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Django 1×09/1×10 – La Recensione del finale di stagione

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ATTENZIONE: l’articolo contiene spoiler su Django 1×09/1×10!

L’iconicità del Django di Corbucci, rivitalizzata dall’esperimento di Quentin Tarantino, sembrava gettare le premesse per un’idea di successo, ancorata all’epicità dei classici e declinata secondo i gusti moderni, adattata agli standard del panorama seriale piuttosto che di quello cinematografico. Una serie western spalmata sulle lande inospitali della Romania, conficcata nel cuore di un’Europa lontana dalla frontiera del vecchio e selvaggio West, dove il mito del cowboy si è alimentato fino a divenire un prototipo massificato e ampiamente spolpato. L’idea di una serie tv sul celebre personaggio di Franco Nero ha subito drizzato le antennine degli appassionati del genere, rimasti un po’ a corto di materiale con cui appagare la fame di western. Il Django di Francesca Comencini è però una figura che attraversa solo di sfuggita quel mondo, razziando immagini, citazioni e stili, ma dischiudendosi verso un orizzonte più vasto, meno legato alle sorti e ai dogmi del genere di appartenenza.

Django 1x09/1x10 (640x360)
Django 1×09/1×10 (640×360)

Django 1×09/1×10 si trascina verso l’epilogo finale della serie Sky accarezzando il punto più alto della tensione emotiva e ricongiungendo, finalmente, tutti i pezzi del puzzle.

Sono personaggi alla deriva, quelli di Django, che hanno esplorato l’altra parte dell’inferno e non sono riusciti a tornare indietro. Personaggi che si attorcigliano, che si dimenano, che si accartocciano su se stessi. Sempre in cerca di pace. Sempre in cerca di una libertà che sia soprattutto interiore. Come avevamo immaginato guardando gli episodi precedenti, il personaggio che emerge nel finale e che svetta su tutti gli altri è Sarah, interpretata da una Lisa Vicari molto credibile nel il ruolo di una ragazza leader che si fa largo in un mondo predominato dagli uomini. La carismatica figura femminile che accompagna John Ellis (Nicholas Pinnock) nelle sue peregrinazioni tra New Babylon e la vicina Elmdale sembra essere tutto fuorché un gregario. Idealista pragmatica, sognatrice con i piedi per terra, Sarah si eleva a eroina tragica di questo dramma articolato e multiforme, che vira verso il femminile piuttosto che verso il consolidato stereotipo maschile della virilità. Il patriarcato in Django è oscurato dalla predominanza delle donne, figure che si impongono sulla scena orientando le decisioni degli uomini. Non da subalterne, bensì da assolute protagoniste. La miniserie Sky è una sintesi dello spirito femminista di cui è intrisa Godless e del fascino dei classici spaghetti western che ha contraddistinto da sempre il genere.

Ma più che una storia di frontiera dominata da spari, duelli e pistolettate, Django è un’enorme tragedia umana che fa i conti con i drammi universali.

Django 1x09/1x10 (640x360)
Django 1×09/1×10 (640×360)

In Django 1×09/1×10 otteniamo le risposte agli interrogativi affiorati nel corso delle puntate precedenti. Sarah riesce a ricordare i dettagli della notte in cui uccisero la sua famiglia. Prima era tutto oscurato, poi la verità le si rivela con la solita, scioccante catastroficità: l’assassino dei suoi famigliari è quel John Ellis che l’ha tenuta con sé da quando era una bambina e che ora giace al suo fianco. La trama di bugie di Django si è infittita episodio dopo episodio, lasciandoci accarezzare l’idea che niente fosse stato messo lì per caso e che tutto avesse un senso. Si arriva alla verità per tappe, attraverso il racconto lento e compassato di tutti gli spigoli, per poi arrivare al cuore della serie. Un agguato nella notte del Carnevale di New Babylondiciamolo: non una grandissima idea di John Ellis – porta all’uccisione di Philip, per cui la resa dei conti definitiva non è più rinviabile. Kevin, accecato dall’odio per la morte del fratello, prova a vendicare l’oltraggio subito dalla sua famiglia. Ma il male causa solo altro male. E il sangue si trascina dietro altro sangue.

Era inevitabile che si arrivasse allo scontro finale tra gli abitanti di New Babylon e quelli di Elmdale.

La guerra è tra una città simil-anarchica costruita nel cratere di un vulcano, confusionaria e caotica, e la perfezione angosciante di una cittadina del West improntata a rigore e disciplina. Elizabeth, la Signora di Elmdale, è pronta a sacrificare la propria vita pur di estirpare il male da New Babylon. Il suo passato con John Ellis, i segreti che entrambi si portano dietro, deflagrano in un finale molto acceso, la naturale conseguenza alla quale gli episodi precedenti ci avevano preparato. Django 1×09/1×10 è un insieme di citazioni e strizzatine d’occhio ai grandi modelli del genere. Scontri a fuoco, duelli, occhi che si fissano in attesa della mano che tiri fuori la pistola dalla fondina: il concentrato western, sempre così sporadico e defilato fino a questo momento, è tutto raggrumato in queste ultime puntate.

Django 1×09/1×10 (640×360)

Ma che finale è quello della serie Sky?

L’arco narrativo dei personaggi si chiude in maniera piuttosto coerente. John, l’idealista che aveva fondato una città per accogliere gli ultimi e i diseredati, non raccoglierà mai i frutti della sua utopia sbilenca. Elizabeth è un personaggio perduto, non più in grado di rialzarsi e redimersi, affogata nel suo dolore lancinante e senza più speranza. Sarah è invece la donna che si affaccia nel futuro. Il suo personaggio ha affrontato un viaggio accidentato dentro ai propri ricordi, si è disgregata e ha ricompattato i pezzi, emergendo come l’unica figura in grado di raccogliere l’eredità di John Ellis e proiettarla verso una modernità inarrestabile. Ricostruire è il verbo che usa con più frequenza nel suo ultimo discorso. C’è da riorganizzare e riedificare tutto un mondo che lei e John avevano solo abbozzato e che adesso deve invece trovare la sua sponda nella realtà. Il messaggio finale di Django 1×09/1×10 sembra essere un’ottimistica proiezione verso il futuro. Questa serie Sky vuole suggerirci che, per prenderci il futuro, dobbiamo necessariamente passare attraverso il passato e scavare nei nostri traumi più angoscianti per trovare la forza di risalire. Di ricomporci, un pezzo per volta. Ai personaggi di Django l’operazione è riuscita solo per metà: chi non è riuscito a smarcarsi dal dolore dei propri ricordi, alla fine si è ritrovato sconfitto. O perduto.

E di Django che ne è stato?

Il personaggio iconico a cui i classici del cinema ci avevano abituato ha lasciato il posto, in questa serie, a un eroe tragico e smarrito, un uomo alla ricerca della figlia, estremamente tormentato e profondamente in crisi. Dopo tanto peregrinare, Django si sente un personaggio che non ha più un posto sulla terra. Per questo cerca il mare, per questo sceglie di dissolversi nelle acque dell’Oceano, in una delle sequenze più poetiche dello show di Sky. Ecco, Django – La serie ha scelto di rinunciare all’abito classico, di accantonare i suoi messaggi politici, per parlare essenzialmente del dramma dell’uomo nel mondo. Che è un dramma universale, rintracciabile negli anni caotici del Vecchio West ottocentesco così come nei giorni nostri. La produzione Sky ha scelto di parlare di un western in crisi, in cui il turbamento umano potesse avere maggior valore della virilità e dell’azione. È una scelta che all’inizio può spaesare, ma che acquisisce valore durante la visione. E, tutto sommato, ne vale la pena.