4 – La quasi centennale storia di Frozen
Frozen è forse il Classico Disney più riuscito del XXI secolo. Un film molto importante, che è valso alla casa di Topolino il primo Oscar come Miglior Film animato per un lungometraggio proveniente dalla sezione dei Classici. Un successo incredibile, che ha portato anche alla realizzazione, qualche anno dopo, di un sequel. Quella di Frozen, però, non è stata un’apparizione arrivata dal nulla, ma un lavoro sudato e faticoso, che si è rincorso addirittura per quasi un secolo.
L’idea di realizzare Frozen (o meglio, un qualcosa sulla base di ciò che poi ha ispirato il racconto), si rincorre tra i corridoi della Disney addirittura dagli anni Trenta. Prima di Biancaneve e i 7 nani e della nascita, ufficiale, dei Classici. Walt Disney in persona aveva in mente il progetto di adattare sul grande schermo la fiaba La Regina delle nevi del leggendario Hans Christian Andersen. Fiaba che, con le dovute differenze, ha fatto da sostrato narrativo al concepimento della storia di Elsa e Anna.
Quella che assediava la fantasia di Walt Disney non era una semplice, e vaga, idea, ma un vero e proprio obiettivo. Il cineasta ha tentato di portare sullo schermo la fiaba, ma tutte le proposte passate al vaglio non erano convincenti. L’idea, poi, fu ripresa dallo studio negli anni Novanta, in uno dei suoi periodi di massimo splendore. Anche stavolta, però, gli sceneggiatori non trovarono la giusta chiave di volta per raccontare adeguatamente lo scritto di Andersen. Con l’arrivo degli anni Duemila, e in periodo invece di forte crisi stavolta, il progetto fu recuperato, è stavolta è decollato.
Nel 2008 lo studio ha cominciato a lavorare alla sceneggiatura di Frozen e questa volta non è subentrato alcun intoppo. Nel 2013 il Classico Disney ha visto la luce, e ha ottenuto il successo che tutti sappiamo. Eppure, la natura del film poteva essere molto diversa. In un primo momento, infatti, il personaggio di Elsa era stato concepito sotto una luce molto più oscura. Simile alla rappresentazione di Andersen. La regina di ghiaccio doveva essere la villain del racconto, e anche il suo aspetto sarebbe dovuto essere molto più sinistro: capelli neri e una fosca pelle blu.
Le varie fasi di lavoro hanno portato a un cambio totale di prospettiva. Elsa è diventata la regina tormentata che conosciamo. Vicino le è stato messo il personaggio di Anna e piano piano siamo arrivati al Frozen che tutti amiamo e conosciamo. Lontano, sicuramente, dalla favola di Andersen, ma molto più vicino allo spirito genuino della Disney.
5 – L’arte, la moda e la Disney in Cenerentola
Cenerentola anche è, senza dubbio, uno dei più celebri Classici della Disney. Il film prende spunto da una fiaba popolare che si è tramandata in diverse parti del mondo, sviluppandosi chiaramente secondo varie declinazioni. Le più celebri sono, senza dubbio, quelle raccontato da Charles Perrault e dai fratelli Grimm, prima chiaramente dell’avvento della Disney, che ha fissato una volta per tutte i canoni della storia.
Tra gli elementi forti del lungometraggio animato c’è sicuramente l’aspetto estetico, fondamentale per imprimere Cenerentola nell’immaginario collettivo. Tra i passaggi più iconici del film c’è sicuramente il momento in cui la protagonista viene trasformata dalla Fata madrina, che tramuta i suoi stracci nell’iconico abito con cui poi si reca al ballo e fa breccia nel cuore del principe. Su questa scena, e sul vestito di Cenerentola, ci sono diverse cose da dire.
Innanzitutto, la trasformazione di Cenerentola è il momento in assoluto preferito dallo stesso Walt Disney. Una benedizione importante, insomma, per una scena che in generale è divenuta tra le più celebri della lunga storia dello studio animato. L’abito che la Fata madrina crea per la protagonista è ispirato a un modello del celebre stilista Christian Dior, probabilmente l’artista più in voga nel campo della moda al tempo d’uscita del film: nel 1950. Anche l’arte si è ritagliata il suo spazio nel cartone animato, perché invece l’abito che Cenerentola si era cucita da se per il ballo, fatto poi a pezzi dalle perfide sorellastre Anastasia e Genoveffa, era ispirato ai disegni di Salvador Dalì.
Chiudiamo questa serie di retroscena con un’ ultima curiosità proprio sul vestito di Cenerentola. Questo originariamente era bianco, poi è stato colorato di blu dopo il successo del materiale pubblicitario, che ritraeva la principessa proprio con indosso il celebre vestito dal colore blu.
6 – Pinocchio e il futuro della produzione Disney
Pinocchio è uno dei primissimi Classici della Disney. Dopo il fantasmagorico successo di Biancaneve e i sette nani, lo studio ha realizzato proprio l’adattamento del celebre scritto di Gianni Rodari. Questo film, però, fu frenato da diverse cause, esterne e interne. Lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, innanzitutto, ma anche un altro progetto in seno alla Disney, ovvero l’ambizioso Fantasia. Il successo di Biancaneve e i sette nani, quindi, non fu raggiunto, ma Pinocchio riuscì comunque a ottenere buoni risultati, diventando, soprattutto sulla lunga distanza, uno dei Classici più amati di sempre.
La realizzazione di Fantasia, dunque, ha in parte limitato l’ascesa di Pinocchio. Curiosamente, l’opera era posta proprio al centro di una ragnatela che stava per svilupparsi, e che includeva molti altri progetti. Biancaneve e i sette nani è stata una folgorazione, e da lì la Disney ha cominciato a disegnare il proprio futuro. A partire da Pinocchio che, un po’ come accade oggi nei film Pixar, conteneva alcuni rimandi ad altri progetti futuri dello studio.
Durante l’esecuzione della canzone When You Wish Upon a Star, si possono intravedere accanto al Grillo Parlante due romanzi, particolarmente significativi. Sono Alice nel paese delle meraviglie, di Lewis Carrol, e Peter Pan, la cui storia editoriale in realtà è più variegata, ma qui viene condensata in un solo scritto. Si tratta di due anticipazioni del futuro, perché i film incentrati sui due personaggi letterari sarebbero usciti a distanza di poco più di dieci anni: Alice sarebbe caduta nella tana del bianconiglio nel 1951, e Peter avrebbe incontrato Wendy nel 1953.
In un’epoca in cui parlare di reference ed easter egg era abbastanza inusuale, incuriosisce questo stratagemma narrativo, che mostra come alla Disney avessero le idee ben chiare. Pinocchio è stato scelto come una sorta di manifesto del futuro. D’altronde, era un progetto particolarmente caro allo stesso Walt Disney, visto che al suo interno figurava il suo personaggio preferito di sempre: il simpatico gatto Figaro.