ATTENZIONE! L’articolo contiene SPOILERS dei primi due episodi della quattordicesima stagione di Doctor Who.
Who are you?
I’m The Doctor
Doctor Who?
– Intro
Nel 1963, sulla BBC va in onda per la prima volta uno show di fantascienza denominato Doctor Who, in cui il protagonista è un alieno in grado di viaggiare nel tempo e nello spazio a bordo della sua astronave dalle sembianze di una cabina della polizia blu. Una serie tv inizialmente pensata come programma per bambini (qui potete leggere la storia del primo indimenticabile episodio) che raggiunge un successo straordinario e inaspettato con il passare degli episodi. Tutto merito dei Dakeks e, si, anche di tanto cuore. Perché il Dottore sarà anche un alieno un po’ eccentrico e persino burbero ma possiede un’enorme bontà d’animo e dei modi di fare paterni. Il suo spirito combattivo, il suo acume e la sua stravaganza ne hanno decretato il successo permettendo agli interpreti futuri di esplorarne le mille sfaccettature dell’animo.
Nel 2005, uno sceneggiatore britannico di poco conto riusciva in una delle imprese più titaniche della storia della televisione: riportare in auge Doctor Who.
Quello sceneggiatore era Russel T. Davies, nel cui curriculum figurava a stento una miniserie su Casanova. Credendo fermamente nel progetto, pur con scarse sovvenzioni e i dubbi su questo fantomatico seguito, Davies riuscì dove altri avevano fallito prima di lui. Così, il TARDIS riapriva le sue porte al pubblico britannico, invitandolo a fare un salto dentro per scoprire, ancora una volta, “all time and space”. Al timone, nei panni del Time Lord, c’era Christopher Eccleston e come sua companion una giovanissima Billie Piper. La prima stagione di questo nuovo Doctor Who si rivolgeva a un mondo diverso, in continua evoluzione e difficile da accontentare. Davies, infatti, pur riprendendo la formula classica dello show e i suoi aspetti più iconici, aveva anche capito l’importanza di adattarli a una generazione dinamica come quella degli anni Duemila.
Nel 2024, quasi vent’anni dopo quell’impresa, Doctor Who non solo è diventato un fenomeno mondiale ma ha celebrato persino i suoi 60 anni dalla prima messa in onda. A succedersi nei panni del Dottore, dopo Eccleston, ci sono stati David Tennant, Matt Smith, Peter Capaldi e la meno sfortunata Jodie Whittaker. Gli ultimi anni, quelli di Chris Chibnall insieme alla Whittaker appunto, hanno rappresentato un periodo buio per la serie tv (qui parliamo del perché Doctor Who non sembrava più lo stesso). Un periodo talmente buio che si è persino parlato di cancellazione. Ed è così che l’unico uomo apparentemente in grado di salvare il Dottore è stato proprio colui che l’ha già fatto una volta.
Russel T. Davies torna come showrunner in Doctor Who e ogni cosa sembra già funzionare alla perfezione.
C’era bisogno di una cesura. Un linea di confine che distinguesse, in maniera incontrovertibile, quanto fatto da Chibnall con la nuova direzione pensata da Davies. Inoltre, un’altra questione urgente richiedeva l’attenzione totale, ovvero il sessantesimo anniversario di Doctor Who. Come celebrarlo nel migliore dei modi? E come far coincidere la celebrazione con il cambio di rotta? Fresco dal cilindro come un coniglietto bianco in attesa da lungo tempo, David Tennant torna a vestire i panni del Dottore. Di un altro Dottore, si capisce. Attraverso tre episodi speciali, Davies ottiene così il risultato sperato e unisce l’utile al dilettevole. Tennant torna trionfalmente nelle vesti di uno dei suoi personaggi più iconici, affiancato dalla companion per eccellenza Donna Noble. Flashback alla quarta stagione e scende una lacrimucci
Tre episodi speciali, quindi, che dicono elegantemente addio all’era Chibnall e salutano allegramente un futuro, si spera, ben più radioso per Doctor Who.
Narrativamente parlando si tratta di un domani da un lato minacciato dal temutissimo Toymaker (qui potete leggere la nostra recensione di The Giggle) e dall’altro illuminato dall’arrivo del quindicesimo Dottore di Ncuti Gatwa. Una versione di cui, a conti fatti, avevamo un estremo bisogno. La quattordicesima stagione (potete vedere gli episodi sul catalogo di Disney+) inizia, come da tradizione per Doctor Who, con un episodio natalizio che rappresenta un po’ il prologo di questo nuovo capitolo. Durante la Vigilia di Natale, una bambina appena nata viene lasciata di fronte ai gradoni di una chiesa (qui potete leggere la nostra recensione di The Church on Ruby Road). Diciannove anni dopo quella bambina, a cui è stato dato il nome di Ruby Sunday, incontra l’alieno più incredibile dell’universo. E la sua vita non sarà più la stessa.
Nello spirito più gioioso dei companion, Ruby accetta la mano tesa offerta dal Dottore. Nei suoi occhi non c’è paura o timore ma solo un’ immensa curiosità. Lui l’avverte fin dal principio. Le confessa di portare sfortuna e che il viaggio oltre lo spazio e il tempo potrà rivelarsi più pericoloso di quanto non immagini. Conosciamo bene questa storia e possiamo prevederne già il finale. L’addio a Ruby sarà devastante. Così come è accaduto con Rose, Donna, Clara e Amy (oh Amy), anche Ruby avrà un ruolo fondamentale da assolvere nel curare le ferite del Dottore e rimetterlo in sesto, nel fargli aprire gli occhi ancora una volta sulle meraviglie del cosmo. Eppure arriverà un momento in cui il compito diventerà troppo arduo per un semplice essere umano.
“Come along” fino a che le gambe ti permettono di correre.
Adesso è ancora il tempo dell’avventura. Dopo aver sconfitto dei goblin particolarmente golosi di neonati, Ruby accetta la proposta del Dottore e parte con lui. Siamo immediatamente stregati da questa ragazza. Positiva, caparbia, generosa e divertente. Ruby è la companion che era mancata al Dottore per troppo tempo. Possiede molte delle caratteristiche delle sue predecessore ma, allo stesso tempo, un’innocenza genuina che la distingue dalle altre. Ma la somiglianza più evidente è quella che con Clara Oswald. Se la seconda era “the impossible girl” , salvando la vita al Dottore in diverse linee temporali, anche Ruby promette di rivelarsi un personaggio più unico che raro. Lo stesso Dottore percepisce qualcosa di diverso in lei, connesso a quel momento nel passato al quale anche lui si trova misteriosamente legato.
Non dimentichiamo che, prima della Clara di Steven Moffatt, lo stesso Davies aveva investito una delle sue companion di una certa rilevanza fatale. Lo showrunner torna così al passato, alle origini del suo stesso lavoro riportando metaforicamente in vita Rose “Bad Wolf” Tyler nei panni della gioiosa Ruby Sunday. Strizzando l’occhio al suo percorso e a quello compiuto dagli altri colleghi, Davies fa accuratamente tesoro del viaggio compiuto in Doctor Who fino a qui. Non solo Ruby Sunday, infatti, ma anche Fifteen è la somma delle parti delle incarnazioni che l’hanno preceduto.
C’è il magnetismo di Ten, la stravaganza di Eleven e la mente scientifica di Twelve. Oltre a un’energia impetuosa che rende Fifteen unico.
Ncuti Gatwa sta tracciando il proprio cammino. Lo fa nello stile – ancora in progredire – nei manierismi, nelle frasi e persino in uno screwdriver diverso da qualsiasi altro mai visto prima. Già in questi primi due episodi vediamo il suo modo curioso e aitante di affrontare le avventure. Prima nel futuro, alle prese con dei bambini spaziali, un bogeyman e una favola presa un po’ troppo alla lettera. Poi nel passato, pronto a salvare la musica dai piani diabolici di Maestro. In entrambe le occasioni il Dottore mostra un’insolita spavalderia ma anche momenti di tensione e persino paura. Sentimenti nuovi per il suo carattere e dai quali lui stesso è sorpreso. Soprattutto lo scontro contro Maestro lo mette in netta difficoltà e solo l’intervento provvidenziale di John Lennon e Paul McCartney lo trae d’impiccio.
C’è una vulnerabilità inaspettata che si scorge in questo nuovo Dottore, abile a mascherare rapidamente la tristezza e la solitudine dietro un sorriso smagliante.
Ncuti Gatwa è ipnotico e irresistibile. La sua energia vitale ci trascina all’interno della storia, rendendoci partecipi delle avventure del Dottore come non accadeva da tanto, troppo tempo. E mentre le loro avventure nello spazio sono appena iniziate, leggiamo già tra le righe il grande mistero di questa stagione. Davies ha promesso numerose sorprese per il futuro e, di certo, qualche seme sta già mettendo radici in questi due primi episodi. Il filo conduttore della stagione ruoterà attorno alla vera identità di Ruby. Chi è sua madre? Cosa nasconde il suo DNA? Quale potere ha temuto un nemico agghiacciante come Maestro? Ma ciò che davvero ci entusiasma maggiormente è renderci conto, con assoluta chiarezza, che Doctor Who ha finalmente ritrovato il suo cuore. Anzi due.