Don Matteo può piacere o non piacere, ma ammettiamolo: è uno dei simboli dell’Italia. Basti pensare che una delle mete turistiche di Gubbio è proprio il bar dove Terence Hill, nella fiction, gioca a scacchi con il Maresciallo Cecchini. E se si entra nel bar, c’è esposta con orgoglio la famosa bicicletta di Don Matteo, affiancata dalla coppola nera.
La nostra guida informativa su Don Matteo 14 (cast, trama, data e news)
Insomma, Don Matteo è un orgoglio italiano.
Ed essendo un prodotto tipicamente italiano, per citare Stanis LaRochelle, ha tutto ciò che serve per renderlo tale. Non aspettatevi sparatorie, azione, gialli complessi. No. Don Matteo vi può promettere gialli semplici, con assassini pentiti che si sciolgono in lacrime davanti alle buone parole di Don Matteo, che predica l’amore fra gli uomini. Facile amare l’umanità dopo che hai ammazzato qualcuno, ma tant’è.
Il punto è che Don Matteo, in quanto serie italiana, è ben lontana dai crimes americani. Ma se, SE fosse stata prodotta in America?
Ora, immaginiamoci un fantascientifico What If… ? nel quale lo script di Don Matteo finisce sul tavolo di un produttore americano. E pensiamo alle conseguenze.
“Ragazzi, ho indetto una riunione per sottoporvi una questione di vitale importanza“, direbbe il produttore di CSI al suo staff. “Mi è capitato fra le mani questo script di un italiano. Ehy, ha del potenziale, ma credo vada modificato un po’. Proposte?” . “Ambientiamolo a New York”, direbbe un assistente, alzando la mano entusiasta. “Facciamolo veterano di guerra” , direbbe qualcun altro. “E poi facciamo che picchia gente”. “Ma certo che picchia gente, troppo noioso altrimenti. Dispensa consigli di vita durante il giorno e la notte punisce i criminali a suon di sberloni“. “No, idea! Facciamogli impugnare una frusta!”. E la riunione si concluderebbe nel delirio e negli applausi di sceneggiatori e produttori in estasi.
Quindi, vediamo di ricapitolare. Innanzitutto Don Matteo si chiamerebbe Father Matthew, o una cosa simile. Un nome che sembrerebbe quasi più quello di un supereroe. Oppure di una spia. Poi: un produttore americano permetterebbe davvero che Father Matthew giri su una misera bicicletta? Assolutamente no! Il nostro prete-supereroe dovrebbe circolare su un pick up, se proprio si volesse mantenere un’impronta di semplicità . Inoltre, non sarebbe abbastanza eclatante ambientare il tutto in un misero paesino di provincia. Father Matthew sarebbe senz’altro il pastore di una qualche chiesa newyorchese e si muoverebbe in una Grande Mela così cupa che a confronto Gotham City sembrerebbe un parco giochi.
Father Matthew è un veterano di guerra. Dopo gli orrori del fronte, ha pensato bene di trovare sé stesso nella Fede. Naturalmente, era un soldato di qualche divisione speciale. Motivo per cui è un’esperto non solo ad utilizzare le armi, ma anche nelle arti marziali. E possiede una frusta. Perché? Semplicemente perché sì, fa scena ed è un’idea originale. Naturalmente una serie crime all’americana non potrebbe mai permettersi un prete che porta i criminali sulla retta via usando la parola del Signore. No. La longa mano della legge e della religione passerebbe necessariamente attraverso le maniere forti.
Naturalmente non mancherebbero le scene spettacolari, magari a ralenti. Immaginatevi un covo di mafiosi italo americani con la bombetta in testa e il sigaro in bocca. Si stanno spartendo il ricavato di una rapina in banca: due valige stracolme di lingotti d’oro e mazzi di banconote. In angolo, un gruppetto non troppo stacanovista gioca a poker, immerso in una nuvola di fumo. Uno di questi prende gli altri a parolacce perché sta perdendo tutto, mentre gli altri trascinano le fiches verso di loro, sogghignando. Insomma: un quadro tipico americano, ben diverso dalla criminalità di Gubbio. I nostri criminali, al massimo, si trovano nel retro di una macelleria in canottiera, fumando sigarette da quattro soldi. E alcuni di loro giocherebbero a scopa o a scala quaranta su un tavolo coperto da una tovaglia a quadri bianchi e rossi, con al centro un fiasco di vino.
Ma lasciamo i criminali alla Don Matteo per passare a quelli in stile Father Matthew.
A un certo punto, la porta del covo si spalanca di botto. I criminali si girano di colpo, spaventati. Ed ecco che, in cima a delle scale, in controluce, compare la figura di un uomo con un abito clericale. E in questa fantasia, non so perché, Father Matthew per me ha la faccia di Ian McShane. I furfanti all’inizio lo deridono. “Cosa vuoi, prete?”, domanderebbero. “Portare la parola del Signore“, sarebbe la risposta lapidaria dell’uomo. E, scese le scale, prenderebbe la frusta che porta alla cintura e inizierebbe a menare fendenti a destra e a manca. I criminali, colti di sorpresa, prenderebbero le pistole e inizierebbero a sparare. Ma non basta questo a fermare Father Matthew. Il prete inizierebbe a esibirsi in una serie di piroette e mosse alla Jackie Chan per poter evitare le pallottole. E… Magia! Le eviterebbe tutte. Anzi, queste finirebbero con il conficcarsi nel muro, mentre alcune ferirebbero a morte alcuni dei ladri. Molto bene, qualcuno in meno a cui fare la predica. Poi, a furia di colpi di frusta e mosse di Kung Fu, il Don Matteo americano riuscirebbe a prenderli tutti e ammanettare i superstiti, giusto in tempo per l’arrivo della polizia. Missione compiuta! E in perfetto orario per la prima messa del mattino, che il prete andrebbe a celebrare, fresco come una rosa. Cosa vuoi che sia una nottata in bianco a caccia di criminali?
“Ma un momento, capo!” , direbbe uno degli assistenti del produttore di CSI. “Don Matteo è pur sempre italiano. Non vogliamo tenere qualcosa del Bel Paese? I riferimenti all’Italia vanno forte!“. “Ma certo, ottima idea!” , sbotterebbe il produttore. “Facciamolo di origini italiane. Sua madre è ancora viva e gli cucina le lasagne la domenica, dopo la messa”. Ed ecco che, al posto di Nino Frassica, alias il Maresciallo Cecchini, ci sarebbe la mamma italo americana di Father Matthew. Che, davanti a un bel piatto di lasagne fumanti, gli darebbe la giusta ispirazione per risolvere intricatissimi e violentissima casi della malavita newyorchese.
Naturalmente in questo quadro non potrebbe mancare un capo della polizia. Certo, in Don Matteo ci sono i carabinieri, ma qui ci sarebbe la NYPD. E, sempre in questa fantasia, il capitano avrebbe la faccia di Andre Braugher (alias Raymond Holt di Brooklyn Nine-Nine). Come nel caso di Don Matteo, il capitano non sarebbe molto contento delle interferenze di Father Matthew nelle sue indagini. Ma alla fine, il prete è così bravo che il poliziotto sarebbe costretto a lasciarlo fare. Anche perché non c’è modo di fermare il religioso. A meno che non si voglia assaggiare la sua frusta, ovviamente.
Insomma, Father Matthew metterebbe così tanta inquietudine nei criminali (e nella polizia) che al confronto il pastore di Midnight Mass sarebbe un vero zuccherino. Ma solo così ci si potrebbe aspettare un prete americano che si occupa di castigare i criminali nottetempo.
La giustizia ora ha un nuovo volto a New York. E quel volto è quello di Father Matthew.