Dollface è molto più di quanto appaia. È un esperimento ironico e commovente che ha saputo distinguersi con alcune peculiarità che forse, alla fine, hanno finito per ritorcersi contro.
Il panorama delle serie tv è ormai saturo di prodotti che parlano di amore, relazioni finite, amicizie in bilico e gruppi che escono insieme e si supportano in tutti i momenti, belli e brutti che siano. È difficile di conseguenza trovare una serie che sappia trattare con originalità questi stessi argomenti, che sappia uscire fuori dalla massa e lasciare al pubblico non solo un’immagine di se ben definita, ma anche la voglia di continuare la visione. Insomma, in un momento in cui di serie tv ce ne sono a bizzeffe, ognuna cerca di trovare quel quid che la renda unica e memorabile. Dollface l’aveva trovato eccome. Ma ciononostante non ce l’ha fatta. La serie tv con protagonista Kat Dennings disponibile su Disney + non è stata rinnovata per una seconda stagione e la storia di Jules e delle sue amiche resta sospesa.
Il titolo stesso racchiude tutta l’essenza della serie: dollface è il nomignolo con cui l’ex ragazzo di Jules (Kat Dennings) era solito chiamarla.
Un soprannome che sminuisce, che appiattisce, che relega in un universo femminile stucchevole. Ma è proprio questo il punto di partenza: Jules si trova proiettata all’improvviso in un mondo di donne con le quali non ha più rapporti da anni e con le quali non sa più come relazionarsi. Ella si presenta come la classica “not like other girls” protagonista ma non per scelta, per caso: si era fatta assorbire al punto dalla relazione con Jeremy che aveva finito per uscire solo con gli amici di lui, anzi, solo con lui. Tornare a frequentare le sue vecchie amiche porta a galla insicurezze, drammi e imbarazzo sociale che porta però il personaggio di Kat Dennings a riscoprire che c’è tanto altro sotto l’apparenza. C’è tanto che si era persa nei rapporti tra ragazze e tanto che si era persa di se stessa, della vera se stessa, eclissata dietro quell’appellativo, dollface.
La serie giocoforza di muove tra i cliché del genere rom-com e gli stereotipi di genere, ma non lo fa mai in modo banale, si pone sempre delle domande e cerca di analizzare quelle stesse situazioni trite e ritrite da un’altra prospettiva.
Certo, alcune cose sono inevitabilmente riprese, alcune evoluzioni scontate, ma è anche questo il bello. Anche le situazioni più classiche sono trattate con autoironia, grazie a siparietti alternativi che danno un tocco di originalità anche quando sembra scarseggiare. Ed ecco l’altro grande esperimento della serie di Hulu su Disney +: Dollface prende una piega onirica. È a metà tra il sogno e la realtà che si svolge la vita di Jules. Lo spettatore resta perplesso, confuso. Finché non si abitua a questi scenari immaginari che si affollano, dando vita a paure e a pensieri. Un modo divertente e leggero per trattare insicurezze, difficoltà e anche risoluzioni degli stessi problemi.
Dollface ha puntato tutto su questo: su una facciata di superficialità che nasconde tanta ironia, cinismo, crescita personale ed espedienti originali. In un mondo che si barcamena tra immaginazione e brutale realismo.
Ma quindi perché Dollface non ce l’ha fatta?
La serie di Disney + è stata sfortunata. Il tempismo si sa, può essere davvero meschino e la pandemia ha bloccato le riprese della serie, facendo calare l’eccitazione per la nuova uscita. Per quanto la seconda stagione abbia ovviato brillantemente al salto temporale d i due anni e sul motivo d questo salto, attraverso flashback rapidissimi delle protagoniste in quarantena, è anche vero che ormai era passato tanto tempo dalla prima stagione.
E soprattutto il problema è stata la ripetitività di molte situazioni. Dopo due anni forse ci aspettavamo un balzo di qualità in avanti. La serie di Kat Dennings avrebbe potuto farlo, ma non l’ha fatto. O almeno non del tutto.
Abbiamo notato come questa aura di prendersi poco sul serio e di ironizzare sui classici cliché possa essere anche un arma a doppio taglio: la comedy ha rischiato di rimanere bloccata in loop e diventare una parodia di se stessa, semplicemente trasformandosi in una banalissima comedy con al centro un gruppo di amiche.
Ma Dollface non l’ha fatto. E qui sta la vera sfortuna. Era palese che la serie con la nuova stagione volesse avviarsi verso quel balzo. Aveva preso la rincorsa e le hanno tolto il trampolino da sotto i piedi. Jules non era più “la ex” di nessuno, ma aveva imparato a stare sola, avviando un profondo rinnovamento personale. Madison non poteva più essere “la perfetta migliore amica”, ma era diventato nient’altro che una ragazza che ha perso la direzione. Izzy non era più “una Alison”, ma stava imparando a lottare per se stessa. E Stella aveva smesso di essere “un animale da party” ed era pronta a mettere la testa a posto. Ma nessuna di loro ha avuto la possibilità di dimostrare cosa sarebbe potuta diventare.
La serie è stata brutalmente cancellata. Un esperimento fallito forse. Una comedy che voleva far ridere prendendo in giro proprio i tropes delle serie rom-com e mostrando che al tempo stesso era perfettamente in linea con tutte i messaggi di amicizia e solidarietà che tanto amiamo in questo genere di prodotti. Avrebbe avuto bisogno di più tempo. Quello necessario per dimostrare a tutti di non essere solo un bel faccino, ma una serie valida e divertente.