Siamo un po’ in vena di revival, c’è da ammetterlo, ma voi vi ricordate dei tempi in cui il maestro Luca Laurenti era il protagonista di una delle sitcom più strane e improbabili degli anni 2000? Stiamo parlando, ovviamente, di Don Luca, prodotto di casa Mediaset, andato in onda in due diverse versioni: le prime due stagioni furono trasmesse su Canale 5 a cavallo tra il 2000 e il 2003, mentre una seconda versione, Don Luca c’è, che ebbe meno fortuna rispetto alla prima, fu trasmessa su Italia 1 nell’estate del 2008. Erano altri tempi per la sitcom italiana in generale, tempi di sperimentazioni e una quasi totale assenza di limiti creativi e imposizioni dettate dal politically correct. Ma Don Luca è molto di più di questo, perché rappresenta la versione comedy moderna di un filone che nel nostro Paese, per ovvi motivi, gode di una fama non da poco.
Erano i tempi in cui Mediaset osava e sperimentava, proponendo contesti e scenari ai limiti dell’immaginabile, ma riuscendo in qualche modo a ritagliarsi uno spazio nel cuore degli italiani.
Correva l’anno 2000, come abbiamo detto, quando il buon Luca Laurenti vestì per la prima volta i panni di un giovane vice parroco, nella chiesa di San Fedele. La televisione italiana, in realtà, vanta una lunga tradizione di “religion drama”, come li chiameremo: uno dei capisaldi del genere, sempre in salsa comedy però, fu il celebre Don Camillo, protagonista di una serie di romanzi scritti da Giovannino Guarsechi, scrittore e umorista italiano, poi adattati al cinema e alla tv; Don Camillo, i cui film vennero distribuiti tra gli anni Cinquanta e gli anni Sessanta, venne interpretato da Fernandel, attore e cantante franco-italiano, che poi fu sostituito da altri attori nei meno fortunati remake successivi (tra cui, curiosamente, anche Terence Hill, di cui torneremo a parlare tra poco). Don Camillo fu un successo ai tempi, e restituì un’immagine innovativa del contesto religioso di quel tempo, imponendosi come caposaldo del genere e influenzando i prodotti successivi dello stesso tipo. In epoca più recente, e tuttora in produzione, abbiamo poi Don Matteo, vera e propria istituzione italica e figliol prodigo della produzione Rai: una delle serie tv più longeve della del nostro Paese, nonché il mix perfetto tra giallo, comedy (santo Nino Frassica) e, appunto, religioso. Insomma, il background italiano per quel che riguarda il mondo religioso, è sicuramente tra i più consistenti di tutto il panorama seriale, e nel 2000 ci fu spazio anche per una rivisitazione in salsa comedy ancora più esplicita: Don Luca, il prete di cui tutti abbiamo bisogno.
Luca Laurenti interpreta il protagonista, un giovane vice parroco che viene assegnato alla parrocchia di San Fedele; Don Luca è un prete decisamente atipico, nonché molto giovanile: ama andare in moto, giocare a calcio e, soprattutto, è un cultore e appassionato del rock, tanto da avere nella sua stanza un vero e proprio santino, in tutti i sensi, di Jimi Hendrix, un poster del famoso chitarrista appeso sul muro, con cui è solito confidarsi nei momenti di solitudine e che venera come un prete potrebbe fare con l’immagine sacra di un santo. Recentemente abbiamo fatto un rewatch di qualche episodio della sitcom: ciò che ci ha colpito di più è proprio la forza del personaggio di Don Luca, che per i tempi aveva sicuramente una marcia in più in quanto a comedy e riferimenti culturali; insomma, nella costruzione del protagonista della serie si nota un lavoro di ricerca non scontato che ha portato a un ottimo risultato, visto e considerato che in molti si ricordano ancora di lui e riconducono Luca Laurenti proprio a quel personaggio. Inoltre, un altro aspetto interessante è rappresentato dalla sigla di Don Luca, realizzata ad hoc e studiata appositamente per presentare il carattere eccentrico del protagonista: musiche e sigla sono state realizzate da Silvio Amato e arrangiate da Fabio Coppini, tra sonorità gospel e l’uso di sax e pianoforte, elementi che hanno contribuito a rendere il prodotto finale un vero e proprio cult degli anni 2000.
Al di là del personaggio principale, Don Luca, che negli anni ha cambiato più volte il cast, funziona molto bene nella sua coralità, grazie a personaggi variopinti e facilmente riconoscibili per il pubblico.
Don Luca, nella parrocchia di San Fedele, ha a che fare con tanti personaggi diversi che rappresentano una comunità coesa e interessante dal punto di vista narrativo, oltre al fatto che molti di loro danno la possibilità di spaziare su tematiche e tipo di comicità. Al comando c’è Don Lorenzo, il parroco più anziano e saggio che combatte quotidianamente con i guai combinati dall’eccentrico collega: tra i due si crea un rapporto padre-figlio, e la differenza d’età dà la possibilità alla sitcom di indagare sul tema dello scontro generazionale, anche al di fuori del contesto religioso. In parrocchia vive anche la perpetua, Palmira, una figura d’altri tempi che presidia la situazione e mantiene l’ordine generale, grazie a un carattere severo, per quanto affabile nei momenti di collettività. Nella prima stagione ci sono anche Chiara, nipote di Don Lorenzo e ragazza-madre del piccolo Mirko, i due personaggi che più di tutti danno la possibilità di spaziare su temi importanti; nella seconda stagione, questi vengono “sostituiti” da Silvano, un capo scout infantile e imbranato che passa molto tempo in parrocchia insieme a Don Luca, diventando un po’ la sua mascotte, o forse più il suo zimbello. Dalla seconda stagione arriva nel cast anche Maddalena, ex fidanzata di Don Luca prima che facesse i voti (anche se questo passaggio non è stato, volutamente, chiarito per bene): Maddalena è una ventata d’aria fresca per la parrocchia di San Fedele, ha una storia molto ambigua alle spalle e fin da subito mette in difficoltà Don Lorenzo, che inizialmente non vuole ospitarla ma che poi finisce per affezionarsi a lei.
Una delle caratteristiche più interessanti e forti di Don Luca sono i tanti sketch e inside joke che contraddistinguono la sitcom e si ripetono nelle puntate: a partire dal momento del confessionale, in cui Don Luca si ritrova a dover familiarizzare con le più disparate personalità, passando per i tormentoni tipici dei personaggi, come il memorabile “Santa Veneziana” di Don Lorenzo e il continuo accanirsi nei confronti di Don Faustino, parroco della chiesa vicina, colpevole di “rubare” continuamente fedeli in una vera e propria competizione; Don Faustino, per intenderci, è una sorta Dinkleberg italiano (per chi conosce Due fantagenitori), ossia un vicino scomodo che non si vede mai e che è puntualmente tirato in causa dagli altri personaggi come capro espiatorio. Don Luca non fu rinnovata in seguito al remake del 2008, che ebbe più difficoltà in termini di pubblico rispetto alle prime stagioni, finendo così nel dimenticatoio. Ma non per noi, che siamo andati a ripescare questa perla nello sconfinato armadio dei prodotti seriali italiani più eccentrici e particolari di questo secolo.