Dexter ha avuto un grande successo di pubblico, meritatamente senza dubbio. La serie ShowTime con protagonista Micheal C. Hall fin dall’inizio ha introdotto una trama interessante (anche se sicuramente non una novità nel panorama cinematografico-televisivo), condotta con saggezza dal regista e dalle interpretazioni degli attori. Tuttavia, le ultime due stagioni ci hanno lasciato in bocca una sensazione di insoddisfazione: come se si potesse fare molto meglio per chiudere epicamente una serie simile, eppure non lo si è fatto. Ad ogni modo, i problemi legati alla incapacità di rinnovarsi (perchè come vedremo questo risulta essere il danno principale) erano emersi già dalla quinta stagione, con dei colpi di scena e giochi di sceneggiatura che avevano aggiustato il tiro. Stesso discorso (ma in ottica più positiva) vale per la sesta stagione; purtroppo, non si può parlare allo stesso modo delle ultime due, la settima e l’ottava. Vediamo perchè.
Partendo dalla settima stagione, le ultime scene di quella precedente ci lasciavano con una situazione scoppiettante: Debra, la sorellastra di Dexter, lo aveva visto commettere un omicidio. Sarebbe bastato poco tempo (meno di due puntate) alla giovane detective per scoprire che Dexter era in realtà il Macellaio di Bay Harbor. Siamo dunque di fronte ad un nuovo ruolo per Debra, che decide (forse con troppa leggerezza) di convivere con questo segreto, provando ridicolmente a portare Dexter sulla buona strada, senza capire che un assassino seriale uccide perchè ha piacere nel farlo. La ventata di novità portata da questo cambiamento viene seppellita dallo sviluppo della stagione: infatti ben presto ci ritroviamo in un revival della seconda stagione. Semplicemente, al posto dell’epicità di James Doakes (ripescato a convenienza in un paio di flashback, solo per fargli dire “Surprise Mothafucka” e alzare l’audience) c’è LaGuerta sulle tracce di Dexter; e indovinate un po’ come andrà a finire? Proprio come nella seconda stagione, chi dà la caccia a Dexter ed è vicino alla verità muore per mano di una terza persona (l’amante inglese nella seconda stagione, Debra in questa). Dunque Dexter si salva, mentre Debra impazzisce. Questo è, purtroppo, il massimo esempio dell’incapacità della serie di creare nuove idee o di non saper sviluppare gli spunti di novità creati ad inizio stagione.
Ma fra le due ultime, l’ultimissima è quella che maggiormente ha diviso e deluso. Siamo nuovamente alle prese con un serial killer, quello degli “scalpi”, anzi, con due serial killer, vista la donna con cui decide di frequentarsi il protagonista. A parte la poco credibile e scontata abbondanza di serial killer (un problema a mio parere presente in tutta la serie), quello che più ha impressionato negativamente è la gestione (e quindi non solo l’esito) del finale; infatti, oltre alla prevedibile morte di Deb, veniamo catapultati in una situazione surreale, pseudo-apocalittica, con una, si direbbe scontata, morte del protagonista; invece, Dexter non muore (inspiegabilmente) nella tempesta ma chiude l’ultimo fotogramma della puntata con due caratteristiche: la sua voce ha smesso di parlare, è collocato in un luogo sconosciuto del mondo. Il problema di questo finale non si ferma alla veridicità discutibile, quanto alla sua frettolosità: la sua preparazione è troppo legata alla palese impossibilità che tutto finisca bene (con la fuga con la ragazza), e allora sembra voler far finire tutto male (morte di Deb e Dexter), poi raggiunge un livello intermedio con la morte solo di Deb (di fatto peggiorando la situazione).
Se dunque dovessimo riassumere quali sono i problemi che avvolgono le ultime due stagioni di Dexter, indicheremmo sicuramente il citato “finale affrettato”; la già spiegata incapacità di rinnovarsi (bisognava fermarsi prima forse) e la creazione di aspettative puntualmente disilluse: l’arresto di Dexter è qualcosa che col tempo lo spettatore per esasperazione comincia anche a sperare (vista la completa incompetenze dei soggetti che lo circondano), e la serie non fa altro che metterlo sempre all’angolo per poi dimostrare che gli altri non hanno speranze con lui; Debra che vive un continuo “Ecco, ora si sta riprendendo”, smentito sempre da una sua ricaduta psicologica, che poi si concluderà in altre circostanze con la morte.
Il punto è: che peccato! Dexter è stata veramente una serie diventata “cult” per gli appassionati, e aveva i suoi buoni motivi per il successo. Certo, fare 8 stagioni con un livello qualitativo elevato e stabile non è facile, è una trappola in cui potrebbe cadere chiunque. Ma il non sapersi fermare è un’aggravante, non un’attenuante; ed è per questo che forse, visto l’andazzo, la cosa migliore è che la storia si sia conclusa senza altre stagioni.