Che Doctor Who sia una serie a dir poco geniale lo dimostra il fatto che va in onda sul piccolo schermo ormai da 54 anni (sia pure con dei periodi di iato). Poche altre serie o saghe possono vantare una vita così longeva, che tra l’altro si divide tra serie televisiva vera e propria, spin-off, libri e film, tanto che è diventato complicato stabilire cos’è canonico e cosa invece non lo è.
È per questo che parlare di “punto debole” in una serie con una mitologia così vasta e duratura nel tempo sembra quasi una bestemmia. Eppure Doctor Who ne ha forse anche più di uno. No, non mi concentrerò sui cosiddetti ‘buchi di trama’, in fondo presenti fin dalle origini e non solo nell’era Moffat. Essendo infatti una serie sui viaggi nel tempo è spesso complicato stabilire quale sia effettivamente un ‘buco’ e quale invece una lacuna che verrà colmata in seguito.
Quindi quale può essere un altro punto debole di Doctor Who? Mi sento di rispondere il budget. E questo è un problema con cui dovevano combattere già i produttori, gli scrittori e tutto il reparto tecnico della serie classica. In alcuni forum, tra cui Reddit.com e Quora, ho letto che il budget della prima stagione si aggirava intorno alle 2000-2500 sterline a puntata (per altri esempi, leggete qua).
Pare che anche il Tardis come cabina telefona blu dipenda da questo: infatti, il circuito camaleontico avrebbe dovuto funzionare, ma ciò avrebbe comportato la costruzione di manufatti abbastanza grandi da contenere una porta da cui il Dottore e i suoi companion dovevano fuoriuscire e ed essere in grado di adattarsi al periodo storico in cui sarebbero atterrati. I costi di questa operazione erano insostenibili e così si sono dovuti ‘accontentare’ di tenere la cabina telefonica blu della polizia, vigente a Londra negli anni ’60.
È divertente pensare come uno dei gadget più iconici e riconoscibili di Doctor Who, la forma del Tardis appunto, sia nata proprio da una decisione dovuta a una mancanza di fondi.
Oggi, ovviamente, con 2000 sterline a episodio non si potrebbe realizzare manco uno spillo. Quindi a quanto ammonta il budget nella serie nuova? Pare che nell’era Davies si aggirasse intorno alle 800.000 sterline a puntata, mentre con Moffat si è riuscito ad aumentarlo fino a 1 milione.
Vi sembra tanto? Vi assicuro che non lo è. Pensate che per produrre una puntata di The Big Bang Theory la CBS investe ben 9 milioni di dollari, uno sproposito se si pensa che è una sit-com di 20 minuti con pochi ambienti, effetti speciali quasi inesistenti e nemmeno troppi personaggi.
Il pilot di Westworld, invece, è costato da solo 25 milioni di dollari e il budget per l’intera serie era di 100 milioni. Capirete che, essendo Doctor Who e Westworld due serie rientranti nello stesso genere, quello fantascientifico, la differenza è abissale. Specie considerando che Westworld, pur rifacendosi ai film degli anni ’70, non ha comunque la solida base mitologica e la vastissima fanbase di cui Doctor Who già godeva prima del ritorno in tv nel 2005 (per altri esempi di Serie Tv dalle spese incontrollate, leggete qui).
Certo, quando Russell T. Davies e Julie Gardner hanno proposto alla BBC di riportare in vita questa serie, c’era un po’ di scetticismo.
Non era infatti il primo tentativo, dopo la chiusura del 1989: il film del 1996, con Paul McGann nei panni dell’Ottavo Dottore, era infatti stato un flop. Ed è proprio per questo che non dobbiamo stupirci se il budget era così basso. La BBC, che non naviga certo nell’oro – come ben sappiamo dato il riciclo continuo di set, oggetti di scena e spesso anche attori tra le varie serie e spesso anche all’interno di una stessa serie – difficilmente avrebbe stanziato più soldi per un progetto incerto.
Quello che meraviglia è che l’enorme successo ottenuto, soprattutto dalla seconda stagione in poi, non abbia comportato anche un aumento del budget. In pochissimi anni, infatti, Doctor Who è diventato la punta di diamante della Rete, a cui qualche anno dopo si è affiancato Sherlock. Sono stati addirittura prodotti degli spin-off, uno in particolare di grande successo: sto parlando naturalmente di Torchwood.
Ora, nell’era Davies, il basso budget è evidente.
La prima stagione è davvero imbarazzante a livello di effetti speciali, per quanto assolutamente convincente nella sceneggiatura e nella recitazione. Anzi, è ammirevole in quanto si configura come una satira nei confronti del sistema di informazione, una critica feroce al cattivo giornalismo e alla televisione dei reality show. Eppure, nonostante questo, molti continuano a saltarla proprio perché annoiati o infastiditi da una prima puntata in cui Rose sembra non notare che il suo fidanzato è diventato Ken, i bidoni della spazzatura ‘mangiano’ le persone, e così via. Insomma, la forma prende il sopravvento sulla sostanza e la stagione viene così spesso bocciata.
Dalla seconda stagione in poi c’è un piccolo miglioramento a livello di effetti speciali, ma in realtà a farla da padrone è un David Tennant perfettamente a suo agio e così ‘ingombrante’ da far perdonare o addirittura ignorare le molte manchevolezze dovute non tanto e non sempre al reparto tecnico ma proprio alle difficoltà di far quadrare i conti.
Con Moffat le cose cambiano.
Forse l’atmosfera più dark o un uso più sapiente di trucco ed effetti speciali, ci hanno fatto trovare di fronte a una serie più coerente con i tempi e forse anche più concorrenziale a livello internazionale. Ma le difficoltà non sono sparite, anzi sono aumentate quando il giovanissimo Matt Smith ha abbandonato il suo ruolo, venendo sostituito da un più maturo Peter Capaldi.
Com’è logico, data la carriera quarantennale e il premio Oscar che Capaldi aveva alle spalle, il suo compenso è decisamente più consistente rispetto a quello di Matt Smith. E probabilmente è proprio per questo che le puntate sono state ridotte a 12, per non sacrificare né lo stipendio di Capaldi, né quello dell’altra gente che lavora alla serie, né il comparto degli effetti speciali.