Quando si parla di serie televisive iconiche poche hanno saputo lasciare un’impressione così forte e duratura come il gioiellino targato Showtime: Dexter. Ampiamente celebrata per la sua narrazione avvincente e la capacità di alternare tensione e ironia, la serie Dexter è stata in grado di sballottare il pubblico con un giro mozzafiato sulle montagne russe della mente dell’analista di schizzi di sangue, diventato poi un vigilante serial killer, Dexter Morgan.
Dexter, interpretato magistralmente da Michael C. Hall, è un protagonista unico e complesso. La serie ha rotto le convenzioni a cui eravamo abituati incentrandosi su un analista forense della polizia di Miami che è, all’occorrenza, un serial killer di serial killer. Questa ambiguità morale ha aggiunto uno strato di complessità raramente visto nella televisione tradizionale. La produzione di Showtime poi ha avuto la capacità di introdurre una premessa innovativa e non convenzionale fondendo il crimine procedurale con elementi di thriller psicologico. La doppia vita di Dexter e l’esplorazione dei suoi conflitti interiori hanno fornito una nuova interpretazione del tipico genere Crime, affascinando il pubblico con il suo approccio narrativo unico e destabilizzante.
Dexter ha mantenuto costantemente alti livelli di tensione narrativa. Il gioco del gatto e del topo tra Dexter e i vari avversari unito alla costante minaccia che il suo segreto venisse scoperto, sono stati in grado di tenere gli spettatori con il fiato sospeso per tutta la durata della serie. E non solo. Ancora a distanza di anni se ne parla. La capacità di sostenere la suspense per più stagioni è una testimonianza indiscutibile dell’abilità narrativa di questa serie.
Lo sviluppo dei personaggi in Dexter è altrettanto degno di nota. Abbiamo infatti potuto assistere all’evoluzione del protagonista nel corso delle stagioni, da un assassino apparentemente privo di emozioni a un personaggio che con le emozioni deve farci i conti, come con relazioni e dilemmi morali complessi. Anche l’esplorazione dei personaggi secondari, come Debra, la sorella di Dexter, hanno aggiunto profondità alla narrazione complessiva. Per non parlare del rapporto con il padre adottivo Harry. La serie ha infatti approfondito le questioni morali ed etiche che circondano la giustizia, la vendetta e i confini sfumati tra il bene e il male come solo le grandi serie hanno saputo fare. Lo spettacolo ha spinto gli spettatori stessi a mettere in discussione la propria bussola morale e a contemplare la natura della giustizia in una società che a volte non riesce a garantirla.
Il simbolo iconico di Dexter, una colata di sangue, e il suo codice, “il Codice di Harry”, si sono radicati nella cultura popolare come pochi altri: “Chi ha ucciso Laura Palmer?“, “Dì il mio nome!“, “La verità è là fuori” ecc. Lo spettacolo ha scatenato discussioni sulla moralità, la giustizia e le conseguenze delle proprie azioni, lasciando un impatto duraturo sul nostro panorama culturale. Nonostante le opinioni divergenti sulle ultime stagioni, per non parlare del finale, Dexter ha però saputo mantenere una fanbase devota per tutta la sua durata. La capacità della serie di coinvolgere gli spettatori e innescare discussioni anche anni dopo la sua conclusione sottolinea, a mio modo di vedere, l’indiscutibile e duraturo impatto che ha avuto nella storia della serialità televisiva.
Tutta questa lunga premessa era necessaria per mettere fondamenta solide al cuore del nostro discorso: se siamo qui oggi, nel 2024, a parlare ancora di Dexter è perché c’è stato ancora tanto Dexter anche dopo la quarta stagione. Via il dente, via il dolore. Quando parlo di “dopo” la quarta stagione mi limito a quelle dalla 5 alla 8. Lo scempio di New Blood non è nemmeno preso in considerazione. E ve lo dice uno che questa serie l’ha messa nelle “all time” delle preferite.
Se vi state chiedendo perché proprio dalla quarta stagione, allora è chiaro che non avete visto Dexter. Quello che è stato scritto finora dovrebbe bastarvi per capire che è una serie dannatamente valida, quindi: andate e vedetela. Ci rivediamo qui poi. Per tutti gli altri…
La performance di John Lithgow nella quarta stagione è da capogiro, sono d’accordo. Il ritratto che ci ha regalato John Lithgow del Trinity Killer è ampiamente celebrato come una delle performance più avvincenti nella storia della televisione. Il suo personaggio ha aggiunto un nuovo livello di intensità e profondità alla serie, ottenendo il meritato plauso della critica oltre a numerosi premi.
Dexter può anche essere durato otto stagioni, ma molti fan considerano ancora la stagione 4 il vero finale della serie. Perchè la quarta stagione di Dexter ha visto il nostro serial killer di serial killer affrontare la propria nemesi. Dexter Morgan e la polizia di Miami Metro hanno trascorso l’intero arco narrativo del quarto capitolo sulle tracce del Trinity Killer (aka Arthur Mitchell), che uccideva ciclicamente da oltre 30 anni. Quando Dexter scopre l’identità di Trinity inizialmente stringe amicizia con lui sotto lo pseudonimo di Kyle Butler, arrivando per un attimo a vedere Trinity quasi come un mentore per la sua capacità di bilanciare omicidi e vita familiare. Tuttavia, la verità dietro la maschera dell’Arthur Mitchell di John Lithgow venne presto alla luce, quando Dexter si rende conto che non solo la famiglia di Arthur è a rischio, ma anche la sua. Dopo aver aspettato troppo a lungo prima di agire la stagione si conclude con il macellaio di Bay Harbor che ha finalmente ucciso Trinity solo per tornare a casa da suo figlio neonato e trovarlo seduto nella pozza del sangue di sua moglie.
Con l’accattivante viaggio personale di Dexter come padre di famiglia, la suspense accresciuta mentre fa amicizia e poi si antagonizza con Trinity, e il finale devastante, la stagione 4 di Dexter è considerata non senza errore l’apice della serie. Mentre Dexter torna a casa trionfante dopo aver finalmente ucciso Trinity, fa anche la straziante scoperta che sua moglie è stata l’ultima vittima di Arthur. Non solo Rita è morta, ma il ciclo del Passeggero Oscuro era apparentemente passato a suo figlio, Harrison, rispecchiando quindi la tetra storia delle origini di Dexter: anche Harrison è trovato a piangere nel sangue della madre.
Da questo punto di vista, da quello della potenza narrativa degli eventi, sembra ci sia poco da ribattere. Mentre Dexter affronta più cattivi nelle stagioni successive, nessun finale può essere all’altezza della conclusione tragicamente poetica della stagione 4. Il destino corretto di Dexter Morgan è uno degli aspetti più controversi della serie, poiché da un lato ci si potrebbe aspettare che l’antieroe debba sempre pagare per i propri crimini mentre dall’altro è innegabile che stia davvero aiutando la società eliminando gli assassini che sfuggono al sistema giudiziario. La stagione 4 di Dexter ha forse presentato il meglio di entrambi i mondi, poiché il finale vede l’assassino protagonista ancora vivo e in procinto di continuare il suo vigilanteismo per vendetta, ma anche ricevere una punizione atroce sigillando il destino di sua moglie e suo figlio attraverso il suo stesso destino. Azioni e reazioni. La fine della stagione 4 di Dexter è stata il primo esempio del dilemma centrale della serie: vale la pena per Dexter eliminare così tanti assassini quando le sue azioni portano anche alla morte dei suoi cari innocenti?
Né i cattivi né i finali delle stagioni dalla quinta all’ottava di Dexter hanno la possibilità di offrire lo stesso impatto e la stessa suspense del conflitto tra Dexter e Trinity. La stagione 4 di Dexter continua a dimostrare la massima qualità della serie, in particolare nel modo in cui integra i conflitti interni del serial killer con gli impulsi del suo Passeggero Oscuro e il desiderio di proteggere coloro che ama. Se Dexter avesse davvero concluso in bellezza col finale della quarta stagione, lo show avrebbe mantenuto un’eredità incontaminata dal finale insoddisfacenti dell’ottava stagione. Vero. Ma sarebbe stata una serie incompleta.
L’eredità di Dexter infatti si estende ben oltre l’avvincente conclusione dell’avvincente quarto capitolo, tessendo un arazzo narrativo che ha continuato ad evolversi e ad affascinare anche negli anni successivi.
Il costo emotivo che ha richiesto a Dexter la conclusione della quarta stagione ha posto le basi per ciò che sarebbe successo nel prosieguo. Le stagioni successive hanno approfondito le conseguenze di questo evento traumatico, esplorando le ripercussioni psicologiche sul nostro protagonista. Il viaggio di Dexter non riguardava infatti solo la ricerca della giustizia, della vendetta, ma è sempre stato un esame introspettivo della propria moralità.
Mentre le stagioni iniziali hanno mostrato la lotta di Dexter per mantenere una parvenza di vita normale, quelle successive alla quarta hanno approfondito le sue relazioni. L’esplorazione del legame di Dexter con sua sorella Deb e la sua dinamica in evoluzione con altri personaggi chiave hanno aggiunto livelli di complessità alla narrazione. Abbiamo assistito alla continua ricerca di una connessione umana che è diventata sempre più impegnativa man mano che le conseguenze del suo oscuro segreto venivano svelate. Mentre Dexter continuava la sua ricerca per liberare Miami dai criminali fuggiti dal sistema giudiziario, emergevano nuovi avversari, ognuno dei quali presentava sfide uniche al suo codice. La serie ha affrontato magistralmente i dilemmi morali, confondendo il confine tra giusto e sbagliato. L’esplorazione dei conflitti interni di Dexter è diventata un punto focale, sollevando domande profonde sulla natura della giustizia e sui limiti della redenzione.
L’era post-quarta stagione di Dexter è stata accolta con una vasta gamma di reazioni da parte di fan e critici. Mentre alcuni hanno applaudito l’impegno dello spettacolo nell’evoluzione della sua narrativa, altri hanno espresso riserve sulla direzione presa. Il discorso che circonda le stagioni successive è diventato parte integrante dell’eredità di Dexter, innescando dibattiti sull’impatto delle serie di lunga durata e sulle sfide nel mantenere una narrazione di qualità.
In retrospettiva, il viaggio di Dexter ha trasceso i confini delle narrazioni televisive convenzionali. Oltre la quarta stagione, la serie ha continuato a spingersi oltre i confini, esplorando le complessità della moralità, della connessione umana e delle conseguenze della doppia vita di un uomo. Sebbene le opinioni possano variare sulle stagioni successive, non si può negare l’impatto duraturo che Dexter ha avuto sul panorama televisivo. E mentre riflettiamo sull’intera saga di Dexter, diventa chiaro che l’eredità dello show non è limitata a una singola stagione ma è una testimonianza del potere duraturo della narrazione nel medium. Perchè Dexter ha innegabilmente lasciato un segno indelebile in televisione oltrepassando i limiti, sfidando le convenzioni e offrendo un’esperienza visiva unica e stimolante.
Enrico Maccani