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La vera vittima di Dexter Morgan

dexter morgan
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La domanda su chi sia la “reale” vittima di Dexter Morgan, solo all’apparenza, conduce a una risposta ovvia. È oltremodo opportuno escludere da questa disamina le “vittime designate“. Quella pletora di assassini, malviventi e criminali che hanno costellato i vari episodi di Dexter e che compongono la fauna naturale in cui questo predatore si muove. L’analogia con il mondo ferino ci viene suggerita dallo stesse Dexter che – nella 3×03 “Il leone si è addormentato” – ci dice:

In una terra di predatori il leone non teme mai lo sciacallo.

Se togliamo dunque le vittime sacrificate all’altare della serie, dobbiamo concentrarci sugli “effetti collaterali“, la natura stessa di Dexter. Sorprendentemente l’elenco è ancora lunghissimo. Basti pensare, a solo titolo d’esempio, al sergente Doakes o a LaGuerta. Però ci sentiamo di escludere anche questa tipologia di vittime in quanto rientranti nello “spirito di sopravvivenza” del predatore che è Dexter Morgan. Costoro infatti muoiono direttamente o indirettamente per mano sua, ma la loro dipartita è funzionale alla sua libertà.

Dunque il cerchio si restringe. Eppure non ancora così tanto da portarci a una conclusione certa. È necessario un limae labor ulteriore per affinare la ricerca. Proviamo ad analizzare i candidati più probabili. Quelle morti che indubbiamente possono essere idonee alla definizione di “vera vittima” e che non rientrano né nel codice di Harry né tantomeno nelle necessità di Dexter.

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Il primo pensiero, converrete con noi, va indubbiamente a Debra Morgan. Sorellastra di Dex e figlia naturale di Harry Morgan (il creatore del codice tramite cui il protagonista incanala i suoi istinti omicidi). Lei sembra corrispondere interamente all’identikit che stiamo cercando. Vero. Eppure se ci soffermiamo a riflettere non è la candidata ideale. La sua morte è sì un atto deliberato per mano di Dexter, ma al contempo è un atto d’amore. Fraterno e forse non solo. Debra è tutto ciò che resta della vita reale del fratello. Debra è il suo passato. La peculiarità del loro rapporto, la profondità del legame tra i due rende macroscopicamente evidente che la morte di Debra è un atto di sommo e assoluto amore.

Non vittima, quindi, ma terminale finale della capacità di Dex di provare ancora emozioni. Rappresentazione sublime della pietas che sembrava incapace di sperimentare.

No, Deb non è la nostra “vera vittima”. Le figure femminili però sono l’intelaiatura portante di questa eccellente Serie Tv. Dopo l’amato personaggio, quindi, il pensiero corre quasi spontaneamente a Rita Bennett.

Dexter

Rita, la copertura ideale, l’amante complessa, la madre inaspettata. E’ vero che non muore direttamente per mano di Dexter, ma è evidente che la sua cruenta fine sia una conseguenza diretta delle scelte e delle azioni di Dex. Lui decide di risparmiare Trinity per provare ad agire diversamente. Rita Bennett infatti è il tentativo tragico di Dexter di vivere una vita normale. Da semplice copertura diviene nel corso degli episodi e delle stagioni sempre più il contraltare all’oscuro passeggero che affligge l’ematologo di Miami. Il conflitto interiore che subentra in lui nel tentativo di vivere una vita che non gli appartiene conduce la loro relazione al disastro annunciato.

Anche in questo caso, quindi, non sembrano esserci le condizioni per ritenere Rita la vera vittima di Dexter. Lo è, ovviamente, ma in senso più alto e profondo. È il suo fallimento. Il suo limite e la razionalizzazione della forza del suo male più intimo e profondo. Rita è un emblema. È una dichiarazione d’aiuto e al contempo il canto del cigno della “normalità” del protagonista.

Dobbiamo quindi cercare ancora. Forse la vittima reale di Dexter è da scovare in un altro tempo. Caratteristica portante di questa serie è l’utilizzo dei flashback. In questi il personaggio più citato è indubbiamente Harry Morgan.

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Patrigno di Dexter, padre naturale di Debra e mentore, tramite la stesura del codice, del serial killer che diviene Dex. Anche in questo caso non è per mano del protagonista che muore ma, come scopriremo grazie al fratello naturale Brian Moser, il suicidio di Harry è dovuto proprio alla consapevolezza per cosa è divenuto Dexter. La piena coscienza del mostro che si cela sotto le sembianze del tecnico forense unita alla consapevolezza di esserne il creatore e demiurgo, sono troppo per l’integerrimo detective. Il peso di quanto fatto e di ciò che accadrà sono un fardello così pesante da divenire insopportabile.

Sembrerebbe quindi il profilo ideale. Ma dobbiamo accettare che nella trama della serie questa morte ha la funzione di antefatto. Tale condizione ci fa propendere per una considerazione più tenue di quella che forse meriterebbe. Indubbiamente Harry Morgan è la prima vittima innocente di Dexter, ma in un parallelo di frankensteiniana memoria, dove la creatura causa la morte del creatore, è probabilmente necessario procedere oltre nella nostra indagine.

All’apparenza ci troviamo in un vicolo cieco. Troppe vittime candidate ma nessun cadavere che ci balzi agli occhi. Come molte volte ci mostra lo stesso Dexter analizzando le varie scene del crimine, è necessario procedere a un cambio di prospettiva. È necessario variare alcuni elementi del paradigma d’indagine per giungere alla conclusione.

Dexter

Proviamo quindi a slegare il concetto di “vittima” da quello di “omicidio“. Facendo questo il bacino di elementi da considerare aumenta notevolmente, ma ci apre anche una prospettiva nuova. Forse la vera vittima non è morta. Forse il significato che dobbiamo dare alla parola “vittima” è da interpretare in senso lato. I figli di Rita? Harrison Morgan? Potrebbero, ma osiamo ancora di più.

Esiste un candidato che risponde a tutte le caratteristiche che cerchiamo. Gli viene impedito di vivere la vita che vorrebbe, viene obbligato a nascondere se stesso dietro una moltitudine di maschere solo per poter sopravvivere. È tenuto prigioniero da un oscuro padrone che non ammette vie di fuga, sempre pronto a intervenire e a ricacciarlo nell’inferno in cui si trova.

Una vittima che non è in grado di ricevere aiuto da nessuno. Chi ci prova, muore.

Una vittima condannata alla solitudine in mezzo alla gente. In un mondo di pecore, il lupo è destinato a morire solo. Per quante pecore possa uccidere, resterà un frammento isolato e passeggero.

Dexter Morgan è la vera vittima di Dexter Morgan.

Dexter

È vittima della sua natura, complessa e tormentata. È vittima della sua infanzia, macabra e drammatica. Ed è anche vittima del codice di Harry e del peso del suo suicidio e della menzogna di normalità che crea per se stesso con Rita. L’amore di Debra è un tormento che si insinua nella sua mente. La vittima della sua incapacità di provare emozioni.

Ogni aspetto di Dexter fa di se stesso la vittima designata e il carnefice implacabile. Nessuno più di lui vorrebbe uscire da questa condizione. L’episodio conclusivo, nella sua spaccatura del pubblico, cerca di evidenziare proprio questo: Dexter è vittima. È preda di se stesso incapace perfino di donare il gesto liberatorio che riserva alle sue vittime materiali. Dexter è prigioniero non solo del suo oscuro passeggero ma più in generale di se stesso.
Un predatore infallibile e implacabile che si sacrifica per la sua natura e necessità inappagabile.

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