Attenzione: seguono pesanti spoiler su Doctor Who!
Caro amico,
è il tuo Dottore che ti parla. Ci sono così tante cose che avrei voluto dirti ma non è facile trovare le parole quando si tratta di te. Sembrerà assurdo considerato che il mio problema è sempre quello di non stare abbastanza zitto, di avere anzi sempre qualcosa da dire. Eppure quando si tratta di te, le parole non escono fuori. Non penso, però, che questa lettera lascerà mai il TARDIS.
Voglio immaginarti mentre la tieni fra le mani, nella speranza che possa fare breccia in quel cuore indurito dagli anni, una fortezza in cui hai deciso di rifugiarti e da cui tenere tutti fuori, persino me. Come siamo arrivati a questo punto? Come possiamo essere su due fronti opposti, noi che prima combattevamo fianco a fianco?
Voglio innanzitutto che tu sappia che mi dispiace. Mi dispiace di non esserci stato quando ti hanno inflitto tutto quel male, di averti lasciato indietro in balia dei tuoi demoni, non avrei mai voluto essere così vigliacco da dimenticarmi di te.
Non avrei mai creduto che ritrovarti avrebbe significato perderti per sempre.
Trovarti dall’altro lato della barricata, spinto da quello stesso odio che anche io conosco molto bene. Ciò mi riporta al momento più buio della mia storia, giorni che ho cercato di dimenticare e che solo dopo molto tempo ho capito quanto facciano, invece, parte di me. Quanto mi rendano quello che sono oggi.
Sono la somma di tutti i me passati, di tutti i viaggi che ho fatto, delle persone che ho incrociato sul mio cammino. Il Dottore di oggi è il risultato di tutti quelli che sono venuti prima.
Da quel dolore non so esattamente come ho fatto a uscirne, forse perché sul mio cammino ho trovato una ragazza dal cuore buono che mi ha fatto ricordare ciò che avevo dimenticato. Il suo nome è quello di un fiore e forse, in qualche modo, lei mi ha salvato la vita.
Adesso il ricordo è meno nitido, come anche quello di altre persone che mi hanno tenuto compagnia negli anni. Ecco, magari è questa la differenza tra me e te. Io ho cercato negli altri il conforto, una famiglia surrogata che mi strappasse a questa solitudine, tu hai deciso di fare della solitudine la tua roccaforte. Ma non si può stare soli per sempre.
Questo l’ho imparato pure io. A un certo punto arrivi a capire che il tempo è inclemente per quelli come noi, che nessuna meraviglia dell’Universo è altrettanto bella se a vederla sei solo tu.
Loro mi aiutano a vedere, a guardare passato e futuro con occhi diversi. Dovresti vedere le loro facce, la loro incredulità di fronte a ciò che per noi è così banale a volte. Sono fragili questi umani, delicati nei loro sentimenti e poi, quando pensi di aver capito tutto, compiono qualcosa di inaspettato, qualcosa che mal si accorda con la loro natura effimera.
So che tu non la pensi così, forse è perché non sei stato fortunato quanto me.
Posso tornare indietro nel passato a mio piacimento ma non posso cambiare l’unica cosa che davvero vorrei fosse andata diversamente. Questi compagni che mi impediscono di rimanere da solo non saranno mai te, non possono comprendere un minimo della solitudine che ci riguarda, del dolore che abbiamo vissuto.
Vorrei averti al mio fianco amico mio, con te l’Universo non sembrerebbe più un luogo stretto in cui appena respiro, in cui mi muovo senza sosta, alla ricerca infinita. Di cosa poi? Non credo di saperlo più. È passato molto tempo da quella prima volta che mi sono messo in viaggio.
Adesso tutti i contorni sono sfumati. Se ti conosco bene avrai disgusto del mio sentimentalismo, di questo patetico Dottore rimasto per troppo tempo con gli umani e contagiato dalla loro fragilità. Come vorrei dirti invece che ti sbagli. Vorrei dividere tutto questo con te amico mio, fratello mio.
Forse arriverà un giorno in cui riuscirò a dirti tutto questo, in cui ti stringerò la mano come un tempo e non lotteremo più da due lati opposti ma fianco a fianco contro il nemico comune. Eppure non so se il momento arriverà mai, lascerò che questa lettera si perda tra i meandri del TARDIS come tante altre cose che ho perso in questi anni. Questa mia lettera senza indirizzo rimarrà qui dentro insieme a me come tutte le parole che non trovo la forza di dire a voce alta.
Tuo, Dottore