Vai al contenuto
Home » Dexter

Cosa ho scoperto guardando la prima puntata di Dexter tanti anni dopo

Dexter
Ma prima di continuare con la lettura abbiamo entusiasmanti novità da condividere con te. A breve sarà disponibile Hall of Series Plus, il nostro servizio in abbonamento che ti permetterà di accedere a moltissimi contenuti esclusivi e in anteprima.

Inserisci il tuo indirizzo email e clicca su ‘Avvisami’ per essere notificato quando Plus sarà disponibile.

* campo obbligatorio

La prima volta che ho guardato il pilot di Dexter era il lontano 2011. Era la prima Serie Tv di genere crime a cui approcciavo, non avevo una grande esperienza nel guardare serie televisive e non avevo la grande passione per il genere crime-horror che ho ora.

È stato un vero disastro.

Non riuscivo a capire cosa ci trovasse la gente in Dexter, non avevo interesse per le scene del crimine, non capivo il senso di vuoto di Dexter, di cui coglievo solo la parte (innegabilmente) più comica.

La mia prima avventura con Dexter è finita con la prima puntata, e ho archiviato il simpatico ematologo serial killer in un angolo della mia memoria, fermamente convinta che si trattasse di un errore di passaggio. Troppo giovane per capire, troppo inesperta, non ancora “battezzata nel sangue”.

Poi sono successe due cose: sono cresciuta, maturata, e ho fatto il mio primo abbonamento Netflix. Dexter mi si è parata subito con prepotenza davanti agli occhi e, con ormai alle spalle una lunga esperienza di Serie Tv particolarmente truculente, ho deciso di darle una seconda possibilità.

Ed è stato amore a seconda vista.

Dexter

Da quel lontano pomeriggio del 2011 erano passati ormai anni e decine di Serie Tv, con una ferma predilezione per quelle più “oscure”, violente, con personaggi senza scrupoli, malvagi, contorti su se stessi e sulla loro psicologia inestricabile. E ho scoperto che Dexter, nel panorama delle Serie Tv crime, sa portare una luce anche dove è più buio.

In questo sicuramente gioca un ruolo importante l’ambientazione: l’afosa e chiassosa Miami, così diversa dalla cupa e piovosa Baltimora di Hannibal, dalla campagna arretrata di True Detective o dalla provincia decadente di Mindhunter. E Dexter, nonostante l’oscurità dentro di lui, sa come godersi un panino cubano, un pomeriggio con i suoi figli acquisiti o un giro in barca. Sempre con quella vena di malinconica ironia che lo contraddistingue e lo differenzia dai suoi “colleghi” serial killer.

Riguardare la prima puntata di Dexter anni dopo ti dà modo di riflettere su come – in effetti – non sia cambiata la Serie Tv, ma tu. Quello che anni prima non mi aveva catturato è stato motivo di attrazione e di vera e propria mania. Grazie a Dexter sono stata sveglia a fare bingewatching fino alle sei di mattina, cominciando sempre con la classica frase “solo un’altra puntata e poi basta”.

Dexter

Bisogna comunque dire che, nonostante siano passati ormai ben 12 anni dalla messa in onda della prima puntata, Dexter è invecchiata benissimo. Le sue intuizioni sui personaggi hanno fatto scuola e hanno consentito alla serie di reggersi per otto stagioni sugli stilemi più classici del genere investigativo ma senza i suoi cliché.

Pensiamo ai personaggi femminili. Nel 2006 non c’era ancora la sensibilità per la parità di genere che c’è ora. Eppure abbiamo come co-protagoniste due donne forti e per niente stereotipate come Debra Morgan e Maria LaGuerta.

Due donne che sono semplicemente se stesse, senza portare stendardi di genere, facendosi amare per quello che sono.

Un’altra cosa che scopri guardando Dexter tanti anni dopo è come un personaggio così volutamente fuori dalla normalità possa parlare a tutti noi. Quante volte ci siamo sentiti “vuoti dentro”, estranei in mezzo al prossimo, incapaci di sentire le nostre emozioni? Quante volte abbiamo pensato che nessuno sentisse quello che sentiamo noi, e di non poterne parlare con nessuno?

E quante volte abbiamo pensato che la morte se la prende sempre con le persone sbagliate, e che sarebbe il caso di aiutarla a trovare la giusta direzione?

Dexter

Dexter ha la capacità di far sentire più vicino a noi anche un feroce serial killer, che viene qui ritratto nella sua normalità. Mentre bada ai bambini, mentre risolve controversie di vicinato, mentre tenta di trovare un senso nel sesso. E fa ridere – ma anche tenerezza –  vedere un mostro così a suo agio nel sangue e nella morte, o nel non sapere che fare davanti alle avance di Rita.

La sua goffaggine nella vita di tutti i giorni mette i brividi, se paragonata alla destrezza che sfoggia con le sue vittime. Ma Dexter è nato anche per sdoganare l’immagine del “mostro” come altro da noi, per farci vedere come un mostro si approccia alla vita e come possa cambiare. Perché Dexter proverà delle emozioni, proprio quando chiunque al posto suo avrebbe avuto il cuore spezzato.

Tutte queste cose, ovviamente, non succedono nella prima puntata. Ma il microcosmo di Dexter è così ben delineato che ti aspetti già di vedere un serial killer anomalo. Uno con dei valori, uno che non soccombe al suo “passeggero oscuro”, ma che lo combatte per essere come gli altri. E scopri che forse un serial killer può insegnarti a vivere.

E che puoi sentire più affinità con lui, con la paradossale innocenza con cui guarda il mondo, che con tutti gli eroi del piccolo schermo.

È stato bello, a distanza di anni, dare un’altra possibilità a Dexter. Mi ha insegnato che a volte non sono le Serie Tv a non essere giuste per noi, ma siamo noi che non siamo (ancora) giusti per le Serie Tv. Dexter è una di queste. E mi ha fatto capire che non avrei potuto essere più contenta di sbagliarmi.

Leggi anche – Dexter e quel crossover mancato con Breaking Bad sul finale