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La puntata migliore di Doctor Who

Doctor Who
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Doctor Who è un meraviglioso viaggio a tinte british pieno di scoperte, avventure, emozioni, fantascienza, colpi di scena, che parla a tutti e riesce a rinnovarsi in continuazione nonostante sia ormai alla soglia dei sessant’anni. Il che è stupefacente. Così come ognuno di noi ha il suo Dottore preferito, allo stesso modo ci sono degli episodi del cuore che non smettiamo mai di guardare, anche se non necessariamente appartengono all’era che più amiamo. Certo, tra il gusto personale e la longevità della serie, non è che sia proprio la cosa più facile del mondo scegliere la migliore puntata in assoluto. Eppure, nel momento in cui abbiamo iniziato a pensarci, delle parole sono subito risuonate nella nostra testa, come un eco lontano che si è fatto sempre più vicino, sempre più intenso:

“Non battere ciglio. Se lo fai sei morto. Non voltare mai le spalle. Non distogliere lo sguardo. E non chiudere mai gli occhi. Buona fortuna”.

Abbiamo capito tutti a quale episodio ci riferiamo, giusto? Perché possiamo esserci emozionati fino alle lacrime con la storia di Van Gogh, spaventati e intristiti dal Bambino Vuoto o aver provato tantissime altre sensazioni in altrettante puntante, ma nessuno riesce – e forse riuscirà mai – a battere ciò che Steven Moffat ha creato nell’unico episodio da lui scritto della terza stagione: Blink. E non lo diciamo soltanto perché è il più popolare dell’intera serie tv.

Andremo subito spiegarvi le ragioni che rendono Blink la migliore puntata di Doctor Who di sempre.

Doctor Who

Sappiamo che qualcuno sta storcendo il naso, soprattutto perché abbiamo scelto come migliore un episodio Doctor-lite, ovvero caratterizzato da una netta mancanza del protagonista e/o dei suoi companion sia per ragioni di budget, sia di programmazione. Dovrebbe essere un handicap, invece Moffat lo eleva a suo punto di forza, dando spazio a personaggi memorabili e mostrando com’è vivere nell’universo della serie dal punto di vista di un estraneo. Certo, Doctor Who è il Dottore, ma è anche molto di più: riguarda il tempo, lo spazio, la paura, l’amore, la natura dell’umanità proprio a causa dell’interesse che gli alieni di Gallifrey (e non solo) hanno per la nostra specie.  

Trasformando Ten in un essere misterioso e incentrando l’episodio sulle persone comuni, quest’ultimo diviene un tributo alla vita umana attraverso l’iconica Sally Sparrow, la protagonista ordinaria, senza pretese, che sa essere coraggiosa se necessario e che, nell’arco di una singola puntata, sfida la comprensione del suo mondo, piange le sue perdite e ridefinisce il suo futuro. Siamo sinceramente interessati a lei e al suo destino, la ricordiamo ancora oggi grazie soprattutto all’ottima interpretazione di Carey Mulligan, aiutata da un ottimo cast di supporto. L’attrice appare fin da subito divertente, dolce, coinvolgente, accattivante e dona a Sally calore, umorismo, forza e fragilità in Doctor Who.

Certo, all’inizio lei è scettica, ma chi non lo sarebbe di fronte all’assurda situazione e allo strano videomessaggio del Decimo Dottore?

Già perché la forza di Blink sta anche nel modo in cui sovverte la classica struttura dell’episodio di Doctor Who. Del resto, il Dottore è presente soltanto sottoforma di DVD che ha registrato specificatamente per questo evento. Proprio per la marginalità del protagonista, questa è da molti ritenuta la puntata da mostrare a chi non è sicuro di iniziare la serie. Infatti, non è necessario conoscere niente della mitologia dello spettacolo; anzi, il Dottore è presentato come parte del mistero e, poiché il pubblico vuole risolverlo, vuole saperne di più anche su questo strano uomo. A differenza di altri episodi che potrebbero apparire troppo fantascientifici o addirittura infantili, qui la narrazione aumenta la curiosità in maniera naturale, toccando gradualmente temi fondanti dello show e dando alcune importanti risposte. Così da mostrarne tutte le sue meravigliose potenzialità.

Dunque, Moffat non ha avuto paura del cambiamento, sovvertendo le nostre aspettative con la riduzione dei soliti cliché di Doctor Who. Certo, non funzionerebbe sempre e anche qui ne sono comunque presenti molti, ma non ne costituiscono il fondamento, portando così il rinnovamento. A ciò contribuisce anche la regia. Hettie MacDonald, con il suo lavoro di macchina e di luci, ci imprigiona nella stessa trappola di Sally e, pur volendo distogliere lo sguardo dagli orrori che la inseguono, siamo paralizzati dall’idea di dover mantenere il contatto visivo per proteggerla. Ad esempio, magnifico e inquietante è quando l’inquadratura ravvicinata riprende Sally che fissa la pioggia, prima dell’inevitabile sbattere delle palpebre che viene trattenuto per un lungo e tensivo lasso di tempo. L’estetica, poi, è grigia, fredda, cupa, diversa dalla calda e colorata atmosfera che si respira solitamente.

Questo perché si allinea perfettamente con i villain dell’episodio, che abbiamo lasciato appositamente in fondo perché sono il motivo principale per cui Blink è la migliore puntata di Doctor Who.

Gli Angeli Piangenti sono le creature più terrificanti nella storia della serie tv, i più iconici creati nell’era moderna, il cui debutto è ancor più memorabile di quello dei Cyberman nel 1966. La loro genialità è duplice. In primis, c’è il modo non convenzionale con cui eliminano le loro vittime; in secondo luogo – ed è la ragione per cui sono ancora impressi nella nostra mente– è che sono statue immortali e senza alcun rimorso che si muovono solo quando non le fissiamo, ma, se vacilliamo anche solo per un istante, si avvicinano alla velocità della luce e ci succhiano via la linfa vitale, spedendoci nel passato. È un’idea così semplice e allo stesso tempo terribilmente spaventosa che è incredibile come non sia mai stata impiegata nell’horror fino a quel momento.

Già perché questi 45 minuti di Blink sono puro horror, tanto che la BBC consigliò ai genitori di vederli con i figli solo di giorno e che pure il creatore di Black Mirror, Charlie Brooker, l’ha elogiato definendolo assolutamente terrificante. E non è una cosa che si vede tutti i giorni in Doctor Who.

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Gran parte dell’orrore si svolge fuori dallo schermo o ai margini della nostra prospettiva, facendo leva sui nostri istinti naturali e su quella visione periferica che ci avverte di un possibile pericolo imminente. E, per questo, amplifica il nostro senso di terrore all’ennesima potenza. Inoltre, la paura che sente Sally è così palpabile perché gli Angeli Piangenti non sono stati ricreati in CGI, ma erano impersonati da due attrici con protesi, con MacDonald che usò i fermoimmagine per ricreare l’immobilità delle statue. Avere qualcosa di tangibile con cui interagire per gli attori è un grande vantaggio e l’abbiamo visto proprio in questo episodio, che ci ha fatto provare la stessa paura della protagonista.

Insomma, l’immagine di Sally e Larry pietrificati che fissano con terrore gli Angeli Piangenti è diventata fissa, iconica, come l’idea di nascondersi dietro il divano dai Dalek.

Ecco perché Blink è la migliore puntata di Doctor Who. Oltre ad aver coniato la leggendaria espressione “Wibbly-Wobbly, Timey-Wimey, Stuff”, è tutto ciò che dovrebbe essere un episodio di questa serie tv: divertente, spaventoso, accessibile ai neofiti ma con molti cenni ai fan. E non solo. Ha dimostrato che uno spettacolo così longevo è sempre in grado di rinnovarsi; ha una sceneggiatura sublime che, in soli quarantacinque minuti, racconta una storia completa e soddisfacente, con personaggi profondi e intriganti. Soprattutto, ha catturato la nostra immaginazione come nessun altro episodio aveva mai fatto, immergendoci nei temi principali dello show: la mutevolezza del tempo e il terrore viscerale che qualcosa di ordinario possa rivelarsi assolutamente terrificante. Come una statua di un Angelo Piangente. E da allora, le statue non sono mai più state le stesse.