ATTENZIONE! L’articolo contiene SPOILERS dei primi due episodi della quattordicesima stagione di Doctor Who.
Who are you?
– Intro
I’m the Doctor
Doctor who?
Che il quarto episodio della nuova stagione di Doctor Who fosse abbastanza unico, dovevamo già intuirlo dall’assenza della sigla di apertura. Mai, in 60 anni di onorato servizio, la serie tv della BBC ha mancato la sua iconica sigla infatti. Eppure, stavolta lo ha fatto. Un segnale chiaro e preciso delle intenzioni innovatrici di Russel T. Davies. Venuto a salvare Doctor Who, lo showrunner non ha alcuna intenzione di ripercorrere la strada già battuta (qui le sue dichiarazioni riguardo alla nuova era) costruendo una stagione che, di puntata in puntata, sorprende per la sua grande unicità e freschezza. Così, stavolta, non solo Davies ha deciso di spezzare una tradizione ma di appoggiarsi a un genere decisamente più vicino allo stile di Moffat che al suo. Facendo ricorso così al folklore gallese, lo showrunner cuce una storia horror in cui la companion Ruby Church è protagonista assoluta.
Cerchi di fate, le coste del Galles, un primo ministro fascista e una donna inquietante a 73 yards (67 metri circa) di distanza. Una serie di elementi che, presi singolarmente, potrebbero non avere alcun senso ma che insieme danno forma al primo vero episodio di formazione per Ruby, nuova companion del Dottore. Una companion che, dunque, come tutte coloro che l’hanno preceduta, è chiamata ad affrontare una missione in solitaria e confrontarsi così davvero con l’universo caotico del Dottore e delle sue non-regole. Ha viaggiato nel futuro con “Sleeping Babies” e poi nel passato con “The Devil’s Chord” (qui la recensione dei primi due episodi). E se con “Boom” (qui trovate la nostra recensione) Ruby ha visitato un nuovo sistema stellare e quasi rischiato di morire, in “73 Yards” c’è un destino molto più terribile in serbo per lei.
Come Rose, Donna, Amy e Clara, anche Ruby affronta la prova più ardua di Doctor Who: essere abbandonata dal Dottore.
Giunti sui promontori rocciosi del Galles, il nuovo duo di Doctor Who (che potete vedere sul catalogo Disney+ qui)non fa in tempo a godersi il panorama mozzafiato che qualcosa di misterioso e oscuro accade. Lì dove cielo e terra si incontrano, esistono ancora delle tradizioni antiche. Tradizioni che parlano di fate e spiriti riservando loro una silenziosa reverenza e piccoli gesti devozioni. Senza avere il tempo di rendersene conto, il Dottore calpesta sbadatamente uno dei tanti cerchi di fate che si trovano su quei promontori. Incuriosito e affascinato, l’alieno di Gallifrey non ci pensa due volte e legge il messaggio che era stato riservato a ben altri tipi di occhi.
“Who is Mad Jack?”.
In un batter di ciglia, Ruby si trova improvvisamente sola. Beh, non del tutto. Perché in lontananza si staglia la figura di una donna, vestita di nero e dai lunghi capelli bianchi. Una donna che sembra rivolgersi a lei ma di cui non riesce a vedere bene il volto né tantomeno a sentirla. Tagliata fuori dal TARDIS, Ruby decide di scendere in città dove forse qualcuno saprà spiegarle cosa succede. L’ostilità locale, però, e le prese in giro dei gallesi non aiutano di certo la ragazza che continua a essere semperdistans dalla misteriosa donna.
Tranne Ruby, però, le altre persone attorno a lei non solo sembrano non rendersi conto della sua presenza ma, anche quando lo fanno, riescono ad avvicinarsi tranquillamente. Qualcosa di terribile accade tuttavia quando iniziano ad ascoltarla. Come un sortilegio o il canto di impietose sirene, le parole della donna portano alla follia, facendo allontanare chiunque da Ruby per sempre. Nessuno è immune. Neppure la stessa madre adottiva della ragazza né tantomeno Kate Stewart, capo della UNIT che qui fa il suo breve ma glorioso ritorno in Doctor Who. Così, anno dopo anno, Ruby si ritrova sempre più isolata, allontanata dalle persone care e, allo stesso tempo, incapace lei stessa di creare dei legami con altre persone. Perché, ovunque guardi, c’è sempre in lontananza la donna a osservarla.
73 Yards è un episodio inquietante che mette al centro della narrazione la solitudine, una delle paure più grandi dell’uomo in quanto animale sociale,
Il Galles è una terra intrisa di mistero e magia. Tra i numerosi elementi del folklore gallese, le Tylwyth Teg occupano un posto speciale.
Queste affascinanti creature, conosciute come il “Popolo Bello” o semplicemente “le Fate”, popolano i racconti e le leggende di questa antica terra, offrendo un richiamo incantato che continua a catturare l’immaginazione di chiunque ascolti le loro storie. Le Tylwyth Teg sono generalmente rappresentate come creature di straordinaria bellezza, con capelli dorati e vesti scintillanti. Abitano luoghi remoti e incantati come foreste, colline, e specchi d’acqua. Spesso vivono in mondi paralleli o sotterranei, accessibili solo attraverso portali magici o durante particolari momenti dell’anno.
Nonostante la loro apparente benevolenza, le Tylwyth Teg possono essere capricciose e pericolose. Rispondono con gentilezza a chi le rispetta, ma puniscono severamente chi le offende o disturba i loro luoghi sacri. Le leggende raccontano di persone che, incautamente, hanno disturbato un cerchio delle fate o rubato oggetti fatati, subendo poi terribili conseguenze. Come sembrerebbe accadere in questa puntata. Una delle leggende più celebri è quella del Contadino di Pwllheli, che, mentre lavorava nei campi, fu avvicinato da una bellissima fanciulla fatata. Dopo averla aiutata a recuperare un oggetto smarrito, il contadino fu invitato a un banchetto nel regno delle fate. Sebbene fosse tentato, ricordò i racconti della sua infanzia e rifiutò cortesemente ogni offerta di cibo e bevande. Al suo ritorno nel mondo umano, scoprì che erano passati molti anni, sebbene a lui fosse sembrato solo un giorno.
“She looks like what she looks like”
– Carla
In questa puntata di Doctor Who, il folklore gallese incontra l’horror.
Almeno per buona parte dell’episodio. La donna in lontananza rappresenta l’elemento disturbante della storia, il bizzarro che fa capolino da un’altra dimensione e sconquassa interamente la vita di Ruby. Ma, in realtà, c’è molto di più di quello che sembri. L’indizio più importante lo lascia proprio il Dottore prima di scomparire, quando fa riferimento a Roger ap Gwilliam “the most dangerous PM in history”, un politico che nel 2046 porterà il mondo sull’orlo della guerra nucleare. Nulla che dovrebbe preoccupare Ruby no? E invece si. Perché gli anni passano, Ruby è sempre più isolata ma poi qualcosa improvvisamente accade. Ruby vede in tv il Roger ap Gwilliam di cui le aveva parlato il Dottore molti anni prima. Lo stesso primo ministro è noto anche con il nomignolo di “Mad Jack” e, improvvisamente, il cerchio si chiude.
Come il cerchio di fate che il Dottore ha spezzato, così tocca adesso a Ruby rimettere di nuovo le cose a posto.
La donna di quarant’anni ha ormai imparato a convivere con la figura misteriosa che la segue ovunque vada e, adesso più che mai, capisce quale sia il suo ruolo. Ed è dunque Ruby, non il Dottore a salvare il mondo. Iscrittasi alla campagna elettorale di questa spaventosa imitazione gallese di Donald Trump firmata Doctor Who, Ruby elabora un piano geniale per fermare Roger prima che sia troppo tardi. Ancora una volta si tratta di aspettare, una cosa in cui la companion è diventata ormai molto brava. Durante le prove per il grande comizio di ap Gwilliam in uno stadio di calcio, si trova a 73 metri dall’aspirante dittatore ed è a questo punto che la donna misteriosa è esattamente dove deve essere.
Non è però ancora finita. La vita di Ruby continua, solitaria e silenziosa. La vediamo adesso vecchia prima far visita un’ultima volta al TARDIS e poi in un letto di una casa di cura. In punto di morte, eccola finalmente ai piedi del letto. La sua donna misteriosa che le ha fatto compagnia per tutta la vita. Quando le due stanno per guardarsi negli occhi, l’anziana Ruby viene catapultata nel passato. Lì i piedi sul promontorio osserva se stessa mentre giunge insieme al Dottore, nel punto in cui anche lei, tanti anni prima, aveva per la prima volta messo piede. Il loop si interrompe. La donna in lontananza scompare e Ruby ferma il Dottore prima che possa rompere il cerchio di fate (di nuovo). Non solo quindi orrore e folklore ma anche predestinazione e destino.
La vita di Ruby è un percorso già delineato che la porta inevitabilmente nel posto giusto al momento giusto.
Una vita che la ragazza deve necessariamente trascorrere da sola per assolvere al proprio destino (ecco qui 7 serie che si sono ribellate al destino dei loro personaggi). In quella solitudine forzata e perenne, Ruby si adatta fino a che è lei stessa a non poterne fare a meno. Vivendo dentro la società ma allo stesso tempo ai margini, anche lei diventa come la donna in lontananza. Ne percepisci i contorni ma non riesci a cogliere i dettagli. Doctor Who tratteggia una straordinaria metafora della solitudine se vogliamo. Quella sensazione di essere presente ma allo stesso tempo no. Anche dentro una stanza con mille persone. E poi c’è il destino ineluttabile al quale Ruby non può sfuggire. Una missione che le è stata imposta, forse dalle stesse fate adirate per il cerchio spezzato, e necessaria per interrompere il loop.
Ci sono ovviamente moltissime domande insolute e dei punti oscuri della puntata persino un po’ forzati e contradditori. Niente che non possa essere perdonato a Davies né tantomeno a Millie Gibson, protagonista di questa puntata. Brillante e talentuosa, la giovane attrice si è caricata sulle sue sole spalle una responsabilità che altre ex colleghe avevano già avuto. Nel reggere da sola la puntata, Millie fa un lavoro eccellente facendoci persino dimenticare per un minuto che Doctor Who sia uno show sul Dottore. Come in “Turn Left”, in cui Donna Noble sperimenta una vita alternativa senza aver mai conosciuto il Dottore, anche in questo caso la companion deve cavarsela da sola e affrontare l’inspiegabile.
“At the end I have hope. Because that’s very you, isn’t it my old friend? I dare to hope”
– Ruby Church