4) Wild Wild Country
Molti lo conosceranno soltanto perché, negli ultimi anni, la sua faccia ha invaso i meme di tutto l’universo web ma, ovviamente, Osho è stato molto più che questo. E i sei episodi di Wild Wild Country lo dimostrano.
Diretta da Maclain e Chapman Way, la docuserie ripercorre la storia di Rajneeshpuram, la comune nata in Oregon attorno al culto Bhagwan Shree Rajneesh (uno dei tanti nomi di Osho) e rimasta in funzione dal 1981 al 1985. Le premesse darebbero l’idea di un prodotto piuttosto canonico e invece Wild Wild Country stupisce con effetti speciali perché ti cattura al punto da non farti sbattere le palpebre, sbadigliare e neppure cedere alla tentazione della merenda delle cinque. Con un susseguirsi serrato di colpi di scena fatto di storie surreali, intrighi, sesso e casi giudiziari, i registi ci mostrano la genesi e l’evoluzione di una comunità religiosa dai riti e dalle abitudini al di sopra delle righe, che ha spinto gli adepti a un fanatismo cieco e a oltrepassare il limite del lecito. Macchiandosi di delitti e crimini che li hanno sbattuti dietro le sbarre, costringendoli ad affrontare lunghi processi e l’umiliazione del pubblico ludibrio. La scelta di mettere in scena le dinamiche e le logiche più nascoste della setta, mostrandole da tutte le angolazioni possibili, è sicuramente l’elemento che più avvalora il prodotto. Soprattutto perché non condiziona in alcun modo lo spettatore ma gli permette, in piena libertà, di decidere se quello a cui sta assistendo è stato soltanto l’ennesimo trend del New Age o un vero e proprio lavaggio del cervello che un potere forte ha esercitato su menti ingenue e facilmente manipolabili. Per le quali, nonostante i mille tentativi, non si riesce proprio a provare empatia.