Un ago nel collo, qualche secondo e l’etorfina inizia a fare il suo effetto. La vista si offusca, gli occhi si chiudono lentamente e poi il buio. L’oscurità. Perdo il controllo del mio corpo per qualche ora e all’improvviso apro gli occhi. Mi sento immobile e, ancora peggio, impotente. Sono legato a un tavolo e non riesco a liberarmi, non posso oppormi. Mi guardo intorno e vedo solo… plastica.
Capisco subito che qualcuno mi ha scoperto. Qualcuno ha visto l’Oscuro Passeggero che porto dentro, il vero Dexter, ed è venuto a vendicarsi.
Deve essere così. Chissà se è a conoscenza del codice di Harry… Ahia! Una lama mi ha appena scalfito una guancia. Sento il sangue caldo che scorre sulla mia pelle. Alzo gli occhi e vedo un vetrino, il mio trofeo! Mi scoppia quasi da ridere: qualcuno sta emulando il mio rituale per togliermi la vita. C’è chi parlerebbe di karma, ma io non ci credo.
Vedo una persona riporre con cura il suo nuovo trofeo. Afferra qualcosa, probabilmente un coltello. Chissà che bel discorso farà prima di uccidermi. Come può convincermi di aver sbagliato a uccidere Arthur Mitchell? O Brian Moser? O tutti gli altri. Ecco, finalmente l’uomo si gira e… sono io!
Sono io, Dexter Morgan!
Il mio battito cardiaco comincia ad accelerare. Che diavolo sta succedendo? Provo a muovermi, ad allargare le braccia, ma sono completamente bloccato. Mentre cerco di trovare un modo per liberarmi, vedo me stesso sistemare le foto sulla parete. Con tutti gli assassini, stupratori e maniaci che ho ucciso, sappiamo entrambi che ne servirà più di una.
Ma in quelle foto non vedo nessun assassino, nessuno stupratore, nessun maniaco. Vedo Rita, Debra, Harrison e Harry.
Non serve nessun discorso da parte del carnefice che porta il mio volto. So benissimo perché mi trovo su questo tavolo: a causa del mio Oscuro Passeggero l’innocenza di queste persone è stata macchiata. Avrei dovuto proteggerle, ma… basta Dexter! Non c’è alcun ma che possa giustificare quanto accaduto a queste anime innocenti! La colpa è solo tua, mia, e di quella stupida convinzione di poter controllare numerose identità: Dexter come marito, Dexter come fratello e Dexter come padre.
Ho fallito in tutti questi ruoli. Non ho saputo proteggere mia moglie, Rita, quando ne aveva più bisogno. Ho pensato solo a me stesso, rifiutando di credere che qualcosa sarebbe potuto andare storto. L’unico responsabile della morte di Rita sono io, Dexter Morgan. Quelli che un tempo erano occhi dolci e colmi di vita mi fissano ora pieni di vuoto. Il corpo di Rita è immerso nel sangue che ho versato non con le mie mani, ma con le mie azioni. Avrei potuto evitare la sua morte, sarebbe bastato così poco. Invece ho accettato la sfida con Trinity sapendo di poterlo sconfiggere. Un gesto egoistico le cui conseguenze sono state inevitabili.
Ho fallito anche come padre. Guardo Harrison e penso che abbia gli occhi e il dolce sorriso di Rita. E io cosa ho trasmesso a mio figlio? Cosa ci accomuna? Siamo stati entrambi battezzati nel sangue, abbiamo entrambi visto l’oscurità. È questo che ti aspetta figliolo? Non può essere così, non deve per forza accaderti questo. So che hai della luce dentro di te, mi chiedo se sarai in grado di farla prevalere. Ecco cosa ti ho trasmesso: la mia oscurità. Ho macchiato la tua innocenza da bambino con la mia assenza e con quella che tu hai scoperto essere “la scatola di papà”. Un oggetto innocuo all’apparenza, ma è lì che risiede il mio Oscuro Passeggero: tra le mura di casa, troppo vicino a te, Harrison.
Ho fallito come fratello. Sono stato la causa di molte tue tristezze, Deb. Ero il tuo punto di riferimento e nonostante la tua forza mi hai sempre pregato di sostenerti. Ne avevi bisogno. Avevi bisogno di qualcuno che credesse in te e che ti ascoltasse. Sei cresciuta sperando che Harry ti desse l’attenzione che sapevi di meritare, ma era troppo impegnato a occuparsi di me. Tu non hai sbagliato niente, Deb. La colpa è stata solo mia. Harry ha dovuto dedicarsi a me per insegnarmi a stare al mondo.
Fin da piccolo ti ho negato la piena serenità. Ho continuato a farlo nascondendoti le mie più oscure verità e chiudendomi davanti a te.
Quando poi hai visto il vero Dexter non ti sei tirata indietro, nonostante tutto. Mi hai difeso e ti sei presa cura di me più di quanto lo meritassi. E come ho ricambiato questo affetto? Consegnandoti a colui che ti avrebbe uccisa. Ho davvero realizzato di aver sbagliato solo nel momento in cui ho stretto il tuo corpo senza vita tra le mie braccia.
Fisso l’ultima fotografia e mi chiedo dove tu sia. Dopo la tua morte ti ho sempre immaginato al mio fianco, come guida, come complice. Complice… è questo che sei stato per me, Harry? Eri consapevole delle mie necessità, del mio Oscuro Passeggero, e hai trovato un modo per soddisfarle. Quanto deve essere stato difficile per te, come padre e come uomo, venire incontro ai miei bisogni? Quante regole hai infranto, quanti principi hai scelto di ignorare? Nel momento in cui i tuoi occhi si sono posati su tuo figlio nelle vesti di un carnefice il tuo conflitto interiore è esploso. Per aiutarmi hai silenziato quei principi in cui hai sempre creduto, l’amore per tuo figlio si è aggrovigliato nei sensi di colpa, fino a quando il soddisfacimento dei miei bisogni ha prevalso sulla giustizia che hai sempre difeso.
È stato questo conflitto generato da tuo figlio Dexter a spingerti a toglierti la vita. Chi mai potrebbe convivere con tutto questo?
Ora potrei piangere, urlare, pregare chissà quale Dio. Niente di tutto ciò servirà a liberarmi da questo tavolo. Lo so perché lì davanti, con un’arma in mano, ci sono ancora io. Il pentimento che provo non cambierà quanto accaduto a Rita, Debra, Harrison e Harry. Do un ultimo sguardo ai loro volti, alzo gli occhi e mi rispecchio nelle mie stesse pupille. Sono così scure, nere come un abisso senza fondo. Non traspare alcuna emozione da esse, solo… sete.