Vi sembrerà strano, lo so, ma oggi siamo qui a parlarvi di una Serie Tv italiana. So che non è nostra consuetudine farlo ma, credeteci, la nostra non è certo mancanza di volontà, bensì, più che altro, mancanza di “materia prima”. Continueremo a ripeterlo all’infinito, ma non è colpa nostra se il nostro Paese produce una quantità di fiction enorme e una quantità di Serie Tv (di qualità) che si contano sulle dita di una mano. Inutile anche ribadire quanto abbiano significato per la Tv italiana due autentici capolavori come Romanzo Criminale e Gomorra, ormai elevate a prodotti internazionali di assoluto livello, senza contare la discontinua e migliorabile 1992, spaccato del mondo politico corrotto italiano negli anni appena antecedenti l’inchiesta Mani Pulite e l’ascesa al potere di Silvio Berlusconi.
Ma oggi siamo qui per parlarvi di una commedia, non di politica né tantomeno di Mafia o Camorra. E siamo qui per parlarvi di un autore italiano probabilmente tra i più bravi in assoluto in circolazione, Corrado Guzzanti. Romano, 50enne, Guzzanti è quello che si definisce un Artista a tutto tondo. Ha scritto canzoni, diretto, sceneggiato e recitato film, creato spettacoli teatrali e portato alla luce personaggi che sono diventati un cult, imitato personaggi famosi esistenti e fatto ridere intere generazioni. Fratello minore di Sabina con la quale collabora in diverse produzioni e maggiore di Caterina, anch’essa attrice, è sempre stato in contrasto politico con il padre Paolo, ex socialista rituffatosi in politica con l’avvento berlusconiano, mentre dall’altro lato i figli Corrado e Sabina hanno fatto per anni satira e comicità sempre vicina alla Sinistra italiana, per lo meno quel che ne rimaneva, pur essendo altrettanto critici con quei valori che pian piano i vari Partiti andavano a dimenticare.
Corrado ritorna in tv continuando la proficua collaborazione che da anni intraprende con Sky e porta alla luce un progetto complesso e lungo (quasi tre anni di lavorazione) come Dov’è Mario?, mini-serie di 4 episodi andata in onda nelle scorse settimane. Dov’è Mario? è incentrata su Mario Bambea, intellettuale e scrittore di sinistra che dopo un grave incidente stradale finisce in coma per qualche giorno e, quando si risveglia, è come se non fosse più lui. Il professore educato e benpensante, dal linguaggio forbito e complesso e con una “erre” moscia bertinottiana che ne esalta quell’aria un po’ snob tipica degli intellettuali, lascia spazio di tanto in tanto a un romano coatto e volgare, tendenzialmente razzista e senza peli sulla lingua. La “trasformazione” inizia pian piano e sembra manifestarsi soprattutto di notte, quando in pigiama e cappellino di lana, il Dottor Mario Bambea si trasforma in Bizio Capoccetti, tipico comico romanaccio che usa parolacce, bestemmie ed epiteti razzisti come fossero semplici intercalari del suo vocabolario. Bizio si esibisce in un infido teatrucolo sotto casa, l’Odeon, dove dà libero sfogo a questo sdoppiamento distorto della sua personalità e della quale sembra accorgersene la sola Dragomira, badante romena di professione, poetessa dark per vocazione. Bizio sembra prendere sempre più il sopravvento sul Professor Bambea e questo continuo andirivieni tra una personalità e l’altra si manifesta sempre più spesso nei sogni, dove entrambi si ritrovano sul luogo dell’incidente e ognuno cerca di prendere il sopravvento sull’altro. Il successo crescente di Bizio come comico romano e volgare causerà sempre più problemi a Bambea e alla sua famiglia, rendendo le cose costantemente più complicate.
Con Dov’è Mario?, Guzzanti ha voluto esprimere probabilmente quelli che potrebbero essere i desideri più reconditi e repressi di una classe medio-alta della borghesia italiana che da un lato vede dall’alto verso il basso certe espressioni di comicità e volgarità, ma dall’altro probabilmente ambisce a lasciarsi andare e a poter ridere di gusto anche delle battutacce più infime, senza doversi guardare da sguardi esterrefatti. Una rappresentanza, quella degli intellettuali di sinistra, sempre ferma su se stessa e sulle sue posizioni, come se non volesse andare avanti, crescere e guardare il futuro, ma rimanere sempre ancorata su valori e posizioni ormai vecchie e fuori moda.
Dov’è Mario? è per forza di cose figlia legittima di Boris nella quale lo stesso Corrado ha partecipato, seppur per soli 14 episodi, nei panni di Mariano Giusti, attore affetto da disturbi della personalità che interpretava nella fiction “Gli occhi del cuore” il malvagio Conte ma che in realtà ambiva al ruolo mistico di Padre Frediani. Senza dubbio Boris ha aperto un canale importante per la comicità seriale italiana dimostrando che anche da noi si possono fare dei prodotti di Qualità, pur prendendoci semplicemente in giro da soli, con frasi tipo “la Qualità ci fa schifo, Signori” del geniale personaggio di René Ferretti, magistralmente interpretato da Francesco Pannofino, bravissimo attore ed eccellente doppiatore. Boris rappresenta la tipica contraddizione italiana: tutti vogliamo la Qualità, però poi restiamo incollati a guardare “Gli occhi del cuore” pur essendoci “attori cani” e una trama da far impallidire il peggior sceneggiatore; la stessa serie tv ideata da Luca Manzi e prodotta da Wilder per Fox Italia, ha avuto un (molto) discreto pubblico durante la sua trasmissione per poi esplodere in tutta la sua grandezza con il tempo, recuperata da moltissimi fan in streaming o nei servizi On Demand di Sky prima e Netflix poi.
Corrado Guzzanti ha fatto centro, mettendo insieme tutto questo e regalandoci l’ennesima chicca della sua eccellente carriera. Una mini-serie atipica, con soli 4 episodi, in pieno stile controcorrente tipico di Corrado e della stessa Sabina, personaggi sicuramente di nicchia e allo stesso tempo popolari, segno tangibile di un Paese incoerente con se stesso e che guarda con sospetto tutto ciò che è diverso, non conforme alla massa e … di Qualità!
“Non ne nascono più in Italia come Chaplin.” (Bizio)
Paolo Martina