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Com’è nato Doctor Who

Un paio di mesi dopo, al team vengono aggiunte due persone piuttosto particolari: la ventisettenne Verity Lambert, la prima donna produttrice nella storia della casa televisiva inglese ed il nuovo direttore della serie indiano Waris Hussein, due altri aspetti innovativi per una serie rivoluzionaria.

Doctor Who non è stato da subito un progetto in cui la BBC credeva, anzi, sono state commissionate solo quattro puntate.

Inoltre alla produzione della serie venne assegnato lo studio D, praticamente una stanza in cui non potevano fare riprese da distante, in cui faceva molto caldo e vi erano addirittura problemi di attrezzatura: infatti quando la temperatura si alzava troppo, partiva il sistema antincendio, facendo la doccia a tutta la troupe, gli attori, gli oggetti di scena, le telecamere.

Le immagini della sigla – che potete vedere nel video sopra – sono state fatte in maniera del tutto particolare: la telecamera riceve la luce di una lampadina che dà inizio alla sequenza trasmessa ad un vecchio monitor, il quale viene ripreso della suddetta telecamera, in una sorta di loop a cui vengono applicate distorsioni tramite applicazioni di contrasti e movimenti leggeri dell’operatore che la manovra. In tal modo la luce iniziale degenera sempre di più ma il tutto viene mantenuto simmetrico, a parte durante la dissolvenza dalla quale rimarrà solo il titolo: Doctor Who.

Anche la musica e gli effetti sonori sono stati ideati in maniera estremamente creativa: Ron Grainer, compositore del reparto “Radiophonic Workshop” della BBC, insieme a Delia Derbyshire, hanno creato la musica elettronica della sigla, una sfida unica al tempo. Anche il suono dell’apparizione e sparizione del TARDIS è molto particolare – e tutt’ora utilizzato – ed è stato ottenuto sfregando una chiave di casa sulle corde di un pianoforte e registrando il risultato su pellicola. Sono stati poi tagliati i nastri e messi insieme a diverse velocità e riprodotti in avanti e indietro per avere il suono che si allontana e avvicina.

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