Swiped, disponibile dal 7 Aprile su Sky Italia, è un docu-film firmato HBO che tenta – non riuscendoci a pieno – di indagare l’ambiguo ma interessantissimo mondo degli appuntamenti online. Seguendo le vicende di giovani ragazzi con esigenze e motivazioni differenti, Swiped ci guida in un viaggio visivo attraverso alcune delle app di dating più famose e redditizie di sempre.
Non lasciatevi ingannare dal recente arrivo in Italia, però. Infatti, basta un primo sguardo per renderci conto che il docu-film non è particolarmente recente. A dimostrazione di ciò tutti gli smartphone utilizzati dagli utenti sono particolarmente vecchi, e basta poco per rendersi conto che ci troviamo nel 2018, quasi 5 anni fa.
Swiped: uno sguardo all’industria degli appuntamenti online
Il docu-film si apre col racconto di alcuni giovani che descrivono il loro modo di approcciarsi ai futuri partner e di quanto questo sia cambiato dall’avvento della tecnologia. Se prima chiamarsi o farsi gli squilli era una sorta di tipologia di corteggiamento consentita, ad oggi è reputato un modo superato.
E quindi conosciamo il primo protagonista, un ragazzo che racconta la sua esperienza con Tinder e di come il suo approccio sia differente rispetto a quello degli amici. Se il suo obiettivo è uscire con una ragazza e fare due chiacchiere al parco, l’obiettivo dell’amico Eli è solo quello di portarsele a letto. Con circa una ventina di “swiped” (gesto che si usa per approvare qualcuno su Tinder) riesce settimanalmente a trovare qualche ragazza che lo ricambi e che soprattutto sia disponibile a una notte senza impegno.
Razzismo, body shaming ed estetica
La parte più interessante di Swiped è forse l’analisi psicologica sui soggetti che utilizzano le app di dating online. Si parte dal giudizio, lo stesso che è stato alla base dell’antenato di Facebook creato da Zuckerberg e di molti altri. L’immagine appare sullo schermo e il giudizio appare quasi inevitabile per l’utente che giudica esteticamente (non potendo basarsi su altro) ciò che vede.
“Troppo grassa, troppo magra, troppo palestrato, troppo asiatica, troppo nera“. Questi sono solo alcuni dei giudizi che gli utenti ripresi esprimono. Da qui poi, tramite un gruppo di ragazze, troviamo un’ulteriore analisi su chi ritiene di dover scrivere nella sua bio che non vuole conoscere ragazze di colore o altri aggettivi che ritiene essenziali.
Insomma, ciò che appare interessante e che viene analizzato anche dall’esperto, è il solo approccio estetico totalmente in contrasto con quanto succedeva in passato. All’utente medio non interessa più sapere che lavoro faccia l’altra persona, i suoi interessi o quanti animali abbia, bensì l’estetica, l’unica cosa su cui sente di doversi basare.
Le eccezioni
Molto interessante è anche l’analisi che viene fatta sul diverso o uguale approccio all’app da parte di uomini, donne e non binary.
Troviamo la ragazza che ammette di cercare solo l’avventura di una notte; troviamo anche una ragazza che dice di averne le sembianze ma di non sentirsi addosso uno specifico sesso e quindi di non sapere come approcciarsi all’app. Troviamo poi la ragazza che viene definita “trans” in maniera offensiva e infine troviamo la coppia che usa Tinder per mantenere attivo il rapporto (che, spoiler, si sgretolerà).
Swiped e i troppi argomenti
Ciò che ho trovato fuorviante e superfluo in questo docu-film è la parte inerente al revenge porn. Tema importantissimo e di cui è bene parlare, ma che non trova particolare fondamento nel documentario che sembra solo uno spezzone piazzato a caso per allungare il brodo e raggiungere la lunghezza giusta.
Interessanti al contrario i vari interventi dei CEO e ideatori delle varie piattaforme e di come questi cerchino di elargire l’app a cupido, come se fossero la strada per trovare l’amore della vita. A smontare queste constatazioni sono però i dati, che mostrano chiaramente come nonostante l’85% delle persone sulle dating app cerchino la “storia seria”, ben l’80% dichiara di non averla mai trovata.
Swiped: senza infamia e senza lode
Insomma, il tema del digitale è largamente affrontato da diverse serie e docu-serie. Pensiamo a The Social Dilemma, oppure al docu-film Il truffatore di Tinder, questi programmi sono riusciti a coinvolgerci riportando aspetti interessanti e ben strutturati. Il documentario è un’estensione di un articolo del 2015 che Sales ha fatto per Vanity Fair sugli appuntamenti online, intitolato “Tinder and the Dawn of the Dating Apocalypse“, che è diventato virale e ha attirato critiche da parte di Tinder stessa.
Al contrario dell’articolo, però, Swiped ha cercato di costruire l’ennesimo racconto su cose già sentite, risultando superfluo e non puntando ad analizzare alcuni aspetti accennati che invece sarebbero stati molto interessanti.
I lunghi dialoghi tra i protagonisti, la stessa frase analizzata a più riprese durante la visione, i temi sconnessi come lo stupro (appena accennato e non contestualizzato a dovere), il revenge porn, non hanno fatto altro che confonderci e farci perdere l’attenzione. Chiaramente, anche il docu-film ha cercato di cavalcare l’onda del successo inserendo temi chiacchierati e dibattuti oggi più che mai, ma ottenendo purtroppo l’effetto contrario.