9) A Teacher, una miniserie da vedere su Disney+ che è più di quel che ti aspetti
Guardandola da fuori si potrebbe pensare che tanto è la solita storia. L’insegnante e l’allievo. Un cliché che viene raccontato da anni e che, chissà perché, alla fine in qualche modo funziona sempre. Soprattutto se si è alla ricerca di un buon intrattenimento mandato avanti da qualche ingrediente trash che, in alcuni casi, se ben bilanciato, non guasta mai. In questo senso però A Teacher fa un’eccezione, riuscendo a raccontare la propria storia in modo più determinato e profondo rispetto a quello a cui spesso siamo stati abituati. Perché sa come scavare nella mente dei suoi personaggi, regalando al telespettatore qualcosa di più di un’attrazione impossibile che esiste proprio grazie alla sua adrenalinica pericolosità.
Al centro della storia troviamo l’insegnante d’inglese Claire e il l’alunno con la testa sulle spalle Eric. Lei 30, lui 17. Già così, le cose non potrebbero essere più sbagliate. Attraverso questo espediente, A Teacher divide la sua narrazione in due parti. Per prima cosa, la conoscenza, la nascita e cresciuta del legame tra i due, e per seconda le conseguenze che questo ha avuto sulla loro vita. In modo mai pietistico, A Teacher racconta il loro legame facendo luce sulla psicologia dei due personaggi. Due individui ovviamente diversi sia in termini di ruoli che posizioni, età ed esperienza. Eppure sanno come riconoscersi. Accade grazie alla loro solitudine, che diventa presto una giustificazione per abbandonarsi a qualcosa di sbagliato.
A Teacher non giudica e non assolve questo legeme. Si limita a raccontarlo facendo leva sull’inconsapevolezza dei comportamenti, sull’abuso di potere che Claire non sapeva di star compiendo. Sulla leggerezza con cui un ragazzo di 17 anni vive il momento, non mettendo in conto che poi quest’ultimo lo inseguirà ovunque andrà. Una storia sbagliata che non viene qui giudicata, ma al contrario viene ascoltata mettendo in luce anche il comportamento ipocrita della società. In A Teacher quel che conta non è la consumazione dell’atto, ma le conseguenze e le ragioni che l’hanno innescato.
L’approccio psicologico è il marchio di fabbrica di queste miniserie che, attraverso questo espediente, si distacca da tutto il resto delle altre produzioni simili. L’intimità fisica viene infatti qua messa in secondo piano per indagare all’interno di quella mentale, permettendo al telespettatore di studiare la mente di due persone che si sono ritrovate a cadere insieme in un due trappole diverse. Quella da carnefice e quella da vittima.