Doc – Nelle tue mani è uno dei titoli del momento. La produzione Rai, con la sua seconda stagione, sta confermando l’enorme successo ottenuto con la prima parte, uscita in piena pandemia. I motivi? Ce ne sono molti e più volte abbiamo iniziato a analizzarli (qui trovate un focus sulla produzione con protagonista Luca Argentero). Quello che è certo è che Doc – Nelle tue mani è la serie tv incentrata sul filone medical che è riuscita più di tutte a raccontare la realtà delle corsie e i reparti degli ospedali italiani. E va detto che inoltre è quella che ha ottenuto più successo, perché è riuscita a entrare nei cuori degli italiani e a empatizzare con loro. E questa è una piccola vittoria. Le produzioni italiane per il piccolo schermo infatti non hanno mai avuto un ottimo rapporto con camici e corsie. Il racconto quotidiano della sanità italiana non è mai stato semplice per la nostra fiction tv, mentre si conferma un must oltreoceano fin dalla prima Golden Age degli anni ’60.
Il medical drama da noi, dunque, non è mai stato davvero sfruttato, anche perché non ha mai particolarmente funzionato se non declinato nelle forme del melodramma romantico o della storia esemplare di buoni sentimenti. Difficile, invece, riuscire a raccontare lo sforzo quotidiano degli operatori sanitari senza ammantarlo di una qualche iperbolica conflittualità, di un qualche sofferto sentimento, di una qualche epicità eroica del tutto individuale. E non è quindi un caso che non si trovino molte serie italiane prevalentemente ambientate in un ospedale nella storia del filone medicale. Più perseverante, fino a arrivare all’aggettivo di testarda, è stata senza dubbio la rivale della tv di stato: Mediaset. La televisione privata, di batoste con i suoi titoli hospital, ne ha prese e anche di memorabili.
Il medical prima di Doc
Parlavamo di come e in che modo le serie tv italiane incentrate sul tema ospedaliero non abbiano mai sfondato nel nostro stivale. Cerchiamo di contestualizzare meglio. Un Medico in Famiglia, Una Donna per Amico o l’indimenticabile Incantesimo sono state serie tv che hanno appassionato milioni di telespettatori, ma non possono essere definite medical drama. Così come la più recente Braccialetti Rossi, che rientra nel filone del teen drama, oppure la bellissima Linea Verticale, che però risulta più uno spaccato sulla vita che legata alle corsie ospedaliere. Tutto il resto è noia, verrebbe da dire. Sia Rai che Mediaset hanno provato più volte a trovare la chiave di volta per aprire la porta del successo dei rispettivi medical drama. Alcuni esempi? Oltre la soglia, Impazienti, Terapia d’urgenza, Medicina Generale oppure la Dottoressa Giò, tutte produzioni che non sono mai riuscite a entrare nel cuore degli spettatori italiani.
Solo alcuni dei numerosi flop che hanno spaventato i produttori non più convinti delle storie ambientate principalmente nelle cliniche. Un risvolto davvero strano, se pensiamo che in altri paesi il Medical è il genere più seguito dai telespettatori. Alcuni esempi noti sono Dr.House, CSI, Grey’s Anatomy, Good Doctor o New Amsterdam sono successi mondiali e globali che hanno attirato milioni di spettatori. Doc – Nelle tue mani ha rivitalizzato una categoria senza più speranze con i suoi 8 milioni di telespettatori raggiunti nella prima stagione e gli altrettanti della seconda parte. Nelle prossime righe cercheremo di spiegare per quale motivo definiamo la serie tv con protagonista Luca Argentero il miglior medical italiano e quello più internazionale tra quelli andati in onda sul piccolo schermo. Non perdiamo dunque altro tempo e cerchiamo di analizzare tutte le sfumature di questa serie tv che ha per certi versi riscritto la storia del medical italiano.
La svolta impressa da Doc
Perché Doc è riuscita nella difficilissima impresa di far breccia nel cuore di milioni di italiani? La risposta è piuttosto semplice. La serie tv con protagonista Luca Argentero ha avuto l’umiltà di non voler creare nulla di nuovo, ma di ispirarsi a successi del filone medical e rubare un po’ da tutti alcune situazioni e scelte narrative che si sono rivelate fondamentali per il successo dei suoi predecessori. Luca Fanti è un dottore detective come il carismatico Gregory House, ma applica la teoria del sorriso di Patch Adams. Il medico da un lato è sempre pronto a dispensare abbracci e a parlare con i pazienti, ma al tempo stesso di smascherare bugiardi seriali. Le corsie ospedaliere sono teatro di carriere, amori, nevrosi, amicizie e competizioni, proprio come nella storica Grey’s Anatomy e questo è un altro punto a favore di Doc. In sostanza, non c’è nulla di innovativo che Doc apporta ai medical drama e forse è proprio questo il segreto del suo successo, la svolta di cui le produzioni italiane legate agli ospedali avevano bisogno.
Il segreto di Doc è quello di dare importanza a tutte le componenti di cui la serie tv è composta. Personaggi curati, dinamiche studiate e sottotrame ben sviluppate che rendono la produzione un puzzle perfetto con cui sia grandi che piccini possono giocare e di cui possono appassionarsi senza alcuna difficoltà. La semplicità risulta quindi il vero punto di forza della serie tv, una semplicità che riesce a farci entrare in empatia con gli operatori ospedalieri, soprattutto dopo questi due difficili anni di pandemia. Anche il tempismo è risultato importante dunque, per Doc. E non va sottovalutato inoltre come la produzione nelle sue due stagioni abbia affrontato temi differenti, sapendosi adattare bene agli eventi reali del nostro paese non cadendo nella trappola dell’anacronismo. Insomma, dopo tutte queste righe speriamo di avervi convinti sul fatto che Doc sia il medical più internazionale nella storia delle fiction italiane. Fateci saper nei commenti cosa ne pensate.