Vai al contenuto
Home » Dexter: Original Sin

Dexter: Original Sin 1×10 – La recensione dell’attesissimo finale di stagione

Un'immagine del giovane Dexter Morgan nell'ultimo episodio della prima stagione di Dexter: Original Sin
Ma prima di continuare con la lettura abbiamo entusiasmanti novità da condividere con te. A breve sarà disponibile Hall of Series Plus, il nostro servizio in abbonamento che ti permetterà di accedere a moltissimi contenuti esclusivi e in anteprima.

Inserisci il tuo indirizzo email e clicca su ‘Avvisami’ per essere notificato quando Plus sarà disponibile.

* campo obbligatorio

Una cosa è certa. Quando ormai oltre 2 mesi fa abbiamo cominciato la nostra avventura nel passato di Dexter Morgan, e ci siamo approcciati per la prima volta a Dexter: Original Sin con quel mix di curiosità, stupore e scetticismo che accompagnano la prima visione di pressochè ogni spin-off di una grande serie, non ci aspettavamo che oltre 2 mesi dopo avremmo avuto tutto questo hype per l’episodio finale della stagione. In fondo lo dicevamo anche dopo la prima (ottima) puntata: “Original Sin non è (o almeno, non dovrebbe essere) uno spin-off prequel che si propone di scompaginare le carte ed essere imprevedibile: deve e vuole essere uno spin-off coerente, che con una certa linearità si prepara ad accompagnarci nella vita di quello che diventerà il vendicatore della notte per eccellenza di Miami.” Così scrivevo nella recensione della prima puntata di Dexter: Original Sin. Mi sono ricreduto? Nì. La struttura rimane quella, l’idea di fondo rimane quella. Ma questa serie è riuscita comunque a stupirmi nell’aver creato alcune storyline interessanti che poi sono il motivo per cui avevamo tutto questo hype per il finale di stagione (che mi auguro seriamente non sia anche il finale di serie). La storyline di Aaron Spencer, infatti, è stata narrativamente un successone. Quella di Brian Moser, quasi un numero di magia.

Un'immagine di Brian Moser in Dexter: Original Sin
Brian Moser in Dexter: Original Sin. Credits: Showtime\Paramount+

Numero di magia sì, perchè intanto tutto ci aspettavamo tranne che rivedere in scena il disturbante fratellone di Dexter, che già aveva scosso le nostre notti rendendole insonni molti anni fa, quando apparve nella prima stagione della serie madre nelle vesti di quello che tutti ricordiamo come il killer del camion frigo. Per noi, Brian Moser era ormai un capitolo chiuso a chiave: nel peggiore dei casi l’avremmo rivisto in qualche flashback del Dexter adulto in Dexter: Resurrection, ma sinceramente era più probabile che non l’avremmo rivisto mai più. Original Sin invece è riuscita a re-introdurlo in modo inquietante e perfettamente coerente, ma soprattutto in modo ancor più approfondito rispetto a quanto accaduto nella serie originale. L’altro numero di magia è stato quello di renderlo perfettamente somigliante, in tutto e per tutto, al Brian Moser che conoscevamo (con l’aggiunta di una foga giovanile che lo rende ancor più incontrollabile e ne aumenta il tasso di pericolosità percepita): in questo, Original Sin ha fatto un lavoro semplicemente pazzesco, perchè la stessa cosa si potrebbe dire di tutti i personaggi che abbiamo già conosciuto nei precedenti (ma temporalmente successivi) capitoli di Dexter.

Nell’ultima puntata (per ora) di Dexter: Original Sin, Brian Moser è talmente dominante da far passare quasi in secondo piano il finale della sfida tra Dexter e Aaron Spencer, che aveva raggiunto il culmine narrativo nello scorso episodio e in questo arriva all’atteso epilogo. Gli sceneggiatori decidono di farci conoscere a fondo Brian mediante un tuffo molto immersivo nel suo passato, in cui lo vediamo passare da una famiglia adottiva all’altra. Senza pace, anche senza fortuna. E il fatto di sentirsi costantemente rifiutato, unito alla tragedia appena vissuta con sua madre e all’allontanamento forzato dall’altra persona che amava di più al mondo, suo fratello, fanno sì che dentro Brian si insedi e si insinui sempre più il mostro che abbiamo poi conosciuto. Brian si rende protagonista di atti di violenza sempre più allarmanti, colpendo ad esempio il fratello adottivo di turno. Poi però lo vediamo improvvisamente adulto, mentre parla col suo terapeuta: sembrerebbe sulla buona strada, lo stesso terapeuta si dice soddisfatto dei recenti passi avanti fatti dal ragazzo. Che però ha sempre e solo un unico obiettivo: riunirsi a suo fratello Dexter. Quando il terapeuta gli dice che questo non sarà possibile, nonostante i suoi pur incoraggianti miglioramenti comportamentali, Brian esplode e accade quello che sin dall’inizio della scena ci era parso inevitabile: in preda a un delirio psicotico comincia a colpirlo, fino a ucciderlo violentemente.

Sembra chiaro che Brian abbia un unico grande obiettivo nella vita: lui e Dexter devono tornare a essere una cosa sola. Chiunque dovesse decidere di frapporsi, sarà destinato a rimetterci le penne. Chiunque, a quanto pare, tranne Harry Morgan. L’incontro tra Harry e Brian è infatti molto interessante: Brian non fa mistero di odiarlo con tutto se stesso, ciononostante però pur avendone la possibilità decide di non ucciderlo, lasciandolo solo tramortito dopo un incontro tra i due trasformatosi in colluttazione. Harry voleva metterlo dietro le sbarre dopo il brutale omicidio della sua ex assistente sociale avvenuto nella scorsa puntata, Brian dice che non verrà rinchiuso di nuovo e che se proprio lo vuole vedere fuori dalle loro vite, dovrà ammazzarlo. Harry non ci riesce, così il giovane Moser scappa.

Ma perchè Brian Moser ha deciso di non uccidere Harry? Le opzioni sono due, e potrebbero addirittura coesistere.

Brian sembra essere stato realmente colpito dalle parole di Harry sul fatto che sia lui la persona migliore per guidare Dexter. Quando Harry Morgan si risveglia dopo lo svenimento successivo al colpo infertogli da Brian per stordirlo, si ritrova infatti una scritta imponente scritta sul muro: “You’re right”. Hai ragione, dice Brian a Harry. Sembrerebbe tutto lineare, col fratello più grande che decide di mettere il bene dell’amato fratello piccolo davanti all’odio che lui stesso prova per il suo padre putativo. Eppure sappiamo bene che nel finale Brian sta ancora lì a perseguitare Dexter e la sua intera famiglia, e sappiamo anche che quest’ossessione non lo abbandonerà mai. Possibile, quindi, che Brian abbia deciso semplicemente di prendere tempo per far abbassare la guardia a Harry, e tornare poi alla carica in futuro in modi potenzialmente più dolorosi e vendicativi.

La storyline di Brian Moser è ipnotica, e Original Sin ha evidentemente fatto una scelta molto precisa: è questo il cavallo su cui vuole puntare in un’eventuale (e sempre più necessaria) seconda stagione. Così ipnotica che fa passare in secondo piano la parte di narrazione che ci ha tenuto sulle spine fino a qui, quella di Aaron Spencer. Che a dire il vero si conclude in maniera abbastanza prevedibile, ma non per questo priva di pathos. Aaron attira Dexter nel repellente nascondiglio dove tiene suo figlio (che si rivelerà poi non essere nemmeno suo figlio) e lo pone davanti a una scelta: se lo inseguirà, decidendo di abbandonare lì il bambino, il bambino affogherà.

“Io lo so che tipo di mostro sono. E tu, che tipo di mostro sei?”

Dexter, ovviamente, sceglie di salvare il bambino. Riuscirà comunque a catturare Spencer poco dopo: ha infatti esattamente inquadrato che tipo di mostro è il suo rivale, e sapeva che l’ex uomo della polizia di Miami si era costruito un diversivo per andare a uccidere la persona che più voleva colpire al mondo: la sua ex moglie. Dexter riesce a salvare la situazione e si porta Spencer in mezzo al mare, dove compirà il suo gesto rituale non prima di aver ascoltato da Aaron delle parole che potrebbero rivelarsi pericolose in prospettiva futura: “Se sapessi come tuo padre ha fallito con te…”.

In questa puntata, insomma, ne sono successe di ogni. Non è finita qui: Bobby si risveglia, La Guerta capisce sempre più che Harry sta coprendo qualcuno (anche se non sa che quel qualcuno è Brian Moser), Dexter viene promosso e Debra si appresta a entrare anche lei in polizia. Nel finale, Harry dice a Dexter una cosa importante: “E’ il tuo codice adesso“. Fiero del fatto che suo figlio sia riuscito a incanalare i suoi impulsi grazie al codice morale su cui hanno lavorato insieme, preferendo salvare un bambino piuttosto che uccidere immediatamente Spencer.

Suo padre dice a Dexter anche un’altra cosa importante: “Io non ci sarò per sempre”. Chiarissimo che sia, sostanzialmente, l’introduzione di quello che dovrebbe essere uno dei grandi temi della seconda stagione: la morte di Harry, lo spirito guida di Dexter Morgan. Mentre padre, fratello e sorella ballano felici, festeggiando i rispettivi traguardi in un locale, dalla finestra a spiarli c’è Brian Moser, pronto a reclamare in maniera veemente ancora più spazio in una seconda stagione che, lo ribadisco, è assolutamente necessaria. Non ci sarebbe alcuna ragione di fermarsi qui: Original Sin ha dimostrato di essere un prodotto all’altezza, di saper camminare sulle sue gambe e di avere anche il potenziale per raccontare e approfondire cose vecchie mai del tutto analizzate a fondo. E di introdurre cose nuove (il personaggio di Sarah Michelle Gellar è stato sullo sfondo in questa prima stagione ma nella seconda sarà il capo diretto di Dexter, e non ce la conta giusta).

Un’altra stagione, non chiediamo di più. Anche perchè probabilmente andare oltre, dati i limiti narrativi della storia (tanto per fare un esempio, sappiamo già per certo che Brian e Dexter non si possono incontrare, o meglio possono farlo ma il primo non deve palesarsi in qualità di fratello onde evitare di andare a smentire la storia futura che abbiamo già visto), potrebbe essere complicato. Ma bloccare Original Sin ora che è nel pieno delle sue forze, ora che è pronta a sprigionare tutta la sua potenza propulsiva, rischierebbe di essere un errore colossale. Che siamo abbastanza sicuri non verrà commesso. Dell’universo Dexter, ormai è chiaro, probabilmente non ci stancheremo mai. Merito di una scrittura sempre brillante, capace di essere rassicurante e inquietante allo stesso tempo. Capace di immergerci nei meandri più oscuri della mente umana alternando il tutto a momenti buffi, comici, simpatici. Una serie dall’identità multiforme, con un’aura semplicemente unica. Come il suo protagonista: passano gli anni, a volte ringiovanisce a volte invecchia, ma non ci fa mai staccare gli occhi e la mente dallo schermo.

Vincenzo Galdieri