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Nessuna coppia ha più alchimia di Eva e Diabolik

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Clerville, anni Sessanta. La città è terrorizzata da un ladro tanto spietato quanto inafferrabile. Chi è? Perché di lui si conosce solo il soprannome? Diabolik non è Lupin. Non è un ladro qualunque. Nasconde la propria identità, uccide, fugge e terrorizza. Non era facile fare un film su un “uomo dalle capacità straordinarie”, ma i Manetti Bros sono riusciti a dare vita ad un’opera che si serve del fascino del fumetto per incantarci con un’ottima eleganza stilistica.

Diabolik sembra un film fuori dal tempo, una scintilla catapultata in un contesto fatto di immagini cupe e scure. La notte si mescola con la maschera nera del protagonista, ma sbatte contro gli occhi azzurri di Luca Marinelli. I contrasti, in Diabolik, sono gli aghi della bilancia. Contrasti agrodolci e sublimi, come i capelli e gli occhi chiari di Eva Kant che abbagliano l’uomo nero. In effetti, L’opera su cui si basa il film è L’arresto di Diabolikpubblicato nel 1963 ed è tra queste pagine che avviene fatidico incontro tra Eva Kant e Diabolik. O Walter Dorian?

All’insaputa di tutti, Diabolik, vive sotto l’identità di Walter Dorian.

Sotto questa coltre enigmatica conduce una vita normale ed equilibrata. Vive in una villa sfarzosa e ama Elisabeth Gay. La donna è totalmente ignara della sua doppia vita e ha una domanda a cui non trova risposte:quali sono i motivi che spingono l’amante ad essere continuamente assente? Diabolik porta in scena una un racconto adrenalinico che trasuda suspense e amore per l’opera madre. 

La scelta di prendere una pietra angolare nel percorso narrativo del noto personaggio risulta azzeccata e vincente. L’obiettivo di Diabolik è il Diamante Rosa, un gioiello che appartiene a Eva Kant, una donna bellissima e ricca da poco arrivata in città. Attraverso escamotage e meccaniche a forma di labirinto, Diabolik riesce a introdursi nella suite della donna per tentare il colpo, ma non ci riuscirà. Eva lo coglie sul fatto e non ha timore quando lui le punta un coltello al collo.

Il diamante è un falso e l’originale è stato venduto per pagare delle persone che la ricattavano poiché in possesso di informazioni compromettenti su di lei. Diabolik è sorpreso: la donna non ha paura.  Se l’uomo del terrore è un uomo che ha manovrato le sue pedine sulla scacchiera per tutta la vita, Eva è l’outsider. Eva non ha paura del male. Ne resta affascinata, ne coglie le sfumature e monopolizza il mondo a suo piacimento. 

Miriam Leone ci dona una prova magistrale e fedele. Sembra essere nata dalle idee delle Giussani.

diabolik miriam leone

Lo spettatore resta estasiato dalla bellezza di un’attrice che rende perfettamente la figura del fumetto. Una donna forte e audace. Una donna affascinante e indipendente che cattura il mondo per plasmarlo a suo piacimento. Eva è come il Robin di Batman: una compagna ideale su cui fare affidamento in ogni contesto. Eva si dimostra una complice all’altezza quando il direttore dell’albergo irrompe in camera: Diabolik si nasconde in un armadio ed Eva riesce a coprirne la fuga, sfruttando la propria astuzia e la conoscenza del codice Morse. 

Diabolik procede mostrandoci questo amore ambiguo e per niente platonico. Un amore imbottito di fughe, rapine, complotti e alchimia. Perché nessuna coppia ha la stessa alchimia di Eva e Diabolik. Il film fa luce sulla personalità del Re del terrore e ne mostra la freddezza, l’ingegno e il coraggio. I fan del fumetto saranno contenti quando noteranno che questo film è più di ogni altra cosa, un noir con atmosfere da anni 60. I Manetti Bros conducono un’auto bellissima che a volte risulta, però, lenta. Il film per larghi tratti porta in sequenza scene lunghe e lineari, senza colpi di scena. Probabilmente questa scelta si spiega con il voler dipingere un ritratto umano. Meno colpi. Più umanità.

Diabolik è l’antieroe per eccellenza, un uomo che agisce annullando i sentimenti. Luca Marinelli in questo senso è bravissimo (ed è un peccato che mancherà nel sequel). Riesce a rivestire nel migliore dei modi il ruolo di un personaggio freddo e spietato. Questo adattamento cinematografico è sicuramente stato curato nei minimi dettagli e se riesce a cullare i vecchi appassionati del misterioso criminale, potrebbe scaldare gli animi anche di un pubblico più giovane e orfano dei fumetti.  

Diabolik è una storia di origine e fedeltà.

In conclusione l’opera, servita da un’ottima fotografia che sospende i pensieri dello spettatore, è un film riuscito e ben fatto. Strizzando l’occhio ad un cinema autoriale e classico, Diabolik è un’esperienza godibile e lontana da stereotipi e storie convenzionali. Una barca, due amanti e un diamante rosa. Si chiude così Diabolik. Con tutto quello che serve a due persone come Eva e il suo criminale: amore, furti e mare. 

Ma qualcosa resta sempre. Lì. Acquattato in un angolo della coscienza. Quel desiderio di rompere le regole. Di infrangere la legge. Di prendere ciò che non è nostro perché, semplicemente, ci piace. 

Leo Ortolani descrive in questo modo il mondo di Diabolik. Diabolik è fascino, alienazioni e desiderio. Diabolik è il lato oscuro che vive in ognuno di noi.

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