In questo momento storico, sono molte le domande che sorgono circa la gestione che la Disney sta portando avanti dei propri asset e dei nuovi progetti. Ormai è chiaro che qualcosa, o più di qualcosa, per la casa di Topolino non stia funzionando. L’ultimo anno è stato segnato da cocenti delusioni, legate al franchise Marvel, ma anche alla produzione più canonica della Disney, quella dei classici, perché Wish, trionfale progetto volto a celebrare i cento anni dello storico studio, ha deluso le aspettative, ottenendo recensioni contrastanti, ma livellate verso il basso, dalla critica, e un insuccesso significativo al botteghino.
Il 2023 è stato segnato anche dal fallimento del live action de La Sirenetta, ennesimo progetto di questa linea non in grado di soddisfare le aspettative di partenza. Il tonfo del film con Halle Bailey è stato sicuramente meno fragoroso di altri remake precedenti, ma i risultanti ambivalenti raccolti da La Sirenetta hanno certificato i dubbi relativi all’intero progetto dei live action dei classici Disney. A questo punto, dunque, torniamo alla domanda di partenza e, proprio relativamente a ciò, ci chiediamo: perché questi remake non vengono realizzati tramite delle serie animate?
I remake in live action dei classici Disney: una storia mai decollata
Prima di addentrarci nella questione, è bene ripercorrere velocemente la storia di questo progetto degli adattamenti in live action dei classici Disney, così da porre una base al nostro ragionamento. La domanda di base del pezzo, infatti, parte dall’assunto che questi remake non stanno funzionando e ciò è apparso con evidenza soprattutto negli ultimi tempi. I primi progetti, a dire la verità, avevano suscitato molto interesse, dai primigeni Alice in Wonderland e L’apprendista stregone, che avevano avuto recensioni miste, ai ben più affermati Maleficent, Cenerentola e Il libro della giungla.
Questo trittico rappresenta probabilmente l’apice del progetto, che poi inizia a calare, coi primi film che suscitano opinioni contrastanti. Da Dumbo ad Aladdin, da Il re leone al sequel di Maleficent, nessuna produzione riesce a colpire in maniera netta, l’unica eccezione è rappresentata dal validissimo Lilli e il vagabondo, una perla in questo filone. I problemi, però, arrivano proprio in questo momento, perché ad eccezione dell’ottimo, e decisamente sui generis, Crudelia, gli altri progetti si rivelano disastrosi. Mulan non fa minimamente presa sul pubblico, Pinocchio viene completamente stroncato, Peter Pan & Wendy fa la sua comparsa tra l’indifferenza generale.
Arriviamo, dunque, a La Sirenetta e all’ennesimo risultato ambivalente raccolto dalla Disney.
I risultati troppo altalenanti raggiunti da questi remake sono la prova che la casa di Topolino non sta minimamente sfruttando l’enorme patrimonio che ha a disposizione. Titoli come Il re leone, Aladdin o La Sirenetta non possono accontentarsi di risultati misti, per rispetto verso le opere originarie e per le enormi potenzialità narrative a disposizione. La spinta di questi adattamenti in live action si è spenta, soffocata dopo quel buon inizio di cui abbiamo parlato, si percepisce una notevole indifferenza del pubblico e a nostro modo di vedere la Disney, per valorizzare le proprie opere e i propri spettatori, dovrebbe trovare delle valide alternative per riportare alla gloria questi suoi splendidi titoli.
Questa mediocrità dei live action si coniuga, inoltre, a una grande crisi dei classici, deludenti ormai da qualche anno.
Wish è sicuramente il punto più bassi, ma già Strange World nel 2022 aveva deluso le aspettative. Encanto e Raya e l’ultimo drago, nonostante buone recensioni, non sono diventati i fenomeni che di solito diventano i classici Disney. In questa crisi di idee, puntare su vecchi cavalli di battaglia può essere una scelta saggia, almeno nel breve periodo, ma la via scelta dalla Disney non sta funzionando ed ecco che torniamo alla nostra fatidica domanda di inizio trattazione.
La via per il futuro
La via per sfruttare al meglio questo enorme patrimonio a disposizione della Disney potrebbe essere quella di realizzare degli adattamenti seriali dei classici. Saremmo di fronte a un cambio completo di concept, perché più che a un remake, si dovrebbe lavorare a una rielaborazione delle storie, ragionando su opere derivate come prequel, sequel o comunque racconti collaterali a quelli visti nei grandi classici. Ci sarebbero alcuni importanti elementi a favore. A partire dalla formula animata, che garantirebbe una maggiore libertà e familiarità col prodotto. Mentre il format seriale permetterebbe di esplorare nuove frontiere narrative e di aggiungere veramente qualcosa di nuovo al classico. Cosa che chiaramente coi film, se non in minima parte, non accade. Il possesso di una propria piattaforma, inoltre, renderebbe il tutto decisamente più fruibile, sfruttando pure la tendenza all’on demand che ormai contrassegna in pieno il periodo storico.
Non si tratterebbe di una novità assoluta per la Disney: già in passato ha realizzato progetti del genere, con serie animate ispirate a cartoni come Hercules, Il re leone, Tarzan e Lilo & Stitch. Si è trattato, però, più che altro di prodotto indirizzati a un target estremamente giovane, tanto che hanno trovato spazio soprattutto sui canali per bambini. Questa idea di base, però, potrebbe essere sviluppata in maniera trasversale, ereditando la forza degli stessi classici Disney, che riescono a rivolgersi a un pubblico di tutte le età. L’animazione è la chiave di volta per questa trasversalità e soprattutto per l’adozione del format seriale, che stimolerebbe la curiosità anche di chi, magari, non è molto interessato a rivivere la stessa storia che ha preso vita nel classico originale.
Le potenzialità di un progetto del genere, come abbiamo potuto vedere, sono enormi.
Chiaramente non entriamo in merito di ragioni più prettamente economiche e organizzative, ma ci limitiamo a fornire un’analisi critica di una possibile soluzione alla crisi Allo stesso tempo, è chiaro che non esiste una sola risposta a questa pesante fase di stallo e che gli accorgimenti da prendere dovrebbero essere diversi, però questo spunto ci sembra un buon primo passo per iniziare a produrre qualcosa di diverso e in grado di risvegliare l’attenzione di un pubblico ormai stanco.
Il patrimonio artistico a disposizione della Disney è enorme, questo è indiscutibile. Quella offerta da noi in questa sede è solo uno scenario, sicuramente ce ne sarebbero molti altri per sfruttare meglio questo pozzo infinito che possiede la Casa di Topolino. La speranza, ad ogni modo, è che il più presto possibile possa arrivare una svolta che tolga la Disney da questa impasse, così da tornare a godere di una produzione che ha fatto la storia del cinema e della televisione. E che ultimamente ci ha regalato sin troppe delusioni.