Ormai non contiamo più le volte in cui abbiamo pensato di aver salutato Dexter Morgan per l’ultima volta. La prima ultima volta che lo salutammo, nel 2013, aveva il sapore dell’irrisolto. La seconda ultima volta, nel 2022, ci aveva fatto finanche arrabbiare. Perchè Dexter: New Blood aveva senso – a differenza di molti sequel fatti solo per fare – e narrativamente funzionava ma quel finale lì, sbrigativo, a tratti raffazzonato, non aveva reso onore a un personaggio leggendario della serialità. Dexter, però, non muore mai: ormai lo sappiamo per certo. Sopravvive a tutto. Torna, sempre, in un modo o nell’altro. E stavolta non si è accontentato nemmeno di tornare una volta: saranno ben due le volte in cui rivedremo Dexter Morgan, in diverse forme, nei prossimi mesi. La seconda sarà nella seconda parte del 2025 con Dexter: Resurrection, il sequel di New Blood: il titolo spiega già tutto, non c’era bisogno di fare chissà quali elucubrazioni. Ma a fugare ogni infinitesimale dubbio residuo ci ha pensato Dexter: Original Sin, arrivata ieri sera su Paramount+ con l’obiettivo di raccontarci l’origine del male di quello che poi diventerà il Macellaio di Bay Harbor. La sua gioventù, la sua vita prima di diventare un serial killer navigato, il suo mondo prima di diventare il freddo e imperturbabile uomo adulto che abbiamo conosciuto. Original Sin arriva da noi con l’obiettivo di raccontarci Dexter prima di Dexter, ma esordisce con un colpo di teatro non indifferente: prima di tutto, ci racconta che fine ha fatto il Dexter Morgan del presente, quello che avevamo lasciato agonizzante dopo aver subito una fucilata in mezzo alla neve da parte del suo amato figlioletto.
Prima di tutto, Dexter: Original Sin ci dice che il Dexter che conosciamo è vivo, e ci aspetta fra qualche mese per nuove elettrizzanti avventure.
A mio parere un colpo di genio degli autori. Nessuno si sarebbe mai aspettato che una nuova serie potesse cominciare con una scena di una serie successiva, ancora neanche uscita e che vedremo per la prima volta tra qualche mese. Non so nemmeno se nessuno l’abbia mai fatta una pensata simile (a memoria, no). L’inizio di Dexter: Original Sin è in pratica un crossover tra la serie che l’ha preceduta e quella che le succederà, diventando un crossover tra il finale di Dexter: New Blood e l’inizio di Dexter: Resurrection, e al contempo facendo la furbata di presentarsi a noi appoggiandosi al protagonista storico, che qui ci sarà ancora ma solo in qualità di voce narrante. Bingo.
Un inizio da brividi, perchè si sa: rivedere Dexter fa sempre un certo effetto. E l’inizio da brividi è rafforzato anche dalla sigla: è la sigla storica, ancora lei, di nuovo lei. Anche le immagini che scorrono in sottofondo sono molto simili, ma con due particolarità: la prima è che al posto del vecchio Dexter c’è il giovane Dexter. La seconda è che è una sigla corale, dove si vedono anche gli altri personaggi e non solo il protagonista. I primi minuti di Dexter: Original Sin ci dicono quindi una cosa: capacità di vendita del prodotto in fase di presentazione veramente eccellenti da parte di chi c’è dietro la macchina di questo spin-off. Hanno puntato su un mix tra nostalgia ed elettrica attesa per il futuro del franchise di Dexter, pronto a dividersi in due tronconi. La presentazione è un conto, però: poi serve anche che il racconto abbia sostanza, consistenza. E lo possiamo dire: in Dexter: Original Sin, per fortuna, questa consistenza sembra proprio esserci.
Il Dexter del futuro, mentre lotta tra la vita e la morte, ricorda quindi come tutto è cominciato: un pretesto narrativo perfetto per dare il via allo spin-off sul giovane Dexter. Appena lo vediamo, appena ne vediamo le prime movenze, i primi sguardi, le prime inflessioni del volto, tiriamo subito un sospiro di sollievo: il giovane Dexter assomiglia davvero a quello originale, con Patrick Gibson perfettamente nella parte. Devo dire che dal trailer un po’ di paura ce l’avevo avuta: nei frame di quel minuto e mezzo il giovane Dexter sembrava troppo sbruffoncello per poter assomigliare al Dexter pacato e perfettamente in controllo che abbiamo conosciuto. Il timore che questa, con la scusa della gioventù, fosse una versione di Dexter più urlata, più cafona se vogliamo, c’era. Ma per fortuna sembra proprio che possiamo prendere e gettare quei timori nel cestino. Dexter assomiglia a Dexter, in tutto e per tutto, e non parliamo solo del protagonista.
La narrazione che abbiamo visto in scena in questo primo episodio è fedele all’originale, credibile senza essere neanche vagamente irrispettosa. Harry Morgan è l’Harry Morgan che ci aspettavamo: intelligente, fine stratega, fondamentalmente buono ma estremamente tormentato, e non solo per colpa dei gravi problemi di suo figlio. Il casting di Christian Slater (che già si era cimentato eccellentemente nel ruolo di padre di un altro individuo problematico qualche anno fa, in Mr. Robot) è semplicemente azzeccatissimo, e speriamo di poterlo vedere in scena per più tempo possibile. In generale tutti, da Batista a Masuka, sembrano perfette versioni giovani dei personaggi che abbiamo conosciuto, sia fisicamente che caratterialmente. L’unico personaggio un po’ meno fedele all’originale è quello di Debra Morgan: l’attrice scelta per interpretarla è fisicamente diversa dalla vera Debra, ma questa imperfezione narrativa è comunque compensata da un’ottima resa di quello che è sempre stato il carattere di Debra in ogni sua sfaccettatura.
Un primo episodio che si concentra molto sul rapporto tra Dexter e suo padre e sulla gestione degli istinti omicidi del giovane Dexter: anche in questo caso la costruzione narrativa è assolutamente notevole, in ogni singola scena. Dexter comunicherà al padre più volte il proprio stato di tensione interiore e il fatto che andare a caccia il sabato mattina non gli basta più. Rischia di esplodere durante una festa, quando dopo aver malmenato un ragazzo per proteggere sua sorella vede un coltello e viene assalito da una forte tentazione. Alla fine, l’evento scatenante sarà l’infarto di Harry: in ospedale verrà curato da un’infermiera molto poco ortodossa, che uccide i suoi pazienti lentamente. Una serial killer in piena regola, insomma. Dexter la scopre con intelligenza e furbizia – si vede qui la meticolosità del personaggio, perfettamente riportata in scena anche nella sua versione giovane – e decide di ucciderla solo dopo essersi assicurato che lei sia veramente una cattiva. Così, ottenuto il placet di suo padre, Dexter procede per la prima volta col suo famigerato riturale: stavolta però c’è molta meno solennità nelle sue azioni, più fretta, meno controllo. La prima volta di Dexter Morgan è un mix tra paura di essere scoperto e voracità giovanile, e la resa scenica è in questo senso perfetta e impeccabilmente credibile.
Nel finale di puntata ci prepariamo a quello che sarà l’inizio del resto della nostra vita con Dexter: assunto per un tirocinio nel dipartimento della polizia scientifica di Miami, Morgan entra con fare deciso in quello che in futuro sarà il silente teatro di molte delle sue azioni criminose nascoste sotto la polvere. Harry non è d’accordo e possiamo notare la sua sofferenza, ma Dexter è convinto: è in ballo e vuole cominciare a ballare. Un inizio forte, quello di Dexter: Original Sin: esclusi i primi minuti, non è in fondo successo nulla di diverso da quel che ci aspettavamo. Il punto, però, è che è stato fatto tutto bene, e questo non era affatto scontato. Original Sin non è (o almeno, non dovrebbe essere) uno spin-off prequel che si propone di scompaginare le carte ed essere imprevedibile: deve e vuole essere uno spin-off coerente, che con una certa linearità si prepara ad accompagnarci nella vita di quello che diventerà il vendicatore della notte per eccellenza di Miami. L’unica piccola tirata d’orecchie che si può fare a questa prima puntata è che ci aspettavamo di assistere alla nascita del famoso codice di Harry, cosa che invece non è accaduta. Ma è un minuscolo neo in un inizio spumeggiante, in cui anche regia e fotografia si sono fatte valere e in cui tutto, dal primo all’ultimo frame, ci è sembrato perfettamente Dexter. La paura che questa nuova serie potesse in qualche modo insultare la memoria della serie originale, o che si potesse trattare di una mera operazione nostalgia in salsa moderna sembra già pienamente scongiurata: ora godiamoci il viaggio, mettiamoci comodi e vediamo cosa questo universo narrativo ha ancora da offrirci. Perchè il mondo di Dexter, checchè se ne dica, sembra inesauribile.
Vincenzo Galdieri