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Dieci piccoli indiani – Chi è l’assassino? E a chi importa?

dieci piccoli indiani
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Se si pensa al giallo, si pensa ad Agatha Christie. E se si pensa ad Agatha Christie, quasi certamente, si pensa a Dieci piccoli indiani. Chiunque ha letto il libro o ne ha visto la trasposizione cinematografica, o perlomeno ne ha sentito parlare. Meglio ancora, molti di noi hanno spudoratamente mentito alla professoressa di inglese che ci aveva assegnato la lettura per l’estate cercando riassunti su Google, ma poco importa. Al contrario, se siete appassionati di gialli sulla scia di True Detective, vi proponiamo  una serie che fa al caso vostro qui.

dieci piccoli indiani

Resta il fatto che questo titolo è ritenuto un classico, un prototipo del giallo convenzionale. Giusto? Sbagliato. Dieci piccoli indiani è targata BBC, che già di per sé è garanzia di qualità (per intenderci, ha prodotto cosucce tipo Doctor Who, di cui potete leggere qui le ultime nuove). In effetti le aspettative non vengono deluse. Nel cast, infatti, sono presenti diversi nomi di rilievo, ma ciò che più colpisce è l’atmosfera e i costumi.

Dieci piccoli indiani si colloca a mezza via tra un noir degli anni ’40 e un’opera matura di Tim Burton.

Passiamo ora al succo della vicenda

Otto sconosciuti approdano su una piccola isola come ospiti di un certo U.N. Owen, e ad accoglierli trovano due domestici che potrebbero essere appena usciti da un bozzetto di Karl Lagerfeld. Come ho detto, nulla di classico. Al termine della cena e in attesa dell’arrivo del padrone di casa che – sorpresa sorpresa – non si presenterà mai, i commensali e la servitù vengono accusati di omicidio da una voce proveniente dal grammofono.
Tutti corrono ai ripari cercando di difendersi dalle calunnie appena sentite, ma la prematura e candida confessione di uno dei presenti smonta da subito la messinscena dei personaggi:

O qui sono l’unico assassino, o questa è una stanza piena di bugiardi.

Tenendo fede alla filastrocca macabra appesa in ogni stanza della casa e che anticipa la morte degli ospiti, un assassino giustiziere elimina uno a uno gli accusati. Non prima però che essi abbiano confessato a se stessi i crimini commessi.

Ma la trama è davvero così pulita e lineare?

Se si trattasse di un giallo convenzionale, il killer lascerebbe indizi che farebbero mano a mano intuire la sua identità. La serie, invece, fa scorrere la narrazione sull’asse parallelo, pur rimanendo fedele al romanzo. A nessuno più interessa chi sia l’assassino né quale sarà la sua prossima mossa, fatta eccezione ovviamente per i malcapitati protagonisti di Dieci piccoli indiani che si arrovellano fino alla pazzia per capire chi si cela dietro ai misfatti. A loro sì che importa scovare il misterioso killer.

dieci piccoli indiani

Ciò che vogliamo non è che l’ammissione del crimine. La matassa di delitti e di colpe che accomunano gli ospiti si districa affinché il perverso giochino architettato trovi una convalida e, perché no, una giustificazione ai nostri occhi. In effetti credo sia proprio questo il piacere che un thriller come Dieci piccoli indiani riserba. Osservare, conoscere, giudicare e condannare gli assassini. Il merito della serie, che è ahimè passata in sordina qui in Italia, è quello di aver esaltato il lato psicologico del romanzo negando allo spettatore il lato ludico dell’investigazione, affidandogli un ruolo ancora più gustoso: quello del giudice.
Insomma, in questa serie poco importa che un killer si aggiri mietendo vittime: quelle stesse vittime se la sono cercata.

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