Attenzione: evitate la lettura se non volete imbattervi in spoiler su Futurama e Disincanto
Rewind, il nastro del tempo si riavvolge. L’ha fatto Lucy nell’ultimo episodio della prima stagione di Disincanto, ed è stato curioso prendere atto della presenza di una “tecnologia” del genere all’interno di un contesto apertamente medievale. Niente di strano, se si pensa che il contesto è anche apertamente ludico e non ha la benché minima pretesa di essere realistico, ma l’apparizione improvvisa di Fry, Bender e il professor Farnsworth, protagonisti di Futurama, ha fatto venire qualche dubbio in più. Non tanto per l’easter egg in sé, omaggio affettuoso e prevedibile di un padre ad una delle sue creature predilette, quanto per modalità.
Che ci facevano gli uomini del futuro nel passato prossimo del passato remoto? E soprattutto, perché avevamo già visto quella macchina del tempo? Trovare una spiegazione potrebbe dare fiato ad una speculazione inconsistente, ma esiste anche la possibilità che la seconda stagione di Disincanto possa essere molto diversa da quel che immaginiamo ora. Probabilmente Matt Groening sta sfidando per l’ennesima volta le capacità degli spettatori di scovare i dettagli più nascosti, ma se non fosse così? La risposta sarebbe molto più interessante. Perché a quel punto Disincanto potrebbe non essere ambientata davvero nel passato. Bensì nel futuro.
La chiave di volta è il mezzo sul quale si trovano i tre protagonisti di Futurama. È infatti una macchina del tempo, la stessa utilizzata utilizzata da loro in uno degli episodi migliori della serie fantascientifica, il settimo della sesta stagione. The Late Philip J. Fry, vincitore di un Emmy nel 2011, vede Fry, Bender e Farnsworth immergersi loro malgrado in un difficile viaggio nel tempo, complicato dal fatto che il veicolo viaggi solo nel futuro. Un errore li porta nel 10.000 d.C., impedendo loro di tornare a casa. Fortunatamente, tuttavia, scoprono in un secondo momento di poter approfittare della ciclicità del tempo per andare avanti al punto da tornare indietro.
Spieghiamoci meglio: i tre avventurieri, testimoni di un mondo allo sfacelo che si evolve tanto da regredire ad uno stadio primordiale, arrivano fino al giorno in cui tutto finisce. Il nostro pianeta è dominato da un trionfo di corsi e ricorsi storici di vichiana memoria, caratterizzato dall’alternanza di società medievali e avveniristiche guidate da giraffe regnanti, movimenti femministi particolarmente incisivi e forme di vita ancora più intelligenti di quella umana. Una volta che i nostri eroi si trovano di fronte allo spettacolo macabro della fine della Terra, la verità si svela: tutto r(inizia) nel momento in cui si conclude. Al vuoto cosmico segue subito un nuovo, straordinario, Big Bang.
Rewind, il nastro del tempo si riavvolge: Fry, Bender e Farnsworth possono uccidere Hitler e tornare a casa, nel momento esatto in cui sono partiti per un viaggio lungo un miliardo di anni. Non devono far altro che ripercorrere “al contrario” la storia della Terra, in un futuro tanto remoto da diventare passato. Ma la vita dell’uomo è a sua volta un cerchio, non una linea. E dopo aver fatto un giro a vuoto ed esser ripassati dalla casella del via viene fuori un’altra verità, già abbozzata nel pilot: una grande guerra ha messo in ginocchio mezzo mondo tra il 2000 e il 3000 d.C., fino a riportarlo ad un nuovo Medioevo. Secondo la teoria, Disincanto sarebbe ambientata in questo lasso di tempo.
Come ha sottolineato un utente su Reddit, il sorprendente posizionamento temporale non giustificherebbe solo la presenza di alcuni elementi che non hanno niente a che fare col Medioevo, ma darebbe anche un senso diverso al quadro sociale multiculturale abbozzato nella prima stagione, evocato in una splendida sigla dai richiami musicali estremamente variegati. Figlia forse di un tempo che si trova davanti a noi, non alle nostre spalle. E di una serie fantasy, nata dalle mente sovversiva di Groening, della quale potremmo non aver ancora capito niente. Rewind, il nastro del tempo si riavvolge: è arrivato il momento di riguardare attentamente la prima stagione.
Antonio Casu
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