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Sopra le righe, intelligente e multi-genere: in due parole, Desperate Housewives

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Tutto è iniziato quando in preda ad un delirio depressivo dopo aver divorato il cofanetto completo di Sex and The City e aver fatto un rewatch di Gossip Girl (qui ne parliamo), non sapevo a quale altro lungo serial al femminile aggrapparmi! Ma ecco che a ridarmi la terra sotto ai piedi è stata proprio lei: Desperate Housewives (che puoi rivedere qui in streaming). Ovviamente ne avevo sentito parlare tante volte, ma già il titolo sembrava depistarmi dai modelli di donne protagoniste delle mie serie preferite. Tuttavia, dire che mi sono dovuta ricredere è riduttivo. A questo proposito ho sviluppato alla velocità della luce quella solita addiction che mi invade con i generi, le storie e i personaggi che rientrano nelle mie corde.

Parliamo di una delle serie televisive con protagoniste femminili più longeva della storia americana dopo Streghe. Complice anche del grande successo dell’ABC unita ad un audience davvero senza rivali. Eppure non lo avrebbe mai pensato il suo ideatore Marc Cherry quando nel 2002, ha iniziato a stilare la sceneggiatura dopo un periodo di crisi economica e professionale. Ma d’altronde è proprio quando meno te lo aspetti che succede il miracolo e beh, Desperate Houswives lo è stato.

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Gabrielle Solis, Susan Delfino, Bree Van de Kamp e Lynette Scavo

Ma perché Desperate Housewives è piaciuta così tanto?

Iniziamo subito con l’affermare che un po’ tutti pensavamo di trovarci di fronte alla solita soap opera americana, sicuramente di basso livello e con ambizioni tendenti al trash. Ebbene, non c’è niente alla Beautiful o peggio alla Sentieri dei nostri giorni. L’appartenenza al genere soap è relativa per lo più al gran numero di stagioni con altrettanti episodi e alla presenza fissa delle quattro protagonista (più un’altra che va e viene dall’oltretomba) in ognuno di questi. Bree, Susan, Lynette e Gabrielle diventano gli assoluti cardini intorno a cui ruotano le svariate vicende di tutta la narrazione.

A dividersi la responsabilità di essere le protagoniste totali della serie, si annoverano ovviamente altri personaggi come mariti, figli, parenti più o meno lontani, vicini piò o meno graditi e pochi altri. In ogni stagione si mantengono quindi delle situazioni costanti, che diventano poi i capisaldi della storia, come l’amicizia tra le protagoniste, le loro abitudini e l’ambientazione dei fatti. Infatti a rendere Desperate Housewive tanto soap è sicuramente la location in cui si muovono le nostre casalinghe.

Ci troviamo in un sobborgo residenziale

Questo è fittizio e si chiama Westeria Lane, appartenente alla città immaginaria di Fairview. E da lì non ci si sposta quasi mai! Tutto accade lungo quella lunga via, costellata da ville curate al dettaglio, patinate, abitate da persone rispettabili e invidiabili dal punto di vista morale e anche estetico. Sì…questo è quello che Wisteria Lane vuole farci credere! Infatti seppur ambientato nel contemporaneo, ossia nei primi anni 2000, è come se si volesse cavalcare l’onda di quelle pubblicità televisive americane degli anni 60′.

Nelle quali spesso comparivano quelle adorabili e docili casalinghe esponenti della borghesia americana dell’epoca, pronte a celebrare le qualità di un frullatore o di un frigorifero. Sulle Suburbs americane c’è una vera letteratura e cinematografia dedicata. Primo fra tutti citiamo Mad Men con un Don Draper (qui parliamo di lui) che alla sera torna nella sua villa ridente lontano dai rumori della City. In Desperate Housewives il sobborgo diventa così un micro-cosmo inaspettato ma perfetto per trasformare una distesa e pacata commedia in un giallo dai toni drama con pochi rivali.

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Le quattro casalinghe fanno un brindisi in giardino

Infatti a differenza di ogni soap che si rispetti…

…non abbiamo mai quella sensazione di soffocamento o di cupezza legata al fatto che i protagonisti si trovino chiusi in uno spazio ridotto e senza prese d’aria. Qui la scelta dell’ambientazione non è stata fatta dalla produzione per risparmiare denaro, ma per dare un taglio definito alla storia raccontata. E mai si ha la sensazione di immergersi in una location asfissiante e chiusa come alcuni dei prodotti di Álex Pina, per dirne una!

Quello specifico sobborgo, in cui nulla sembra dover accadere, diventa invece teatro di scontri, equilibri che saltano, misteri da risolvere, eventi tragici e ovviamente anche barbecue ed eventi comunitari gioiosi. È proprio quella strada che dà spazio ai diversi generi di Desperate Housewives non a caso. In ogni stagione ci portiamo dietro quindi degli elementi che non cambiano o che comunque evolvono in maniera lenta e naturale. Tuttavia a questi subentra sempre una rottura, un evento che fa saltare i piani programmati e ci fa scoprire il vero volto dei personaggi.

In questa serie poliedrica, simbolico è il legame tra i vicini

Non a caso le quattro casalinghe, prima di diventare amiche e giocare a poker insieme un giorno a settimana, sono vicine di casa. Se la serie fosse stata ambientata a New York City, in un appartamento di millemila piani e rispettivi inquilini, in pochissimi avrebbero stretto un legame forte come invece è successo a loro. Ovviamente anche nel posto più felice del mondo, come poteva sembrare Wisteria Lane a primo impatto, si deve essere comunque predisposti a suonare alla porta del nuovo vicino con in mano un cesto di muffins! In questo Bree è la migliore e lo sappiamo bene. Però ecco, si crea quel senso di piccola comunità che anche se dovessi considerarti un sociopatico, dopo un po’ inizieresti a salutare anche tu ogni mattina il vicino di fronte.

Tutti si sono affezionati alle protagoniste di Desperate Housewives

Desperate Housewives
Bree Van de Kamp che pronuncia una delle sue frasi rappresentative

Persino la First Lady Laura Bush, che ha definito addirittura se stessa una “casalinga disperata”… Beh, se nell’accezione di donna benestante e altolocata alla Bree Van de Kamp, ci possiamo anche credere! Tornando alle nostre casalinghe, è facile dare qualche aggettivo per ognuna, ormai che le conosciamo come le nostre tasche. Bree si presenta come una donna d’altri tempi, estremamente gentile, intelligente e vereconda, ma anche volubile e maniacale nel privato. Susan è amorevole e creativa ma anche svampita e distratta alle volte.

Lynette è una casalinga “in carriera”, pragmatica, leale, ma anche autoritaria se si fa prendere la mano. Gabrielle infine ha l’animo e il corpo da showgirl, frivola e superficiale, ma anche furba e perspicace se necessario. Tuttavia, non saranno mai solo questo. Sappiamo bene di fatto che molti altri pregi appartengono ad ognuna di loro. Così come teniamo traccia di tutti gli sbagli e le e cadute di stile in cui sono inciampate. Spesso neanche a causa loro, ma per il bene comune.

A legarle è stato niente di meno che un suicidio. Quello di Mary Alice Young, una delle prime vicina che avvicinatosi in un primo momento a Susan, aveva cominciato a intessere quella stessa rete di amicizie. Insieme avrebbero dovuto scoprire le cause di questo suicidio del tutto inatteso, visto che anche lei sembrava la donna perfetta, con una famiglia stimabile e una casa curata sotto ogni aspetto. La sua storia rappresenta l’intera metafora di Desperate Housewives e da questa partiranno vari misteri da risolvere che si distenderanno nelle stagioni successive.

A portare il testimone di Mary Alice è sicuramente Bree Van De Kamp

Sulla quale sono stati fatti già diversi “corsi monografici”, in quanto icona rappresentativa delle serie. Mentre le altre protagoniste sembrano incappare sin dall’inizio in situazioni spiacevoli o imbarazzanti, lei lotterà dal primo istante con i suoi artigli nascosti da guanti bianchi, affinché l’immagine sua e della sua famiglia si mantenesse integra sopra ogni aspettativa. Tutti noi possiamo però confermare come questo suo obiettivo non sia riuscita a raggiungerlo mai davvero.

A partire dal suo alcolismo sempre più ingestibile, piombato nella sua vita per sopportare lo stress di dover apparire impeccabile per la comunità. Passando per il primo marito che inizia una sua personale avventura con il sadomaso o per il figlio Andrew irascibile e omosessuale. Per poi finire addirittura con il frequentare in segreto Karl l’ex marito di Susan. La sua storia dimostra come più vuoi apparire priva di difetti e dalla reputazione immacolata e maggiormente cadi nel baratro tra vizi e disturbi ossessivo-compulsivi. Che sia per la pulizia estrema, le rose in giardino, l’approccio quasi scientifico all’arte culinaria e il controllo incessante sui membri della famiglia e gli amici. Nulla però è riuscito mai a declassare l’immagine di Bree. Semmai le note negative, le hanno solo conferito un cuore pulsante e un’umanità che tutti erano curiosi di scoprire. Prime fra tutte le sue amiche.

Di che tipo di amicizia parliamo in Desperate Housewives?

A questo punto il discorso si fa complicato, perché va analizzato su due fronti diversi. È abbastanza evidente come il loro sia un legame sincero e coltivato con il tempo. Insieme hanno affrontato diversi drammi personali e della comunità. Si sono fatte forza, supportate, si sono scambiate importanti consigli, hanno preso insieme decisioni importanti. Per poi condividere anche il tempo felice, da sole e con le rispettive famiglie, ridendo tanto e cercando di non prendersi mai troppo sul serio (Bree un po’ meno!).

Però ahimè, non siamo di fronte a quelle amicizie appassionate, solide poiché di vecchia data o meglio nate per condividere molto più che la via di casa. Con questo non cercherei mai di sminuire il loro legame. Però ecco, essendo nato come un gesto di cortesia se vogliamo, si porterà sempre dietro la sua aura di circostanza. Ed è proprio questa che lo allontana di gran lunga da Carrie Bradshow e le sue muse. Per citarne uno che casca a pennello!

Così come, per non menzionare sempre le splendide quattro di Manhattan, pensiamo a quell’amicizia ancestrale e senza tempo di Tully Hurt e Kate Mularkey. Il loro legame è forse più simile a quello raccontato in Girls (qui ve lo spieghiamo), con meno tormenti adolescenziali ma con un finale amaro che in questo caso condivide molto con Desperate Housewives. Abbiamo dovuto assistere infatti ad una diaspora delle quattro amiche-vicine. Nonostante a loro dire non avrebbero mai potuto lasciare quella via e le persone a cui si erano tanto affezionate. Il risvolto imprevisto sul loro futuro ce lo racconta l’ultimo episodio dell’ottava stagione.

La prima ad andarsene da Westeria Lane è stata Susan

Poiché per la crisi economica subita non sarebbe più riuscita a mantenere lì la sua villetta. Malinconica guarderà dal finestrino della macchina Wisteria Lane come se dovesse essere l’ultima volta, portando con sé tutti i suoi fantasmi e i momenti felici. Il suo trasferimento col senno di poi è stato un presagio di come sarebbe finita. Infatti la seconda ad andarsene arriverà e sarà Gabrielle. La quale aprirà un suo sito di moda in California, poi Lynette che accetterà un lavoro da dirigente a New York e infine proprio Bree, che cambierà quartiere una volta diventata presidentessa di un partito repubblicano.

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Le quattro amiche osservano qualcosa di sospetto

Così dall’ultima frase “anche la vita più disperata, è una cosa meravigliosa”, capiamo che le nostre casalinghe non si rivedranno mai più. Tuttavia, nonostante il magone incurabile dei primi giorni successivi al finale di stagione, tiriamo un sospiro di sollievo e facciamo altre valutazioni. Non è un caso che le quattro donne non siano più troppo casalinghe ormai! Il cambio di quartiere dimostra come le loro vite siano cambiate, a sottolineare uno slancio verso l’emancipazione dal retaggio sottilmente retrogrado e patriarcale delle loro vite precedenti. Pensiamo ad una Gabrielle che non fa altro che chiedere soldi al marito per tutti i suoi spasmodici acquisti. Oppure a Bree, che non fa altro che risposarsi e trascorrere ore ai fornelli. Perché una donna che si rispetti deve tenere la casa in modo magistrale e deve sempre avere un uomo accanto.

Siamo quindi fiere di loro in fondo

Hanno fatto quel salto che molte della amiche citate prima hanno fatto non appena hanno messo il primo piedino fuori dal ventre materno. Ognuno ha i propri tempi, il proprio background e le proprie influenze di persone e storie vissute. Anche in questo Desperate Housewives diventa un esempio singolare e brillante di come nulla è come sembra alla prima impressione. Pertanto viene spalancato davanti a noi il regno del perturbante (ecco qui un’altra serie perturbante), espressione che indica l’esatto momento in cui qualcosa di ordinario e riconosciuto diventa esattamente il suo opposto. Questo ci confonde e disorienta, in quanto è come se non ritrovassimo le cose come le avevamo lasciate in casa nostra. E questo è quello che accade in questa serie e in molti altri prodotti intenti a risvegliare le sensazioni più intrinseche degli spettatori.

Basti pensare a quei prodotti di genere horror che ci incutono timore solo perché qualcosa appartenente alla sfera del bene, dell’innocenza o addirittura dell’allegria si colora di nero oscuro. Mi riferisco a IT, alla Bambola assassina e a tutte quelle storie in cui tutto si rivela iperbolicamente in antitesi rispetto a come dovrebbe essere normalmente. È ovvio che in Desperate Housewives non ci muoviamo tra orrore e paure. Tuttavia il mistery che ne deriva, così come la tragica compagine legata alla morte, la rendono consorella se non altro di questo tipo di cinematografia.

Parliamo anche di fotografia e montaggio in Desperate Housewives

A questo proposito molto si può dire del filtro attraverso cui viene mostrata in maniera puntuale ed efficiente l’atmosfera di Wisteria Lane in cui si muovono i suoi abitanti. Tanto che la mappa creata dagli Universal Studios, è stata tanto apprezzata dal pubblico. Desideroso magari di renderla tappa del tele-turismo più partecipato! Il taglio delle riprese, i colori caldi e pastello e la luce sempre “accesa”, hanno contribuito a trasmettere al meglio quello che il suo ideatore aveva in mente. In termini di montaggio possiamo dire che sarebbe stato fuori luogo applicarne uno troppo discontinuo e pretenzioso. Risulta quindi lineare, senza dimenticare però l’ampio uso di flashback relativi per lo più a situazioni dei personaggi legate al passato, ma soprattutto di flashforward. Spesso di quei casi intorno a cui si sviluppa l’investigazione delle nostre Miss Murple dai tratti glamour.

Il ritmo risulta decisamente molto lineare

Per lo più rallentato ma mai tedioso e ridondante come quello delle tradizionali soap opera. Ogni episodio porta chi guarda a divorarselo e a volerne sempre di più! Fino a quando al limite di un indigestione di Desperate Housewives intorno alla quinta stagione, ti viene già quel magone su come proseguire la tua vita dopo il finale di stagione. Anche perché se Eva Longoria voleva darci un contentino con Davious Maids, possiamo affermare che non c’è riuscita poi così tanto!

Che questo sia un prodotto apprezzabile e anche coinvolgente a tratti è fuor di dubbio, ma non sarà mai come la sorella maggiore. Ciò detto, non dimentichiamo di citare la scrittura, che Cherry si è sicuramente sudata considerato il numero di episodi. Come gli altri punti citati finora, anche questa non risulta mai banale o prevedibile. Seppur non si tratti di una serie in costume o di fantascienza, riesce a stupirci il più delle volte nei momenti drammatici e colmi di suspense.

2 Broke Girls
Susan, Bree e Gabrielle insieme alle vicine Karen e Katherine

A malincuore abbiamo detto addio a Desperate Housewives

Tuttavia è innegabile ribadire che quando una storia ci entra nel cuore, vivrà per sempre e raramente potrà perdere il suo valore. Capiterà sempre di citare Bree mentre cerchiamo di preparare distrattamente dei biscotti, oppure Gabrielle quando ci abbandoniamo ad uno shopping incontrollato. Quando vediamo una nostra amica che non sa se esserci ogni giorno per i propri figli oppure tornare a svolgere il lavoro a cui è tanto affezionata come Lynette. Infine, quando ci capita di fare una gaffe in pubblico di qualsiasi tipo, non possiamo fare a meno di pensare a Susan.

È e resterà sempre intramontabile Desperate Housewives, sui generis e sempre pronto a ricevere le più disparate celebrazioni da parte di ogni generazioni. Non fermatevi al titolo pertanto, piacevolmente ironico tra le altre cose, ma fuorviante sul possibile contenuto. Parlo alla Gen Z che magari lo evita poiché vedeva i genitori guardarne di sfuggita qualche episodio su Rai 2 tempo fa. Aprite Disney + piuttosto e fatevi trascinare senza freni nel mondo di Westeria Lane. Scoprirete presto di non riuscire a smettere facilmente! Un ultimo plauso infine va decisamente a Marc Cherry, magistrale sui racconti al femminile. Proprio a lui vorremmo tanto chiedergli di tornare a stupirci con qualcosa di nuovo. Con la promessa però, di restare fedele al fiore all’occhiello con cui ha raggiunto il suo più grande risultato. Meritato a pieni voti.