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Dexter: Original Sin 1×08 – Una puntata in cui è successo di tutto

Un'immagine di Dexter: Original Sin
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Dexter: Original Sin è tornata, come ogni venerdì su Paramount+, e lo ha fatto con un ottavo episodio in cui è successo veramente di tutto. Un ottavo episodio che funge quasi da spoiler per il futuro della serie prequel di Dexter: nelle scorse recensioni ci chiedevamo infatti quali sarebbero potute essere le prospettive di questo spin-off, sospeso a metà tra il potenziale per poter dar vita almeno a una seconda stagione e il limite strutturale della percezione di dover quasi essere obbligata da contratto a fungere solo da ponte tra Dexter: New Blood e il suo sequel Dexter: Resurrection. Oggi abbiamo una mezza risposta. Nulla di ufficiale o definitivo, ma una sensazione sempre più prepotente che ci ha fornito proprio questa terzultima puntata della stagione: più che avviarsi a chiudere le linee narrative precedentemente aperte, Dexter: Original Sin ne ha aggiunte addirittura di altre, suggerendoci la necessità di un’estensione maggiore del tempo che serve per raccontare tutto quello che si sta proponendo di raccontare. Due episodi alla fine sono sicuramente troppo pochi, e quindi ci sentiamo di dire che il rinnovo potrebbe essere già dietro l’angolo. Ma prima di scoprirlo, bisogna chiudere questa prima (e probabilmente non unica) stagione, e gli ultimi due capitoli che mancano in tal senso si preannunciano a dir poco scoppiettanti.

Perchè in questa puntata di Dexter: Original Sin è successo di tutto, ma veramente di tutto.

E dobbiamo mettere un po’ d’ordine. Innanzitutto cominciamo dalla fine della scorsa puntata, da quel colpo di scena clamoroso e destinato a ribaltare l’intera narrazione di questo spin-off: il capitano Aaron Spencer è il mostro di questa stagione, il serial killer che ha prima ucciso Jimmy Powel e poi rapito e torturato il suo stesso figlio, Nicky. Non ci sono più dubbi residui a riguardo, ed è chiaro che siamo davanti a una persona altamente disturbata che riesce a nascondersi nella società proprio nel posto più insospettabile, a capo di quel dipartimento di Miami che sta nascondendo almeno un altro serial killer (Dexter, appunto). I dubbi riguardano piuttosto le motivazioni malate che spingono Spencer a compiere questi atti obbrobriosi, e soprattutto quelle che lo hanno spinto a rapire addirittura il suo stesso figlio. Sembra chiaro, dai modi in cui Aaron si muove nella gestione della prigionia di suo figlio che ci sia una cura diversa rispetto a quella che aveva per il povero Jimmy: con Nicky il capitano Spencer è più paterno, e riesce a far coesistere padre e mostro in un’unica figura, mettendo completamente a nudo questa dualità. Tutto lascia pensare che alla fine non ucciderà suo figlio, ma che il rapimento (con tanto di taglio del dito) sia funzionale, nella sua testa malata, a due obiettivi: il primo è quello di ottenere la custodia di Nicky, attualmente in mano alla disprezzata moglie e al suo fidanzato; il secondo, è quello di usare il rapimento di Nicky per incastrare alcuni uomini del cartello. In terzo luogo, il rapimento del suo stesso figlio rende Spencer sostanzialmente insospettabile per chiunque. Per chiunque tranne che per Dexter, che fiuta un suo simile e infatti si mette sulle sue tracce.

Un'immagine di Dexter: Original Sin
Credits: Showtime\Paramount+

Dexter lo punta, lo pedina e dal pedinamento deduce che ha ragione in tutto e per tutto: Aaron Spencer non è l’uomo che tutti credono. Ne parla con suo padre, trovando come prevedibile l’ostracismo di Harry rispetto a questa ipotesi, da lui ritenuta folle. Sappiamo bene che sarà costretto a ricredersi. Il capitano Spencer piazzerà una prova in casa – tramite un losco complice – dei membri del Cartello che vuole incastrare per il rapimento di suo figlio: nel finale di puntata c’è una sparatoria in cui i Los Tigres hanno la peggio, ma in cui ha la peggio anche il povero Bobby. Spencer, invece, continua a dar luogo alla sua messinscena totale, cercando disperatamente il figlio pur sapendo benissimo che non lo troverà mai lì.

La storyline di Spencer, destinata a decollare e sgorgare in modo violento e definitivo nella prossima puntata, non è però l’unica che si è prestata a una svolta importante di questa puntata. Debra, ad esempio, ha finalmente capito che il suo fidanzato è un – probabilmente pericolosissimo – criminale, e quando Dexter va a recuperarla dopo il suo ormai ex l’ha scaricata sostanzialmente in mezzo alla strada, sulla via del ritorno ha un’illuminazione sul futuro suo e soprattutto su quello del suo dark passenger: basta con Alligator Alley, la futura discarica dei mostri fatti fuori dall’ematologo forense sarà l’oceano.

Nei flashback del passato, intanto, siamo arrivati al momento più terribile: Laura Moser sta per essere uccisa in quell’angusto container che tutti ben conosciamo. La costruzione della scena conferma uno dei più grandi punti di forza di Dexter Original Sin: la perfetta ricostruzione e la fedelissima messa in scena degli eventi, che la fanno sembrare sin dall’inizio un tutt’uno con la serie madre. Tutte le scelte, in questo senso, sono state azzeccate, e lo dimostrano anche altri micro-eventi di questa puntata, come quando vediamo apparire Miguel Prado per la prima volta, alle prese con una liason con Maria La Guerta.

Una puntata, come detto, che non ha lesinato spazio per un’infinità di colpi di scena: così a gamba tesa nella narrazione entra anche Brian Moser, il fratello di Dexter che si scoprirà essere il famigerato killer della NHI. Harry Morgan capisce tutto, e decide di rubare il fascicolo per provare a insabbiare la storia: La Guerta però si accorge che qualcosa non torna, e anche con questo dovremo fare i conti nelle ultime due puntate della stagione.

Di nodi al pettine ce ne sono insomma ancora parecchi. Decisamente troppi, per pensare che si possano sbrogliare interamente i fili in sole due puntate. Ecco perchè auspichiamo che Dexter: Original Sin prosegua. Perchè la narrazione sta funzionando, nonostante i limiti imposti dall’avere una serie dietro (la serie madre) e due serie davanti (New Blood e Original Sin) che non le permettono di comportarsi da prequel misto a sequel, come fu Better Call Saul con Breaking Bad. Original Sin sta riuscendo nel duplice intento di farci sentire di nuovo nell’universo Dexter in tutto e per tutto, come se fosse semplicemente un capitolo della saga che non avevamo mai visto e non un attaccamento posticcio di un pezzo di storia meno importante al pezzo di storia principale. Allo stesso tempo, sta pian piano mostrando un imprevedibile potenziale di poter assumere, per quanto le è concesso, vita propria. Sta ottimizzando al meglio gli spazi. E fermarsi ora, fra soli due episodi, sarebbe davvero un peccato colossale.

Vincenzo Galdieri