Vista la mania scoppiata negli ultimi anni per i film e le serie tv ispirate al mondo dei fumetti, è sempre più difficile creare un prodotto originale e capace di reggere il confronto sia con il passato che con le proprie controparti di carta. Doom Patrol è riuscita dove molte altre serie hanno fallito e il suo segreto è stato il non volersi prendere troppo sul serio.
Lo show, nato come spin-off della serie Titans (entrambe facenti parte del DC Universe), ha voluto caratterizzarsi immediatamente come uno prodotto conscio dei difetti e dei cliché del suo genere, preferendo enfatizzare i lati più strani, eccentrici e fantascientifici che caratterizzano il genere fumetto, lati che di solito si perdono o vengono attenuati nei riadattamenti per gli schermi (ecco alcuni esempi di serie tv tratte da fumetti).
Doom Patrol a prima vista può sembrare una copia degli X-Men della Marvel, ma la storia è molto più assurda e da “adulti”: il “Capo” Niles Caulder è un dottore specializzato nella cura di persone che hanno subito mutazioni di vario tipo e che ha riunito nella sua casa vari pazienti con lo scopo di donargli una parvenza di normalità. I nostri protagonisti vivono quasi tutti nel proprio passato, incapaci di rifuggire i traumi e i problemi irrisolti che li hanno portati ad essere dei reietti della società. Partendo per esempio da Rita Farr, una ex attrice degli anni ’50 che, in seguito all’esposizione di un gas tossico, ha perso ogni tipo di forma umana e che deve cercare di tenere sempre al minimo il proprio stress psicologico per non perdere il controllo e trasformarsi in una specie di “blob” informe; o Larry, un ex pilota d’aerei che convive con un alieno fatto di energia negativa ed entrato nel suo corpo dopo l’esposizione a radiazioni spaziali che lo hanno lasciato sfigurato e lo costringono a portare bende su tutto il corpo; c’è Crazy Jane, una ragazza con 64 diverse personalità, ognuna con un potere diverso e sviluppatesi come tecnica difensiva nei confronti delle violenze e gli abusi subiti; ed infine Cliff, un ex pilota di auto da corsa che, in seguito ad un incidente apparentemente fatale, è stato salvato immettendo il suo cervello in un corpo robotico.
Questo gruppo di emarginati sociali i cui poteri, risulta già evidente, sono rappresentazioni dei loro stessi traumi, riesce a unirsi e cercare il Capo, rapito dal super-cattivo Mr. Nobody, aiutati da Cyborg, un ragazzo metà robot e il prototipo del supereroe modello che aspira ad entrare nella Justice League (ovvero il gruppo di supereroi più famoso del mondo DC).
La serie non si tira indietro davanti l’assurdo, la sperimentazione e l’utilizzo del ridicolo e del divertente, attraversando generi e tecniche narrative apparentemente inconciliabili fra loro con lo scopo di raccontare in maniera diversa una storia già per molti versi conosciuta. Ad esempio, in alcuni episodi di Doom Patrol veniamo introdotti alla conoscenza di Danny, una strada senziente e che, secondo la propria volontà, può apparire e sparire magicamente senza essere rintracciata, capace di comunicare con gli umani utilizzando varie forme di cartelli e scritte sparse per la via. O ancora, per alcuni episodi i nostri protagonisti devono cercare di fermare l’arrivo del Decreatore, un’entità inter-dimensionale che ha il compito di disfare il mondo e che viene chiamato sulla Terra da una serie di discepoli riuniti sotto il nome di “Setta del Libro Non-Scritto”; insomma, le peripezie si susseguono in un vortice che riunisce il grottesco e il divertente in un mix capace di intrattenere e conquistare.
La linea meta-narrativa che caratterizza Doom Patrol è evidente soprattutto nel suo narratore, un personaggio sarcastico, capace di anticipare e deridere ciò che la critica e gli spettatori possono pensare della serie, che molto spesso commenta e deride quelli che sono i tipici meccanismi di questo tipo di storie. È una serie piena di violenza e parolacce, capace di essere allo stesso tempo grafica nelle sue rappresentazioni e orgogliosamente immatura nei suoi personaggi.
Il ritmo della trama permette di proseguire a una velocità inaudita e avere comunque tempo di soffermarsi sulle singole origin stories, illuminando con progressiva chiarezza le motivazioni e i risentimenti dei singoli personaggi e le loro reazioni di fronte ai colpi di scena più imprevedibili. Tutti i personaggi subiscono un’evoluzione nell’arco della prima stagione, super-cattivo compreso, arrivando ad accettare i propri nuovi ruoli come supereroi senza però rinunciare ai propri difetti e le proprie debolezze.
È sicuramente una serie tv diversa dalle altre del suo genere, più divertente di Legion (che finirà con la terza stagione) e più eccentrica del famigerato Arrowerse, forse più simile a prodotti come Guardians of the Galaxy o Thor: Ragnarok per spirito comico e nonsense, una serie che sperimenta tanto in quanto fiduciosa della capacità che ha il pubblico di stare al passo con un mondo appena tratteggiato, ma di cui si conoscono ormai le caratteristiche principali che sono tipiche del genere fumetto. La serie è stata ben recensita dalla critica ed è stata già annunciata la preparazione di una seconda stagione.