento naturale. Joey Potter è la classica ragazza che pensa di essere migliore perché diversa, ma almeno ha il pregio di essere stata la prima.

15) Okay, ho appena definito Joey insopportabile, però non si può negare che la ragazza ne capisca più di quanto non voglia dimostrare. Siamo solo al primo episodio e proclama con una naturalezza invidiabile citazioni iconiche su citazioni iconiche, mettendo tutti gli altri personaggi davanti alla cruda realtà.

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16) I quattro protagonisti adolescenti di Dawson’s Creek oscillano tra il non capire assolutamente nulla e l’affermare verità esistenziali che la maggior parte delle persone non comprendono neanche dopo una vita intera. La cosa davvero stupefacente è che questo mix funziona.

17) Se si giudica solo dall’episodio pilota, la serie non è invecchiata così male. Semplicemente ha dei toni che poco si sposano con quelli del teen drama, è troppo riflessiva e soffre di personaggi non sufficientemente carismatici. Eppure le tematiche che affronta vengono trattate con un’intelligenza non scontata.

Dirò la verità, riguardare la prima puntata di Dawson’s Creek non ha risvegliato in me chissà quale passione nei confronti della serie, che ha ormai perso quel fascino trasgressivo e profondo che esercitava sulla me stessa ancora bambina. Tuttavia, ammetto anche che ho trovato l’episodio ambizioso e all’avanguardia considerati i tempi in cui è stato prodotto e ammiro il coraggio con cui fin dal principio ha voluto adottare una prospettiva nuova, sebbene non necessariamente sempre efficace, nel raccontare gli sconvolgimenti del diventare adulti.

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