Il piccolo gioiello di Derry Girls (ideata da Lisa McGee) è una delle serie comedy maggiormente sottovalutate e trascurate degli ultimi anni. Andata in onda nel Regno Unito nel 2018, la serie riesce ad arrivare anche in Italia su Netflix a dicembre dello stesso anno. La comicità tagliente, sfacciata e, per chi ha avuto modo di sperimentarla in prima persona, tipicamente irlandese ne fanno un prodotto comedy fresco e leggero. L’ironia e il sarcasmo si pongono in contrasto al contesto storico in cui si instaurano le vicende di cui sono protagoniste “le ragazze di Derry”.
All’ombra di un contesto storico-sociale difficile
Quando si pensa all’Irlanda del Nord, vengono in mente subito i suoi verdi paesaggi, le scogliere sull’Oceano Atlantico e le lunghe passeggiate all’aperto (quelle rare volte in cui non piove). A questo immaginario si aggiunge pure il ricco folklore celtico, i suoi miti e le sue leggende. I fan più sfegatati potrebbero anche associarla agli spettacolari set e alle magnifiche ambientazioni di importanti serie tv e film. Tuttavia, su questa recente fama aleggia ancora l’ombra dei Troubles, la guerra civile che, tra gli anni ‘60 e gli anni ‘90, ha incendiato l’Irlanda del Nord. I luoghi del conflitto sono Derry (città di confine tra Irlanda del Nord e Irlanda, e luogo in cui si svolge la serie) e Belfast. Le profonde cicatrici lasciate, infatti, segnano tuttora il popolo irlandese.
Ed è proprio durante le ultime fasi di questo conflitto che Derry Girls è ambientata. Ci racconta la storia di Erin, sua cugina Orla, dei suoi amici Clare (la ora famosissima Nicola Coughlan), Michelle e James, cugino di quest’ultima, e delle loro eccentriche famiglie.
La guerra civile (e Sorella Micheal) non può nulla contro lo spirito di rivalsa e di ribellione delle ragazze di Derry
Questo strampalato gruppo di amici, nonostante stia crescendo durante un conflitto armato, cerca di trovare la propria strada nel mondo e di realizzarsi. Il sogno, infatti, di Erin è quello di diventare scrittrice. L’opzione, però, prediletta dalle protagoniste è quella di ribellarsi (Michelle, in particolare, è la scalmanata del gruppo, facendoli spesso finire nei guai). Oppure cercano semplicemente di vivere gioiosamente, liberi e senza pensieri, come farebbe qualsiasi adolescente. L’apoteosi di spensieratezza è rappresentata da Orla, che sembrerebbe aver paura di crescere e vive costantemente tra le nuvole
La forza di Derry Girls sta proprio nel riuscire a trasportarci all’interno della quotidianità tragicomica di questi ragazzi. Il dramma degli eventi, purtroppo, non fa altro che da sfondo costante alle proprie vite. Tuttavia la realtà storica viene abilmente messa in secondo piano, evitando di cadere nel melodrammatico.
Dovremmo tutti essere un po’ più sfacciati come le ragazze di Derry
Le cotte adolescenziali, le feste alle spalle dei genitori, le fughe per andare al concerto dei Take That, le rivalità tra compagne di scuola e le punizioni di Sorella Michael (la serie andrebbe vista solo l’interpretazione di Siobhán McSweeney) sono solo alcune delle situazioni, spesso ingigantite più del necessario, in cui Erin e la gang si ritrovano (o, potremmo anche dire, si cacciano da soli). Sono queste piccole cose che permettono alle ragazze di spezzare quella tediosa aria provinciale, di erompere, di urlare la propria identità di giovani alle porte dell’età adulta.
Queste ragazze sono spietate nel loro desiderio di divertirsi e di ribellarsi contro le convenzioni sociali. Questo loro spirito indomito è ciò che le rende così irresistibili agli occhi dello spettatore. E, in questo senso, il loro sentimento e il loro spirito di rivalsa, poi, permettono il dialogo sia con gli adolescenti di allora, cresciuti nell’Irlanda del Nord degli anni ‘90, sia con quelli di adesso, in senso più ampio.
Cosa meglio dell’ironia dello stereotipo per evidenziare una questione sociale più ampia?
Gli stereotipi, portati all’estremo dalla spiccata e irriverente comicità, su cui sono costruiti i personaggi di Derry Girls, rimandano sì all’immaginario comune della provincia, ma diventano anche specchio e lente d’ingrandimento di una crisi sociale di più larga scala. L’immaginazione (come Erin che scrive ogni giorno sul suo diario segreto) diventa un mezzo per evadere. Voler allontanarsi anche solo con l’immaginazione, da una realtà fatta di eventi traumatici può essere letto come un sentimento comune a un’intera società irlandese stanca e abbattuta a causa di una vita in costante allerta.
L’assurdità in Derry Girls sta nei conflitti familiari e intergenerazionali o negli eventi politici che fanno da sfondo alla serie?
I conflitti generazionali all’interno della sconclusionata famiglia Quinn, poi, come ogni serie teen che si rispetti, la fanno da padrone. Non solo Erin e Orla in contrasto con i genitori, ma i battibecchi avvengono costantemente tra papà Gerry e nonno Joe. Questi rappresentano l’ennesima divergenza generazionale data da due punti di vista diversi sugli eventi. Riproponendo i classici tropi delle sitcom, le tipiche relazioni e gli stereotipati conflitti familiari, Derry Girls lavora nuovamente sulla contrapposizione tra l’assurda, sebbene semplice, quotidianità della vita di una famiglia di provincia e la tragicità degli eventi politici che irrompono nella monotonia.
Derry Girls riesce perfettamente a immortalare la spensieratezza e la sventatezza giovanili, catturando anche l’anima della provincia irlandese (complice soprattutto la scrittura di McGee, nata e cresciuta a Derry proprio nel stesso periodo). Ai momenti di puro caos e di comicità più sfrenata si riescono a mescolare riflessioni profonde sull’amicizia, sull’identità, sulla crescita personale e sull’autorealizzazione. Nemmeno la guerra può fermare i sogni di queste ragazze, inarrestabili e travolgenti. Nell’attuale panorama televisivo, Derry Girls si distingue dalle altre serie dello stesso genere grazie a una sceneggiatura che cattura in maniera inedita le gioie e le sfide che dei “normali” adolescenti affrontano, facendo della simpatia e della dolcezza il suo maggiore punto di forza.