Durante un’inutile serata estiva, serata in cui il mio unico divertimento era seguire con la testa l’ondeggiare preciso e fastidioso del ventilatore, mi sono imbattuta in un’interessantissima serie tv irlandese chiamata Derry Girls.
Non avevo la più pallida idea di cosa stessi per guardare, sapevo solo che da giorni Netflix insisteva col propormi questa misteriosa storia. Senza un motivo vero e proprio, se non la noia, l’ho cominciata. E vi dirò che è stato amore a prima vista.
Derry Girls mi ha rapito dal primo istante.
Al momento ci sono solo due stagioni, ma spero con tutto il mio cuore che ne vengano prodotte altre, nonostante la chiusura dell’ultima sia perfetta. Una conclusione degna di un piccolo capolavoro.
Ma di cosa parla questa serie e perché mi è piaciuta così tanto?
Prima di addentrarci nel mondo di Derry Girls voglio fare un piccolo preambolo. Si tratta di comicità irlandese (qui le 5 migliori serie irlandesi) e, prima di questo momento, non avrei mai pensato di dirlo, ma è di qualità.
Lisa McGee, con Derry Girls, ha fatto centro. La serie racconta la vita di un gruppo di ragazzi nella città di Derry, cittadina che dà i natali all’autrice stessa. E lo fa con un’ironia e una semplicità non indifferenti. La vita adolescenziale di un gruppo di ragazzi di una piccola comunità viene raccontata senza filtri. Ci sono Erin, Orla, Clare, Michelle e James che si destreggiano con le avventure entusiasmanti e mai noiose dell’adolescenza. Giustamente vi starete chiedendo cosa ci sarà mai di così tanto divertente nella vita di cinque adolescenti durante il conflitto nord ilandese? Ogni singola scena, ogni singola battuta, ogni singola espressione.
Questa si apre in maniera decisamente esilarante, ma non lo capisci immediatamente. E, per chi come me non aveva la più pallida idea di cosa stesse per guardare, è stata una piacevole sorpresa. L’apertura è oro puro. C’è una voce fuori campo che comincia a raccontare della vita a Derry, spiegando che non succede mai nulla di interessante da quelle parti. Nel frattempo si alternano sullo schermo immagini della città fino ad arrivare all’interno di una camera. Qui c’è Erin che è prossima a svegliarsi.
Da spettatrice abituata credevo di star guardando uno degli opening più noiosi e scontati di sempre. Ma mi sbagliavo, mi sbagliavo alla grande. Infatti, non appena la ragazza si sveglia, notiamo il divertente espediente utilizzato. Quella che ci sembrava essere la voce narrante della storia, era in realtà Orla che, intrufolatasi in camera della cugina, si diverte a leggere il contenuto del suo diario ad alta voce. Insomma, sin dal primo istante Derry Girls ti fa piegare in due dalle risate.
Grande merito è degli attori che posseggono un’espressività facciale incredibile. Parecchi attori ben più famosi dovrebbero prendere lezioni da loro. Ma torniamo a noi, ogni singolo personaggio rientra perfettamente in uno stereotipo. Guardandoli e ripensando al gruppo di amici che avevamo a quei tempi è facile riconoscere ognuno di loro.
C’è sempre l’amica con le idee più assurde che sapevi perfettamente che ti avrebbe fatto trovare nei guai, ma riusciva comunque a convincerti a seguirla ciecamente nelle sue avventure. Quella che si preoccupava per tutto e ti trasmetteva l’ansia se solo respirava, ma a cui volevi bene comunque perché era l’unica che tentava di limitare i danni. Quella che non aveva voce in capitolo perché sempre troppo razionale e perciò noiosa. E poi, quelle che si aggregavano alla combriccola facendosi andare bene tutto.
Tra i genitori vale lo stesso principio. C’era sempre quella con la famiglia super apprensiva che non le permetteva di fare nulla. Motivo per cui vi ritrovavate ad escogitare stratagemmi apparentemente ingegnosi nel tentativo di aiutare i vostri amici ad evadere e partecipare alle vostre avventure. C’era quella con i genitori stacanovisti che le lasciavano fare qualunque cosa a patto che quel qualcosa non interferisse con il loro lavoro. C’è quella con i genitori permissivi, “la mamma di tutti” per così dire. E poi c’è quella che è un po’ il mix di tutti. In questa serie c’è tutto questo.
Un altro punto forte di questa serie è l’effetto catastrofe. Avete presente la legge di Murphy? Se qualcosa può andar male, andrà male? Il toast che se cade, cade sempre dal lato del burro, insomma. L’intera serie può essere definita da questa sua affermazione:
Se ci sono due o più modi di fare una cosa,
e uno di questi modi può condurre a una catastrofe,
allora qualcuno la farà in quel modo.
Ogni episodio segue un arco narrativo che comincia e termina nello stesso. Non appena i ragazzi trovano ciò che gli impedisce di ottenere ciò che vogliono si mette in moto l’effetto catastrofe. Michelle propone l’idea più assurda e sbagliata che le possa venire in mente. Clare comincia ad andare nel panico. James cerca di farle ragionare, ma viene zittito. Orla vive in un mondo tutto suo quindi accetta senza fare storie e Erin trova l’idea geniale. Puntualmente la vicenda finisce con il verificarsi dell’eventualità più disastrosa per loro e finiscono nei guai. Loro diranno, faranno e agiranno sempre nel modo più sbagliato.
È matematico e, una volta capito, diventa sempre più divertente. Immaginare sin dal primo istante quale sarà l’eventualità catastrofica che gli si scaglierà addosso è tanto intrigante e divertente quanto cercare di scoprire, prima che venga annunciato, chi è l’assassino in un giallo.
Insomma, Derry Girls è un vero gioiellino (qui le 10 serie tv gioiellini da recuperare in un weekend) irlandese. Una serie fresca, divertente, irriverente, entusiasmante e piena di personaggi fuori dagli schemi. Una racconto che non si prende troppo sul serio e fa ironia anche sugli aspetti più seri della propria identità culturale e storica. Dal conflitto nord irlandese che fa da sfondo alle scenette comiche, riportandoci ogni tanto con i piedi per terra, ma senza moralismi di nessun tipo, all’imponente e a volte opprimente presenza religiosa che condiziona enormemente le vite degli abitanti. Soprattutto quest’ultimo aspetto viene spesso estremizzato e perciò reso comico.
A partire dal personaggio di Suor Michael. Uno dei personaggi più belli e meglio scritti della serie. Una donna annoiata che si muove quasi per inerzia. Furba, attenta e spesso cinica e disgustata. Divertente perché sembra sempre sull’orlo della blasfemia. Soprattutto quando si tratta di Padre Conway che non vede di buon occhio. Si percepisce immediatamente quanta voglia abbia di prenderlo a parolacce.
Lo stesso Padre Conway a cui basta poco per perdere la fede e scappare con la parrucchiera per poi ritornare sui suoi passi una volta finita la relazione. Insomma, Lisa McGee ha trovato il modo di rendere divertente il fanatismo esagerato che c’era in Irlanda. E lo fa con una comicità così irriverente e, allo stesso tempo, così frizzante da essere devastante.
Inserisce il tema dell’omosessualità senza renderlo pesante. Non ci si focalizza troppo sull’argomento e viene trattato in maniera demenziale come qualunque altro tema. Insomma, in questa serie l’omosessualità non viene vista come un problema. E ci tengo a precisare che è ambientata negli anni ’90 e in una scuola cattolica in un paese in cui il sentimento religioso raggiunge il fanatismo.
Insomma, sono rimasta piacevolmente colpita da questa serie. Spero davvero che venga guardata da più gente in modo da assicurarci almeno una terza stagione. In un periodo in cui le piattaforme di streaming brulicano di serie interessanti, seriose e complesse, c’è sempre bisogno di una via di fuga. C’è sempre bisogno di un prodotto divertente e fresco che riesca a farci passare qualche ora di puro divertimento.