Dopo essere andata in onda su Channel 4 la scorsa primavera, la terza e ultima stagione di Derry Girls è finalmente in arrivo anche su Netflix, mettendo fine a un’attesa durata quasi tre anni. La serie nord-irlandese più di successo degli ultimi anni, giunta alle sue battute conclusive, si prepara a dire addio ai fan di tutto il mondo, qualcosa che probabilmente nemmeno nelle più rosee aspettative della showrunner Lisa McGee sarebbe mai potuto succedere e che dimostra la qualità e l’importanza quasi rivoluzionaria di quella che è nata come una piccola storia sulla crescita e sulla ricerca di sé e che si è invece trasformata in un inno al diritto di affermarsi a dispetto di tutto, persino della guerra.
Nonostante i suoi toni spiccatamente comici, Derry Girls ha trovato il modo di raccontare l’adolescenza tragicomica di un gruppo di ragazzi che vivono nel pieno di una guerra civile con una sensibilità rara, che deriva non soltanto da una profonda consapevolezza storica, ma inevitabilmente anche da una nota autobiografica da parte di McGee, che è stata una ragazza di Derry e che ha sentito la necessità di portare sul piccolo schermo la sua storia personale, rendendola rappresentativa della storia di una generazione intera.
In attesa di poter finalmente vedere la terza stagione della comedy su Netflix, è importante comprendere quanto questa storia avesse bisogno di essere raccontata e, soprattutto, di essere raccontata in questo modo.
L’Irlanda del Nord durante gli anni Novanta è stata teatro di uno scontro civile che andava avanti da decenni e che stava raggiungendo quello che è stato forse il massimo picco di violenza all’interno del conflitto, in una costante guerriglia popolare che tra attentati e tregue mai del tutto rispettate sembrava poter mettere a repentaglio ogni più piccola speranza di trovare una risoluzione permanente per le divisioni laceranti presenti sul territorio. I protagonisti di Derry Girls, costretti a diventare adulti in un decennio così travagliato e in una città – Londonderry – posizionata esattamente al confine tra Irlanda e Irlanda del Nord, non sono certo i personaggi che ci aspetteremmo di vedere in una serie ambientata durante una guerra civile, eppure è proprio la freschezza del loro sguardo a rappresentare il principale punto di forza di una serie che non rinuncia mai a unire la componente comica a quella tragica, quella personale dell’esperienza dei protagonisti a quella storica del popolo nordirlandese.
La storia raccontata in Derry Girls non è infatti soltanto quella di Erin, Orla, Clare, Michelle, James e delle loro eccentriche famiglie, ma è soprattutto la storia degli abitanti di una città che, vivendo nel terrore, hanno dovuto trovare modi per esorcizzare la paura, per metterla sullo sfondo, per trovare spazi in cui affermare la propria libertà e individualità.
Nata quindi come una produzione di nicchia e profondamente irlandese, destinata ad andare in onda soltanto nel Regno Unito su Channel 4, grazie a Netflix Derry Girls è diventata un successo planetario, un piccolo gioiello che narra di una storia recente e locale, ma che lo fa con una freschezza e un’urgenza tale da essere compresa da chiunque la guardi, in qualsiasi momento. E se è vero che la forza della serie di Channel 4 risiede soprattutto nei suoi personaggi, che pur venendo tratteggiati con tratti caricaturali riescono alla fine a dimostrarsi molto più complessi di quanto ci si potrebbe aspettare in prima battuta, la sua caratteristica peculiare, quella che la distingue da quasi ogni altra comedy mai andata in onda, sta proprio nel non avere avuto paura a raccontare una vicenda così dolorosa come quella che ha avuto luogo nell’Irlanda del Nord degli anni Novanta e di farlo in modo tale che il pubblico di oggi ne capisca l’importanza, arrivando persino a cambiare il proprio punto di vista su questioni sempre scottanti come quella di modernità e libertà.
A differenza di quasi ogni altra serie ambientata durante una guerra, Derry Girls non pone l’attenzione sulla violenza e nemmeno più di tanto sulle ragioni stesse che si celano dietro il conflitto, quanto piuttosto sull’esperienza allo stesso tempo personale e universale dei personaggi nel trovarsi in mezzo a una situazione dolorosa e nell’essere obbligati a trovare modi di reagire. C’è chi, come Orla, si nasconde dietro comportamenti infantili perché crescere fa paura, chi come Clare ed Erin cerca di impegnarsi in prima linea per cambiare le cose, chi come James viene schiacciato dal peso delle aspettative e chi come Michelle si preoccupa più di se stessa che del mondo intorno a sé, perché guardandosi attorno fatica a trovare una qualche speranza di cambiamento che la motivi a scendere in campo e agire.
Le reazioni dei protagonisti di Derry Girls alla situazione dell’Irlanda degli anni Novanta, così realistiche, variegate, antitetiche e mai scontate, sono forse l’elemento che rende la serie distribuita da Netflix così accessibile al pubblico contemporaneo e internazionale, che forse non ha vissuto esperienze simili in prima persona, ma che riconosce nella storia raccontata dalla comedy una forte modernità e universalità. Diventare adulti, imparare a muoversi nel mondo e a lottare per affermarsi, sono esperienze allo stesso tempo personali e collettive, proprio come lo è la storia raccontata da Derry Girls. E in un mondo come quello occidentale contemporaneo, in cui i punti di riferimento cambiano in continuazione e nel quale la pace sembra sempre più un concetto a rischio, vedere qualcuno affrontare problemi che paiono insormontabili con caparbia e un pizzico di incoscienza è una boccata d’aria fresca, uno spiraglio di comprensione e riflessione che da una comedy pura, come di fatto è la produzione Channel 4, non ci saremmo mai aspettati.
La terza e ultima stagione di Derry Girls, in arrivo su Netflix il 7 ottobre, promette di raccontare il passaggio definitivo dall’adolescenza all’età adulta di Clare, Orla, Erin, James e Michelle, un passaggio che immaginiamo possa coincidere con l’entrata dell’Irlanda del Nord in una nuova fase più pacifica, quella inaugurata dall’Accordo del Venerdì Santo del 1998.
Ancora una volta, ci aspettiamo che Lisa McGee trovi il modo di portare sullo schermo una storia che non possiamo ignorare, il racconto del legame profondo che esiste tra libertà, identità e cultura, nonché dell’impatto della collettività sui singoli e dell’importanza di saper reagire davanti alla paura. E, soprattutto, speriamo che lo faccia senza rinunciare a quel brillante umorismo che ha caratterizzato la serie targata Channel 4 durante le prime due stagioni, quella comicità al limite tra il demenziale e il geniale in grado di rendere universale ognuno dei pensieri dei protagonisti di Derry Girls. Perché oggi più che mai, davanti a una realtà che pare essere sempre più fuori dal nostro controllo, abbia bisogno delle ragazze di Derry e della loro ordinaria follia, motore di una resistenza che speriamo possa non esaurirsi mai.