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10 validi motivi per guardare Defending Jacob

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Defending Jacob è una miniserie del 2020 targata Apple Tv+, una delle più recenti piattaforme di streaming che si sta affermando sempre di più grazie a un’offerta interessante e diversificata.
Nel caso di questa produzione abbiamo a che fare con un prodotto di genere thriller/crime che nel corso delle puntate assume però anche alcuni tratti di un legal drama.
La serie ambientata in una cittadina del Massachusetts e segue le vicende della famiglia Barber, composta da Andy, assistente procuratore distrettuale, Laurie e il loro figlio quattordicenne Jacob. La storia si apre con il ritrovamento in un parco del corpo di un adolescente, vittima di omicidio. Non ci vorrà molto tempo prima che i sospetti ricadano proprio su Jacob Barber, compagno di classe della giovanissima vittima. In 8 puntate seguiremo quindi il corso delle indagini e del processo che seguirà all’incriminazione di Jacob e vedremo gli effetti devastanti che il clamore mediatico e la scoperta di nuove sconvolgenti verità avranno sui membri di questa famiglia.

Se qualche amante del giallo si fosse quindi perso questo piccolo gioiello di Apple TV+ ecco 10 validi motivi per i quali dovrebbe rimediare al più presto!

1) Chris Evans dopo l’ MCU

Defending Jacob

Uno dei fattori di maggiore attrattiva di questa serie presso grande pubblico è stata certamente la presenza di Chris Evans, che in Defending Jacob oltre che come interprete figura anche come produttore esecutivo. Dismessi gli iconici panni di Captain America l’attore statunitense sta selezionando con molta accortezza i progetti cui dedicarsi, probabilmente con l’intento trovare ruoli attraverso i quali far emergere qualità attoriali che nell’MCU potrebbero non essere venute pienamente alla luce. E dobbiamo dire che con la sua performance in Defending Jacob l’obbiettivo è stato raggiunto.
Evans interpreta Andy Barber, assistente procuratore distrettuale e padre di Jacob, e nel farlo riesce a dare vita ad un personaggio tridimensionale e ricco di sfaccettature. Andy è un assistente procuratore di successo e sicuro di sé, ma allo stesso tempo anche un padre e marito che difende la sua famiglia ad ogni costo e un uomo che deve ancora fare i conti con il suo passato.

2) La fotografia

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Sicuramente uno dei maggiori punti di forza di Defending Jacob è la sua grande qualità sotto il profilo tecnico, in particolare per quanto riguarda l’uso delle luci. Sin dal primo sguardo il nostro occhio è colpito da un’ambientazione non esattamente cupa, ma comunque mai luminosa. Pur mantenendo sempre una certa naturalezza il mondo di Defending Jacob appare desaturato, leggermente freddo. Se nella prima puntata questo fattore si limiterà a trasmetterci una certa irrequietezza che in qualche modo ci farà presagire i terribili eventi all’orizzonte, con il proseguire delle puntate questo senso di oppressione sarà sempre più presente, sempre più pesante, e comincerà a farci avvertire la stessa tensione che tormenterà i Barber sempre di più.

3) Tratta temi attuali

Defending Jacob

Si sa, più una cosa è vicina e più ci coinvolge, ci colpisce nel profondo, e questa serie risulta avvincente anche perché tratta diverse tematiche sociali che conosciamo più o meno da vicino.
La prima è quella che riguarda il bullismo, subito da Jacob per mano della vittima. Un problema che è sempre più presente nella nostra società ma rispetto al quale forse stiamo anche sviluppando una maggiore sensibilità. Questo argomento in Defending Jacob viene affrontata ma non in modo banale, senza semplificare il ruolo del bullo ma neanche quelle della persona bullizzata.
Un’altra grande tematica purtroppo per noi sempre più tristemente attuale è quella di efferati e gravissimi crimini compiuti da e tra adolescenti. Bambini in grado di compiere un male che pensavamo appartenesse solo agli adulti: questo purtroppo è un argomento del quale sentiamo sempre più spesso parlare anche in Italia e che ora ritroviamo anche nel mondo delle serie tv.

4) Jaeden Martell è il teenager giusto al momento giusto

Non finiremo mai di stupirci per il talento che attori poco più che bambini o appena adolescenti sono in grado di dimostrare con le loro straordinarie performances, e di questo Jaeden Martell è l’ennesima conferma.
Classe 2003, (già visto in It, It 2 e Cena con delitto-Knives Out), in questa serie interpreta Jacob, il protagonista silenzioso eppure assoluto della storia. Ambiguo e indecifrabile. Malvagio o semplicemente introverso? Colpevole? Innocente? Non lo sappiamo, quello che sappiamo per certo è che la bravura di questo straordinario giovane attore è proprio quella di riuscire a risultare enigmatico pur mantenendo una certa infantile inconsapevolezza nell’esserlo, senza apparire eccessivamente costruito e lasciandoci uno spazio per essere noi a decidere se sia innocente oppure no.

5) Una scrittura solida alle spalle

Defending Jacob

Abbiamo già parlato della grande qualità che distingue questa produzione, qualità che si conferma essere presente già a partire dallo script.
Defending Jacob è infatti tratta dall’omonimo romanzo di William Landay, autore statunitense che prima di dedicarsi alla scrittura ha esercitato la professione di assistente procuratore legale (esattamente lo stesso lavoro di Andy Barber). Questa serie sa quindi perfettamente di cosa sta parlando e si vede. I dettagli riguardo alle indagini risultano pienamente credibili e coerenti, come anche la descrizione dei tutto l’iter processuale e delle varie figure professionali che affiancano Jacob e la sua famiglia in questo percorso.

6) La tensione nelle piccole cose

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Il disagio delle colleghe di Laurie malamente celato sotto saluti garbati e tiratissimi sorrisi di circostanza quando questa arriva a lavoro. Un pranzo in famiglia al ristorante che si trasforma in uno spettacolo per gli occhi di altri avventori avidi di indiscrezioni. Andare al supermercato all’orario di apertura per poter fare la spesa lontano dalla folla. Cercare un po’ di normalità parlando con una sconosciuta incontrata per caso, per poi scoprire che di casuale in quell’incontro e in quella conversazione c’era ben poco. Una madre che guarda silenziosamente il figlio rendendosi conto che potrebbe non conoscerlo come pensava.
Defending Jacob gioca in modo sottile ma magistrale con la tensione, che cresce in modo silenzioso e costante nel corso delle puntate proprio passando per piccoli dettagli, per una quotidianità nella quale anche le cose più semplici e ordinarie diventano sgradevoli. Così questa tensione aumenta come aumenta anche il senso di oppressione dei coniugi Barber, sempre più soffocati dall’attenzione mediatica che il caso ha attirato su di loro e sempre meno sicuri che il responsabile di quel terribile crimine si trovi fuori dalle mura di casa loro.

7) I social media

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Ancora una volta in Defending Jacob troviamo qualcosa che conosciamo da vicino e che ci da modo di riflettere anche sule nostre di vite: i social media. Nella serie sono descritti risvolti sia positivi che negativi di questi mezzi di comunicazione, che tra l’altro rivestono un ruolo fondamentale nell’incriminazione di Jacob.
Possono essere un prezioso indizio per l’individuazione di un criminale, uno strumento di odio collettivo verso un individuo, o una finestra attraverso la quale i genitori riescono ad osservare il mondo quasi parallelo nel quale vivono i loro figli. In ogni caso i social media in Defending Jacob, come anche nel mondo reale, sono un qualcosa la cui potenza viene spesso sottovalutata, un mezzo che se usato in modo incauto può fornire un’immagine distorta e non veritiera di noi come anche smascherare un’insospettabile natura.

8) Un cast di supporto di tutto rispetto

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Chris Evans, Jaeden Martell, come anche una strepitosa Michelle Dockery nel ruolo di Laurie. Tutti loro ci hanno regalato una performance molto intensa in Defending Jacob. Tuttavia non sono stati assolutamente da meno anche gli attori del cast di supporto, a dispetto di apparizioni molto più brevi.
Come Sakina Jaffrey, conosciuta come Linda Vasquez in House of Cards, e Pablo Schreiber, rispettivamente il capo e lo sgradevole collega di Andy Barber. Degna di nota sicuramente anche l’interpretazione di Cherry Jones (The Handmaid’s Tale e Succession), nei panni dell’imperturbabile avvocato difensore di Jacob.
Dobbiamo dire però che tra tutte quella che spicca è l’eccezionale interpretazione di J. K. Simmons nel ruolo del padre di Andy, l’inquietante William “Bloody” Barber. Benché sia detenuto in carcere per omicidio e stupro questo personaggio troverà comunque il modo di essere decisivo per il corso del processo e per il futuro di suo nipote Jacob.

9) Ci parla dell’essere genitori e figli

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Due genitori belli, giovani, di successo, premurosi, un figlio ubbidiente e apparentemente normale. Poteva essere la famiglia perfetta. Ma no, non esiste nulla del genere, come non esiste un figlio de quale i genitori sappiano davvero tutto. Cosa fare dunque, da cosa si riconosce un bravo genitore? Cosa significa voler bene ai propri figli? Correggerli? oppure difenderli sempre e comunque? In che misura siamo effettivamente destinati ad assomigliare ai nostri genitori? Queste sono solo alcune delle domande che nel corso della serie passano per la mente dei Barber e di conseguenza anche nella nostra.

10) Un interrogativo finale che fa riflettere

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Infine eccoci giunti a quella che per molti è un po’ una criticità di Defending Jacob: il suo finale, che effettivamente in parte si discosta da quello del libro. Quando cominciamo questa serie siamo convinti che ci sia un unico interrogativo fondamentale che necessita di risposta, e a questo interrogativo la serie non da una risposta a chiare lettere (per quanto poi ogni spettatore possa giungere alle proprie conclusioni senza troppi dubbi). Questa risposta non viene data perché con lo scorrere delle puntate ci vengono messe di fronte ad altre domande, altre questioni sulle quali riflettere, non tutte necessariamente legate alla colpevolezza od innocenza di Jacob. Ed è proprio questa la bellezza della serie, il fatto che per una prima parte ci lasci pensare di sapere dove stia andando la storia, per poi farci rendere conto che il punto era un altro rispetto a quello che pensavamo.

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