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Pompei, Eros e Mito – La recensione in anteprima del documentario con Isabella Rossellini

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Raccontare una Pompei inedita non è un compito facile. La città sommersa dalla lava è stata al centro di centinaia di produzioni, che spaziano dai blockbuster hollywoodiani a ricostruzioni storicamente ineccepibili, passando per docu-serie a metà tra storia e finzione e approfondimenti di svariata natura. Tuttavia, le narrazioni su Pompei hanno tutte in comune una rappresentazione della città come simbolo universale della tragedia e si concentrano sulle ultime ore prima della sua fine per raccontarne il lutto, la precarietà dell’esistenza, la conclusione inevitabile. Pompei, Eros e Mito, documentario diretto da Pappi Corsicato che vede la partecipazione straordinaria di Isabella Rossellini come narratrice e guida per il pubblico, riesce nell’ambizioso progetto di ridare vita alla città morta per eccellenza, che ci viene mostrata nella sua essenza più sensuale e primaria, lontana dalla tragedia, antitetica rispetto alla morte. Pompei diventa allora la città immortale non perché si è conservata quasi intatta, ma perché animata in vita da un spirito che, in bilico tra realtà e immaginazione, non ha mai conosciuto la parola fine: quello dell’eros, della passione che ritroviamo rappresentata con forza nel mito.

“Pompei, Eros e Mito” è il racconto contemporaneo di una citta dall’anima immortale.

pompei eros e mito

In Pompei, Eros e Mito Corsicato ci racconta una città antica e immortale con un taglio contemporaneo, non soltanto attraverso le ricostruzioni della storia e del mito ripensate in chiave moderna, facendo uso di vestiti tipici della moda attuale e di riprese inusuali in opere documentaristiche (come dimostra la scelta di non riprendere mai gli intervistati frontalmente), ma anche grazie alla scelta di affidare alle figure femminili il compito di raccontare la potenza dell’eros nella tradizione pompeiana. Le donne in Pompei, Eros e Mito sono le protagoniste assolute, sono dee e regine, ma anche donne d’affari, personaggi tratti dalla mitologia, prostitute e fanciulle che riscoprono un mondo che trasuda vita, potere, piacere.

Ecco allora che vediamo una ricostruzione del controverso mito di Leda e il Cigno, presente nelle sue diverse versioni in affreschi nelle più importanti case di Pompei, che cerca di dare voce alla regina di Sparta, di esplorare dal suo punto di vista il pericoloso intreccio di potere, consenso, sesso e violenza. Un trauma che Pompei, Eros e Mito ci ricorda ripercuotersi nell’eredità legata al personaggio di Leda e a quella delle sue figlie Elena e Clitemnestra, figure legate alla vendetta e all’oscurità, le cui storie vivevano di una grande popolarità nella Pompei raccontata da Corsicato.

È ancora la femminilità a essere protagonista a Pompei quando si parla del culto di Bacco, temuto dal Senato romano proprio perché legato alla libertà e al desiderio delle donne, le principali adoratrici del dio del vino. La storia del culto, che vediamo rappresentata anche nella famosissima Villa dei Misteri, in Pompei, Eros e Mito è narrata attraverso la figura di Arianna, esplorata nella sua dualità che la vede a volte innamorata abbandonata da Teseo, altre invece amante appagata dello stesso Bacco. Il mito di Arianna e Teseo è ricostruito per mostrare, attraverso l’uso di musica e colori ma mai di parole, il trionfo della liberazione sessuale della donna, che da sedotta prende coscienza di sé e diventa seduttrice.

Ripercorriamo l’adorazione della dea egizia Iside, che diventa dea della fortuna nonché centro dell’anima pagana di Pompei, quindi il culto di Venere, la dea protettrice dei romani, simbolo del potere delle donne tanto a Roma quanto ai piedi del Vesuvio. L’adorazione delle due dee e di Bacco diventa spazio in cui il potere femminile si può esprimere liberamente, il sacerdozio ambito di vitalità ed eros. È all’interno di questo contesto che assumono centralità la figura di Eumachia, sacerdotessa di Venere a cui viene dedicato ampio spazio in Pompei, Eros e Mito, nonché quella di Poppea Sabina, nella cui persona si fondono potere, edonismo, sesso e sapere, la cui ascesa e rovina per mano dell’imperatore Nerone sono determinate da un rischioso gioco di seduzione. Ricordata come manipolatrice e spietata, Poppea ci viene presentata come il simbolo di un risentimento che la storia sembra aver riservato nei confronti del potere e dell’emancipazione femminile, che tuttavia godevano a Pompei di una forza che almeno fino al ventesimo secolo non hanno mai più avuto.

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È questa l’unicità della città scomparsa, che ci viene presentata nel documentario non come simbolo dell’ineluttabilità della tragedia ma come il luogo dove mito e realtà si incontrano, pervadendo la società di una forza vitale che trova nell’eros la sua radice. L’arrivo della mitologia greca nei territori romani nel I secolo a.C. diventa per i pompeiani un modo per raccontare la loro storia, che si lega indissolubilmente alla primordialità del mito, al suo rapporto con l’immortalità che ognuno può fare proprio e che in parte sopravvive ancora oggi. Corsicato, attraverso la voce narrante e la presenza scenica magnetica di Isabella Rossellini, svela una storia né del tutto inventata né del tutto reale, nella quale il lato più didattico tipico del documentario viene affiancato da quello emozionale, andando a contribuire a una rappresentazione di Pompei come creatura viva e vitale.

Sensualità e intrattenimento, potere e mitologia sono il centro focale di Pompei, Eros e Mito, che vuole ambiziosamente riportare alla ribalta un lato della città che è stato a lungo taciuto e prima ancora nascosto. Gli scavi che a partire dal 1748 portarono alla luce i resti della città si sono infatti tenuti in un contesto storico permeato dalla morale cattolica e molta dell’arte ritrovata a Pompei, giudicata oscena dai Borbone, è stata a lungo nascosta in modo che fosse lontana da occhi che potevano esserne influenzati, attuando una vera e propria censura che ha avuto termine soltanto nel1967, oltre due secoli dopo. La fine della censura però non ha ancora costituito la conclusione di una rappresentazione della città che ne omette una vitalità che non conosce il concetto cristiano di peccato, un luogo di possibilità che stona con l’immagine più popolare di Pompei che Corsicato rinnega in favore del ricorso all’eros e al mito come paradigmi di verità.

Se la modernità di Pompei, Eros e Mito è profondamente evidente nelle tematiche e nella freschezza del racconto, lo stesso non si può dire delle ricostruzioni che vengono fatte del mito di Leda e il cigno e di quello di Arianna e Teseo, nonché dei gladiatori e dei famosi amanti ritrovati abbracciati tra le rovine della città. Il tentativo di ricercare l’universalità del sentimento nella rappresentazione eliminando il dialogo si scontra con la scelta coraggiosa di sottolineare la modernità dell’opera attraverso gli abiti, in un contrasto che a tratti risulta interessante, ma più spesso sembra quasi stonare con la potenza della storia raccontata.

Pompei, Eros e Mito è un documentario che osa nel raccontare qualcosa di realmente nuovo su una città di cui pensavamo di aver sviscerato ogni mistero, ricostruendone l’animo sensuale, nonché la vitalità che deriva dal camminare costante sulla linea sottile che separa la realtà dal mito. Non è un’opera perfetta, ma è coraggiosa e coinvolgente, nonché profondamente moderna nella sua ambizione.

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