10 – Le diverse ispirazioni per i personaggi de La Sirenetta
Dopo averlo già incontrato nel corso di questo articolo, c’imbattiamo nuovamente in Hans Christian Andersen, con quella che probabilmente è la trasposizione più famosa di una sua fiaba. La Sirenetta, icona che si è guadagnata anche una celebre statua a Copenaghen, capitale della nativa Danimarca di Andersen, è stata protagonista del Classico Disney del 1989. Periodo cruciale della storia Disney, che da lì avrebbe poi vissuto un decennio semplicemente sensazionale. La Sirenetta è stato un film decisivo per rilanciare lo studio dopo un periodo di appannamento, aprendo alle porte a un’era moderna di infiniti successi. Il cosiddetto Rinascimento Disney.
Scopriamo, dunque, alcune curiosità dietro la storia di Ariel. A partire dal design della stessa protagonista, costruito sulla base di una celebre attrice. La famosissima sirena, infatti, è stata disegnata sul modello di Alyssa Milano, che all’epoca della realizzazione del cortometraggio era poco meno che diciottenne. Noi fan delle serie tv conosciamo l’attrice soprattutto per i ruoli di Phoebe Halliwell in Streghe (qui potete scoprire che fine hanno fatto gli attori della serie) e di Jennifer Mancini in Melrose Place. Successi che arrivano quasi un decennio dopo. Quando ha prestato il volto per la realizzino di Ariel, l’attrice era una giovane di splendide speranze, che si affacciava sul fastoso mondo di Hollywood.
Se la faccia è stata mutuata da Alyssa Milano, Ariel ha preso i capelli, o meglio il loro movimento, da Sally Ride, celebre per essere stata la prima donna americana nello spazio. L’astronauta è una vera e propria icona del suo campo, e la storica missione che l’ha portata ad esplorare l’universo è datata 1983. Nel dettaglio, gli animatori che hanno lavorato a La Sirenetta hanno utilizzato il moto dei capelli nello spazio di Sally Ride per realizzare quello della folta chioma rossa di Ariel nell’acqua.
Lasciamo, ora, la protagonista e passiamo all’iconica villain del film: la terrificante Ursula. Anche questo personaggio affonda le proprie radici nella realtà, e nello specifico è stato disegnato sul modello della drag queen Divine. Al secolo Harris Glenn Milstead, la drag queen raccolse un enorme successo sia in campo cinematografico che musicale, diventando una vera e propria icona LGBT prima che questo termine entrasse addirittura in circolazione. Purtroppo Divine non ha potuto ammirare la Ursula che ha ispirato, perché la drag queen è venuta a mancare per una cardiomiopatia ipertrofica nel marzo del 1988. Un anno e mezzo prima dell’uscita nelle sale americane de La Sirenetta.
11 – La trama alternativa della Disney per Aladdin
Uno dei film di maggior successo della Disney è senza dubbio Aladdin. Siamo in pieno periodo Rinascimento e fare le fortune della pellicola hanno contribuito tanti fattori, tra cui la splendida ambientazione orientale. Il Classico, infatti, adatta il racconto Aladino e la lampada meravigliosa, tratto dalla celebre raccolta Le mille e una notte. L’ambientazione originale della storia è, almeno ufficialmente, la Cina. Tuttavia, già nella versione cartacea non ci sono riferimenti precisi al paese asiatico, ma anzi spuntano fuori qua e là diversi elementi che farebbero pensare piuttosto a una cornice mediorientale. La Disney, dunque, nel suo adattamento taglia fuori completamente la Cina e inscena l’azione nella fittizia città di Agrabah, chiaramente d’ispirazione mediorientale. Uno stratagemma comune a gran parte anche degli altri adattamenti della storia.
L’Aladdin che abbiamo visto noi è frutto di un lungo lavoro di riadattamento dell’opera e di scrittura della sceneggiatura. Ci sono state diverse idee, dunque, abbozzate o realizzate e scartate, che potevano rendere il film molto diverso. Una soprattutto, però, poteva restituire un racconto estremamente diverso da quello poi effettivamente andato in scena. In un primo momento, infatti, la trama di Aladdin, prevedeva la presenza di ben due geni. Uno è quello che conosciamo, doppiato divinamente in originale da Robin Williams e da noi in Italia da Gigi Proietti. L’altro, invece, doveva essere un genio posto sotto il controllo di Jafar, legato non a una lampada, ma a un anello.
La storia sarebbe stata molto diversa, poi come abbiamo visto si è scelto di mettere un solo genio al centro del racconto, lasciando però l’idea dei due personaggi per il finale con la trasformazione di Jafar in un Genio della lampada. Altri accorgimenti più piccoli sono stati apportati alla sceneggiatura: era presente la madre di Aladdin, poi tagliata e i caratteri dei due protagonisti erano molto diversi. Jasmine è stata resa più tenace, una caratteristica che ha contribuito al suo successo. Aladdin un po’ più grezzo, con quell’aria sbarazzina che lo contraddistingue. Persino il pappagallo Iago ha cambiato veste, passando da calmo pennuto all’elemento comico di tutto il film.
Infine, oltre che alla novella presente ne Le mille e una notte, Aladdin guarda con forza anche alla pellicola Il ladro di Bagdad. Datato 1940, il film vinse addirittura tre Oscar, affermandosi come un grande successo. Il Classico Disney prende da quest’opera molti elementi, tra cui anche alcuni nomi dei personaggi, come Jafar e Abu, ed elementi estetici che hanno contributo alla splendida ambientazione del lungometraggio animato.
12 – La Bella e la Bestia e l’innovazione Disney
Continuiamo a calcare il periodo del Rinascimento Disney con un altro film amatissimo e di enorme successo. La Bella e la Bestia rappresenta un traguardo storico per lo studio d’animazione, perché è il primo film ad aver ricevuto una nomination agli Oscar nella categoria principe: quella per il Miglior Film. Poco importa, poi, se trionfare non è stata Belle, ma il terrificante Hannibal Lecter ne Il silenzio degli innocenti. Quella nomination rappresenta un traguardo incredibile, rimasto infatti unico finché la categoria non si è allargata accogliendo un numero maggiore di candidature.
D’altronde, al di là della preziosa costruzione narrativa e della delicata realizzazione dei personaggi, La Bella e la Bestia è un capolavoro tecnico non indifferente. È stato, infatti, il primo film a combinare l’animazione classica con la nascente CGI. La computer grafica era, al tempo, in forte via di sviluppo, e la CGI applicata al cinema iniziava ad affacciarsi, rimanendo comunque ancora grezza. Ne La Bella e la Bestia, considerando le possibilità tecnologiche, il lavoro è eccellente. Il vero trionfo di quest’applicazione è rappresentata dall’iconica scena del ballo, creata tramite l’adozione di uno sfondo animato in 3D. Oggi lavori come questi possono sembrarci ordinari, ma all’epoca si trattava davvero di eccellenza e l’impressionante comparto tecnologico ha senza dubbio contribuito all’enorme successo del lungometraggio animato.
L’estetica, dunque, è un fattore essenziale nel film. Questo aspetto viene esaltato non solo dai disegni (120.000) e dall’applicazione della tecnologica, ma anche da alcune scelte concettuali. Il vestito giallo di Belle, ad esempio, ricalca quello indossato da Audrey Hepburn in Vacanze romane. Il suo look, invece, ricorda quello di Judy Garland nei panni di Dorothy nel classico Il mago di Oz del 1939. Specialmente nei colori delle vesti, bianco e celeste, si rintraccia una precisa sovrapposizione tra le due. Questi riferimenti, insomma, sono stati davvero importanti per fissare nell’immaginario collettivo le immagini del film, così da garantire a La Bella e la Bestia un successo con pochi precedenti.