Adagiarsi sugli allori, salire sul carro dei vincitori, unirsi ad una festa fasulla, prosperare nella menzogna. Comportamenti tipici dell’essere umano, consuetudini naturali derivate dalla paura dell’ignoto e della verità. Certe porte sono troppo oscure per essere aperte e certe bestie non andrebbero mai stuzzicate. Siamo tutti al corrente di ciò ed è per questo che spesso e volentieri ci dilettiamo nelle scelte più facili. Ma un reduce è colui che ha visto la morte festeggiare, il sangue sgorgare e la speranza svanire. Un reduce non può accettare questi compromessi. Uno che rischia la vita per il suo Paese e per un ideale non si piegherà mai alla frivolezza di una scelta. Non chiedete a James Doakes di brindare davanti una farsa!
Dexter Morgan è l’angelica maschera di un mostro assetato di sangue. Una parte recitata alla perfezione, studiata nei minimi particolari e resa credibile grazie ad un severo codice.
James Doakes è invece la testimonianza della pesantezza di ideale. Un uomo che ha deciso di sfruttare il suo talento per qualcosa in cui crede.
Un soldato che diventa un eroe per poi tramutarsi in un poliziotto: James Doakes è uno stacanovista della lotta al crimine.
Come Dexter egli non riesce a soddisfare la sua sempre crescente fame. Il trauma della guerra e della vita da combattente l’hanno segnato fin nelle sue più recondite spire. Il muscoloso sergente è un uomo che non dorme mai, che non ha una vita privata ricca e soddisfacente.
Non ha bisogno di rifugiarsi nella menzogna, è un soldato che ha assaggiato il sangue e ne è rimasto disgustato. La sua violata essenza diventa la fonte della sua imperterrita natura che lo spinge a vedere oltre le maschere indossate da ciascuno di noi.
Ed è questa maledetta attitudine che lo porterà alla distruzione.
James Doakes è la controparte di Dexter, una specie di mostro diverso, uno di quelli che vorrà usare il suo “oscuro passeggero” per smascherare altre bestie.
Una dannata crociata solitaria che può portare solo in una direzione… Quella della distruzione, perché quando ci si ostina a voler rovinare qualcosa che la società ha deciso di etichettare come “innocente”, puoi solo andarti a scontrare su un muro. Quello delle bugie e delle recite di Dexter.
La finta vittoria sul temibile Bryan Moser, alias “il Killer del camionfrigo”, scatena l’euforia e la gioia di una città intera. Il mostro è morto, il bene ha vinto, la minaccia è stata estirpata.
Dexter ha inscenato l’ennesimo teatrino in maniera magistrale ingannando tutti di nuovo, tranne uno. I conti per Doakes non tornano, il suo schivo collega nasconde qualcosa.
Il segugio ha percepito del marcio e farà di tutto per scoprire la verità. E se ciò tramuterà ore di riposo in notti insonni non è importante, purché luce venga fatta.
Dokes fa partire una caccia selvaggia all’ultimo indizio per smascherare un mostro che ha leggermente intravisto. Una lotta solitaria contro tutto e tutti in contrapposizione ad un nemico che ha fatto dell’immedesimazione e della finzione il suo punto forte.
Mentire non è cosa facile per il burbero sergente che potrà contare solo sulle sue indiscutibili doti e del suo infallibile istinto. Combattere un nemico così inusuale e calcolatore è la sua più ardua sfida.
La mancanza di talento nel prosperare bugie e contenimento non aiuterà Doakes, che rimarrà vittima dei subdoli giochi di Dexter.
La caccia al brutale “Macellaio di Bay Harbor” si svolge su due fronti. Lundy e Doakes inseguono lo stesso mostro ma gli hanno affibbiato volti differenti. E mentre il celebre analista dell’FBI continua ad accostarlo a tale figura, Doakes continuerà le sue battaglie personali.
Rischiare tutto pur di uccidere un violento signore della guerra e confessarsi davanti ad ex soldato improvvisatosi assassino diventano il suo retaggio in prossimità di un tragico epilogo.
Doakes confessa di non riuscire più a dormire e di sentire strani impulsi provenire dal suo inconscio. Si capisce il significato della sua solitudine: staccarsi dal caldo di una famiglia è stato necessario per non generare tristi conseguenze.
Un soldato non torna mai sul serio dalla guerra, un soldato muore sempre due volte, un soldato non può vivere una vita normale.
La morte ti segna, e solo accettare la sua influenza può contenere il mostro che nasce da tale incontro. Ed è per questo che Doakes ha compromesso la sua quotidianità.
Quando il cerchio gli si chiuderà attorno resterà solo con il mostro e dovrà combattere la sua ultima sfida. Quella che decreterà un solo vincitore.
La battaglia si evolverà: diventerà psicologica e abbandonerà le normali caratteristiche di uno scontro. Una gabbia separa il Macellaio dal sergente, e la malevolenza del mostro Dexter intavolerà un oscuro avvenire per Doakes.
Dexter proverà a costituire la più grande beffa della storia: trasformare il cacciatore in mostro, l’eroe in minaccia, James Doakes nel “Macellaio di Bay Habor”
La fine del sergente è ormai imminente e solo la violenta influenza di una variabile impazzita permette agli eventi di allinearsi. La punizione di Dexter diviene ancor più brutale quando la conseguenza di un suo errore si incontra con il suo sfortunato prigioniero.
James Doakes rappresenterà il “battesimo del fuoco” di Lila e la prova della fallacia della maschera di Dexter.
L’eroico e sfortunato poliziotto diventa la preda perfetta per la stampa. L’innocente vittima di un districato labirinto di sangue e bugie. Un biglietto per la libertà di un mostro.
Al funerale di James Doakes nessuno piangerà!
Nessuno vi presiederà! Nessuno rimpiangerà il violento killer che Dexter ha fatto in modo che diventasse. L’unica amica LaGuerta e il suo aguzzino sederanno soli sulle spaziose panchine di una chiesa vuota.
Un ignobile epilogo per un uomo che ha aperto una porta che non doveva essere aperta.