19 Novembre 2027, Lebanon, Kansas
Sono passati sette anni dalla morte di Dean Winchester.
Nel rispetto di una consuetudine ormai consolidata, Sam si reca sul posto dove ne ha bruciato il corpo. È solo, esattamente come lo era quando ha allestito la pira funeraria e l’ha vista divorata da due fauci fiammeggianti. Dean Junior è soltanto un bambino e Sam non vuole mettergli sulle spalle il peso di quel suo personale rituale. Una partecipazione forzata lo lascerebbe triste e confuso e lui non intende far nulla che possa turbare l’animo del suo unico, splendido, meraviglioso figlio.
Avrebbe potuto chiedere la compagnia di un amico, se non fosse per il fatto che non ne possiede alcuno. Ne ha avuti, un tempo, ma il ricordo che serba di certi rapporti è come quelle parole che se ne stanno in equilibrio sulla punta della lingua senza che la voce riesca ad agguantarle. Sam ne avverte la presenza, seppellita da qualche parte negli strati più profondi del suo subconscio, ma è come se non fosse in grado di portarla allo scoperto. Poco male: ora che ha una famiglia a cui badare relazioni di cui curarsi sarebbero solo una distrazione, un’inutile, sterile perdita di tempo.
L’idea che avrebbe potuto portare con sé sua moglie lo raggiunge soltanto quando è già risalito in auto, troppo tardi perché possa metterla in pratica. Singolarmente, è una dimenticanza da cui è stato colpito anche l’anno prima e quello prima ancora, e persino nell’anno che ha preceduto entrambi, ma farà in modo che il prossimo non si ripeta. Nell’ottavo anniversario della morte di Dean andrà a rendere omaggio a suo fratello scortato dalla sua bellissima, dolce e cara moglie, la donna che ha messo al mondo suo figlio e, soprattutto, che lo ha aiutato a costruire la vita a cui ha sempre ambito.
Se li ricorda, Sam, gli anni passati a sognare quella vita a occhi chiusi e spalancati, tra un bacio rubato a Jessica e l’ennesima lite consumata con papà. È stato a un passo dal conquistarla, quando è fuggito a Stanford per non finire intrappolato negli affari di famiglia, ma una serie di incidenti di percorso lo ha condotto lontano dalla sua meta designata. D’altronde, può capitare di perdere la via: l’importante è ritrovarla e mettersi d’impegno a percorrerla.
La ferita aperta dalla morte di Dean è una di quelle che non guarirà mai. Sam sa che continuerà a bruciargli sulla pelle fino alla fine dei suoi giorni, ma in un certo senso, sa anche che era inevitabile che gli venisse inferta. Se lo scopo connaturato alla sua esistenza era di tenersi lontano dal soprannaturale, quello di suo fratello è sempre stato perire per mano del mostro di turno. Lo ha sempre sostenuto, Dean, che sarebbe morto di una morte precoce e violenta, dando alla previsione la stessa fatalità che gli antichi oracoli imprimevano alle loro profezie. Alla fine ha avuto ragione e non sarebbe potuto essere altrimenti: ciò che è scritto non può essere lavato, quel che è stabilito non può andare diversamente, il destino di ciascuno è irrimediabilmente segnato.
Distratto dal flusso di quei pensieri, Sam realizza di essere arrivato a destinazione soltanto quando la sagoma dello steccato bianco da cui il giardino è cinto appare oltre il vetro del parabrezza. Varcata la soglia di casa, deposita un bacio tra i capelli di Dean Junior e un altro sulle labbra di sua moglie. La sua bellissima, dolce e cara moglie. A volte Sam è assalito dalla sgradevole sensazione di non conoscerla bene come dovrebbe – come se lei fosse una figura sfocata che il suo sguardo non riesce a mettere a fuoco – ma, se anche fosse, amarla ed essere amato è più che sufficiente. In fondo, le persone non si conoscono mai per quello che realmente sono.
“Bentornato, amore. Passato una buona giornata?”
“Certo—” Il nome scivola oltre l’orlo della memoria di Sam come acqua che scorre tra le dita senza lasciarsi catturare. Eppure deve averlo pronunciato chissà quante volte il nome della sua bellissima, dolce e cara moglie, nel corso dei sette anni di matrimonio trascorsi con lei e con il loro unico, splendido, meraviglioso figlio.“—tesoro.”
Gli tornerà in mente. Non è nemmeno così importante, in fondo. Ciò che conta è che Sam abbia la sua stupenda, magnifica, invidiabile normalità e che possa viverla senza interferenze.
Il pomeriggio della signora Sheller è scandito da una programmazione rigida e scrupolosa. Alle 16.20 accompagna Taylor al corso di danza, alle 16.45 scorta Michael all’allenamento di basket, alle 17.30 tiene la sua lezione quotidiana di fitness e, una volta che l’ha portata a termine, è pronta per andare a riprendere i figli e riportarli a casa.
Un’ora più tardi, il signor Sheller rientrerà da lavoro. Avrà addosso la solita aria logora di chi ha sgobbato in fabbrica per un’intera giornata, ma dietro alla facciata di sfinimento visibile in superficie si nasconde la gratificazione di chi ha compiuto diligentemente il proprio dovere per un altro giorno. Un tempo il signor Sheller faceva il musicista; si esibiva nei locali e durante le feste di quartiere. Si era costruito una buona reputazione e racimolava somme sufficienti a sbarcare il lunario mensile, ma il posto di operaio che gli era stato proposto sette anni prima offriva tutt’altro tipo di garanzie e sarebbe stato sacrilego non approfittarne.
In gioventù la signora Sheller aveva fermamente creduto che il signor Sheller dovesse inseguire le sue aspirazioni e la sua beneamata musica, ma quando si era presentata l’opportunità del lavoro in fabbrica le era sembrato semplicemente inevitabile spingerlo ad accettarla. Lo stipendio previsto avrebbe dato alla famiglia la stabilità economica di cui aveva bisogno, e poi suo suocero, il padre del signor Sheller, aveva sempre dichiarato che il destino del figlio fosse quello di seguire le sue umili ma oneste orme. Per anni la signora Sheller si era rifiutata di assecondare la previsione, prestando fede al talento e alla dedizione del marito, ma alla fine era riuscita a vederla per ciò che realmente era: un saggio pronostico che non poteva far altro che realizzarsi.
A volte il suono di un sassofono ricopre la signora Sheller di una sottile patina di nostalgia, ma la certezza che tutto sia andato nel modo in cui doveva basta a restituirle la sua inflessibile, imperturbabile felicità.
Taylor è entusiasta di studiare danza classica. Il fisico esile e slanciato le ha assicurato l’immediata approvazione del Centro di Indirizzamento. Con Michael non è andata allo stesso modo: alla sua passione per il disegno è stato assegnato un Coefficiente di Remunerazione bassissimo e la Analisi di Possibilità e Propensioni lo ha indirizzato verso una più promettente carriera sportiva. Una volta la signora Sheller era affezionata all’idea che il suo bambino diventasse un artista come il padre, ma Michael è un ragazzo alto ed atletico e la NBA gli darà più soddisfazioni di quante la matita avrebbe mai potuto portargliene: è stato un bene che abbia cambiato rotta.
È un peccato che i Centri di Indirizzamento siano stati aperti solo nel 2020. Se fossero sempre esistiti, il signor Sheller avrebbe evitato di perder tempo dietro ad ambizioni infruttuose e lei avrebbe capito che la recitazione non era la sua strada prima che fosse troppo tardi per imboccarne un’altra.
È un peccato che i Centri di Indirizzamento non siano sempre esistiti, ma è una vera fortuna che siano stati inventati. Ora che ci si può affidare al loro infallibile operato, tutto è libero di andare come previsto.
Ci ha messo poco a tornare a impugnare la penna. Non sempre uno scrittore può permettersi il lusso di aspettare che l’ispirazione cada come una manna dal cielo. Vari fattori possono spingerlo a uscire dalla tana per andare a procacciarsela: le scadenze di un editore esigente, le aspettative di lettori impazienti, le intemperanze di personaggi da mettere in riga.
È quest’ultima esigenza ad aver stimolato la vena creativa di Chuck. Sam e Dean credevano di averla neutralizzata, ma sfortunatamente per loro, un dio non è così semplice da spodestare. Il suo potere ha radici molto più profonde di quelle che Jack ha pensato di aver estirpato e non ci è voluto molto perché tornassero a germogliare.
Dopo essersi pienamente ripreso, Chuck si è posizionato davanti alla tastiera e si è ispirato al contrappasso dantesco – perché i grandi autori attingono soltanto da modelli eruditi – per plasmare un mondo in cui la libertà che i Winchester si illudevano di aver guadagnato è stata del tutto abolita. Ogni essere umano si dirige semplicemente verso il fine per cui ritiene di essere stato preposto, come un fiume che non può intraprendere altro percorso al di fuori di quello tracciato per lui dalle cavità del terreno.
L’unica legge in vigore è quella della predestinazione, ed è stato Chuck a decretarla.