Nell’ultimo periodo, mentre faccio colazione in stato ancora catatonico, accendendo la tv su Italia 1 trovo sempre qualche episodio di Dr. House pronto per farmi compagnia – e perché no, anche per fare squadra con il caffè e aiutarlo a svegliarmi. Dopo aver visto in tenera età episodi a caso senza avere però una reale percezione della storia nell’insieme, un paio di anni fa ho deciso di fare un rewatch per capirne un po’ in più. E adesso posso affermare con certezza che Dr. House è una delle mie serie preferite di sempre, quindi ammetto che guardarne qualche pezzetto ogni mattina mi dà una carica niente male. È una serie che merita di essere vista – o come nel mio caso rivista – per una lunga lista di motivi, e io adesso ve ne propongo alcuni.
1 – Hugh Laurie
Il dottor Gregory House è semplicemente meraviglioso. La sua caratterizzazione è molto complessa, e dobbiamo molto all’interpretazione incredibile di Hugh Laurie. Il protagonista di Dr. House è un artista a tutto tondo: attore sul grande e piccolo schermo, comico, regista, musicista, addirittura scrittore. E tutte queste capacità sono in qualche modo influenti nella creazione del suo personaggio, sia nelle sue abilità (è bravissimo nel suonare pianoforte, chitarra e armonica), sia nella personalità. Hugh Laurie è riuscito a rendere perfettamente un personaggio difficile, la cui ironia e il cui dolore spesso si confondono e fondono. Mi riesce davvero difficile pensare al dottor House con un altro volto, un’altra mimica e un’altra espressività: il lavoro fatto da Hugh Laurie è da 10 e lode.
2 – L’amicizia tra House e Wilson
Così come per Chuck Noland – il protagonista di Cast Away – sull’isola deserta, anche per House a Princeton l’unica amicizia è quella con Wilson. Nel corso della serie, House instaura con gli altri personaggi rapporti di diverso tipo, alcuni anche ambigui e difficili da comprendere, ma con James Wilson è tutto diverso. Primario di oncologia del Princeton Plainsboro Teaching Hospital, Wilson è l’unica persona che riesce davvero ad accettare House così com’è. Diciamocelo, non è per niente facile, e a volte anche Wilson perde la pazienza. Eppure la loro amicizia le supera tutte, e il finale (no, non ho intenzione di fare troppi spoiler) lo conferma. Il loro è un rapporto profondo e complesso, e proprio per questo reale. E per quanto Wilson sia continuamente sottoposto ai giochini e alle prese in giro di House – chi ha visto la serie forse ricorderà l’episodio delle foto con le prostitute durante un momento di grande difficoltà di Wilson – sotto sotto è l’unico che riesce anche ad apprezzarli. E ogni tanto riesce anche a prendersi le sue rivincite.
3 – La medicina non fa solo da sfondo
Quando pensiamo alle serie tv ambientate in ospedale è facile che il primo titolo che ci viene in mente sia Grey’s Anatomy. Il rischio dei medical drama, che proprio per Grey’s Anatomy è diventato a mio avviso un enorme problema, è quello di perdere il punto e utilizzare la medicina per fare solo da sfondo alle vicende sentimentali dei protagonisti. Per Dr. House invece non è stato così. Come è logico che sia, nelle otto stagioni non vediamo solo House e i suoi colleghi curare i pazienti del Princeton Plainsboro: ci sono relazioni, amicizie, amori, gelosie, difficoltà personali che caratterizzano le storie dei protagonisti. Ma la medicina resta lì, mantenendo la sua centralità. I pazienti non sono solo l’espediente per parlare di altro, ma sono personaggi ai quali viene data una profondità, e i cui problemi di salute restano importanti nella narrazione. House non è geniale per il modo in cui porta avanti le sue relazioni, ma per la sua capacità di capire cosa affligge i suoi pazienti. E no, non è sempre il lupus.
4 – Lo spessore di Gregory House
Abbiamo parlato prima della bravura che ha avuto Hugh Laurie nel portare sugli schermi Gregory House. Ma è anche il caso di ricordare che l’attore aveva a disposizione sulla carta un gran personaggio su cui lavorare. House non è un uomo semplice, né sul lavoro né nella sua vita privata. È sicuramente un genio, ma non sa cosa siano i limiti né le buone maniere, e questo lo porta a esagerare in ben più di un’occasione (a episodio). Ha un pessimo rapporto con il padre e con ogni tipo di autorità e i suoi comportamenti fanno pensare a un uomo che crede di poter fare qualsiasi cosa voglia. Si ritrova diverse volte davanti a commissioni disciplinari di ogni tipo, ha problemi con la legge e la dipendenza da Vicodin di certo non lo aiuta. Ha anche estrema difficoltà nel creare legami emotivi, e anche quando ci riesce ha una forte tendenza a rovinare tutto. Non che non sappia amare: il punto è che gli riesce difficile dimostrarlo, e questo lo porta a continui auto-sabotaggi.
Contemporaneamente però House è anche un uomo intenso, che attrae a sé le persone almeno tanto quanto si fa temere. Sa capire i suoi pazienti e i suoi colleghi, andando ben oltre ciò che loro dicono apertamente di credere e volere. E lo conferma ogni volta che ripete uno dei suoi mantra, tutti mentono. Insomma, Gregory House è un uomo pieno di genialità e turbamenti, un uomo che rappresenta contemporaneamente gli eccessi e le grandezze, i vizi e le virtù di tutti noi. Lo vediamo cadere e rialzarsi, scendere in un baratro dal quale risalire non è per niente semplice. A volte i suoi errori sono talmente grossi che rischiamo quasi di allontanarci da lui, ma alla fine siamo sempre lì, non lo lasciamo mai. E anche per questo merita un posto d’onore tra i personaggi meglio caratterizzati nella serialità televisiva.
5 – Dr. House non annoia
Dr. House merita di essere vista e rivista per tanti motivi, e tra questi spicca il fatto che proprio non annoia. Se è vero che la struttura degli episodi è sempre la stessa – un paziente sta davvero molto male, non si capisce cosa abbia e House cerca di scoprirlo e curarlo – è altrettanto vero che ogni singolo episodio ha delle dinamiche che lo rendono unico e interessante. Sono le malattie, i pazienti, gli eventi che si sviluppano tra i dottori: tutti elementi che insieme creano una serie in cui un episodio tira l’altro. E nel corso degli anni questa essenza non viene meno. Dr. House è riuscita a resistere alla rivoluzione della quarta stagione, quando la squadra cambia radicalmente e si fa spazio a nuovi personaggi. È riuscita a non cadere nel banale per otto stagioni, e a non diventare mai quel tipo di serie per le quali si dice “ok, anche meno”. E forse la realtà è che è stato anche giusto mettere un punto prima che fosse troppo tardi. Perché, lo sappiamo tutti, dire addio alle nostre serie del cuore può essere doloroso, ma è sempre meglio farlo finché le amiamo ancora. E poi, mal che vada, si può sempre provvedere al rewatch.