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Analisi psicologica del Decimo Dottore di Doctor Who

Doctor Who
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La caratteristica principale di Doctor Who è la capacità del Dottore di rigenerarsi. Così dopo la presenza fulminea di Nine, il Signore del Tempo cambia volto e si trasforma in Ten. Arrogante tanto quanto il suo predecessore, è però più ottimista e spensierato grazie soprattutto all’influenza dei suoi companion. Con Rose è innocente e un po’ meno maturo, incurante delle conseguenze umane della sua vita. Perché Ten, anche se all’inizio cerca di non pensarci, è consapevole che non può avere un compagno con sé in eterno. Come dice a Rose:

“Puoi passare il resto della tua vita con me, ma io non posso passare il resto della mia con te”.

Non vuole vedere le persone a lui care appassire e morire ed è quell’orrore che evita quando le lascia indietro. È la condizione della sua stessa esistenza, una verità difficile da accettare tanto che domanda a Rose per quanto tempo starà con lui, solo per sentirsi rispondere “per sempre”. Ma non le chiederebbe mai questo sacrifico perché pensa di non meritarlo, perché non le negherebbe mai qualcosa che lui desidera per sé in Doctor Who. Quell’amore l’ha incatenata, impedendole di vivere quella vita umile, quotidiana e stupida che Ten vorrebbe, dato che è “l’unica avventura che non potrei mai avere”. È come se le stesse togliendo la vita e questa è la colpa più grande di cui il Dottore si possa mai macchiare.

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In Doctor Who non si può parlare di Ten senza Rose.

Non solo condividono lo stesso sprezzante e gioioso approccio alla vita, ma credono ciecamente l’uno nell’altra. Rose ha visto il suo lato peggiore, la sua rabbia e la sua vulnerabilità e non l’ha mai abbandonato. La sua unica preoccupazione è che non sia solo nel grande e sperduto universo: “Poi ho incontrato il Dottore e tutte le cose che gli ho visto fare per me, per te, per tutti noi. Per l’intero stupido pianeta e per ogni pianeta là fuori. Lo fa da solo. Ma non più, perché ora ha me”, confessa a sua madre. A sua volta il Dottore si fida di lei tanto da lasciarle il comando quando è necessario, facendola diventare nel corso di Doctor Who una companion forte e intelligente. E ripaga l’altruismo della ragazza quando rinuncia a lei per darle quello che si merita, per darle sé stesso senza sottoporla al dolore di vedersi invecchiare e morire mentre lui vive. Dimostrando la purezza e la semplicità del loro amore e che Ten è il Dottore di Rose, suo ideale e fondamento.

Il dolore della sua perdita, però, rende Ten meno innocente, più pericoloso e disperatamente desideroso di trionfare in Doctor Who. Se solo infatti Donna non l’avesse fermato nel Racnoss, avrebbe compiuto una strage di bambini e sarebbe morto permanentemente.

Diviene così più consapevole delle conseguenze del suo stile di vita, più responsabile ma allo stesso tempo più avventato: il suo esagerato altruismo nasce inizialmente dal desiderio inconscio di porre fine a una vita diventata troppo dolorosa. Ma lui non può farlo perché, come ultimo della sua specie, vivere è il suo dovere. E così devono fare anche le persone attorno a lui, non accettandone la morte. La prende sul personale se vengono ferite e fa di tutto per mantenere le sue promesse, anche a costo di rischiare la sua copertura, come per Madame de Pompadour o i sopravvissuti del Titanic.

Il salvataggio non si limita solo ai buoni perché il Dottore ama indistintamente tutta la vita.

Difatti, cerca di capire prima di condannare qualcuno e dà ai cattivi la possibilità di redimersi. Non vuole più uccidere, troppo è il sangue sulle sue mani. Certe volte, però, non ha opzioni. Succede con i Cybermen: la sua mano gli ammazza ma, mentre li guarda morire, si scusa. Si sente responsabile e quindi prova a confortarli, anche perché non è mai felice della sconfitta di qualcuno che ha dell’umanità in sé.

Quel suo ardente tentativo di salvare vite è ben evidente nell’acqua di Marte. Lì dimostra che la sua grandissima intelligenza lo rende sì capace di risolvere ogni situazione, ma gli dà l’audacia di commettere errori gravissimi, come cercare di riscrivere il futuro. Per giustificare il torto della Guerra del Tempo, ha provato a rimodellare la visione di sé stesso: in quel momento non era più un insignificante sopravvissuto ma un dio onnipotente che può controllare il tempo a suo piacimento. Su Marte testa il suo enorme potere, tentando di fermare la profezia sulla sua morte, talmente ne è spaventato. Nessuno però dovrebbe avere così tanto potere e pure lui riconosce di essersi spinto oltre, ammettendo che alle volte la morte salva dal diventare malvagio, specialmente per un Signore del Tempo fallibile come lui.

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La voglia di vivere, la paura della morte e la fallibilità lo rendono facilmente riconoscibile e tremendamente umano. Ed è questa la caratteristica principale di Ten in Doctor Who.

Nonostante tutto, lui è profondamente umile. Perché dona senza chiedere niente in cambio ed è sempre pronto ad aiutare gli altri, perché ammette i suoi errori e i suoi difetti cercando di migliorare e di non abusare troppo del suo potere. È disposto a danneggiarsi emotivamente o fisicamente per il beneficio degli altri. Abbandona l’amore della sua vita in un mondo irraggiungibile ma dove è felice. Vive lontano dai suoi amici perché finirebbe col ferirli, sapendo che senza di lui stanno meglio: infatti Martha gli confessa di sentirsi in colpa per ciò che è capitato alla sua famiglia, Sylvia Noble gli dice chiaramente che ha rovinato Donna, Davros gli mostra come tanti sono morti per lui. E ogni volta accetta quelle accuse perché riconosce di non essere perfetto.

Sta inseguendo la redenzione, ma non si concede alcuna pietà quando non raggiunge il suo ideale etico. Eppure sa mettere da parte l’odio e la vendetta per il perdono. Verso l’assassino di sua figlia, verso l’ultimo Dalek o il Maestro. Avrebbe fatto di tutto per salvare l’amico, anche scendendo a compromessi terribili per la sua moralità. E ogni tanto vacilla, ad esempio di fronte a Wilf. Ten salva tante vite in Doctor Who, non vale forse qualcosa? Almeno più di quella di un vecchio che comunque sarebbe morto presto? Però non può semplicemente andarsene, per lui non c’è niente di più terribile della morte di un essere umano.

Ecco il nucleo profondo di Ten, che non ha paura delle sue emozioni, di ammettere in lacrime di aver bisogno di qualcuno che lo allontani dai suoi demoni, di non volersene andare da una mondo che ama e che nonostante il dolore riesce a essere sempre speranzoso. Rendendo straziante il suo addio e trasformandolo nell’incarnazione più umana, emotiva, emozionante e amata di sempre in Doctor Who.

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