Per quanto la serie del 2020 sul vampiro più famoso della storia possa essere oggetto di critiche feroci e di alti e bassi nella sua trama, qui voglio andare a spezzare una lancia nei confronti della splendida – a mio avviso – caratterizzazione del Dracula di Steven Moffat e Mark Gatiss. Intanto la figura dello spietato Conte è resa magistralmente dall’interpretazione di Claes Kasper Bang (attore che avevo avuto modo di conoscere e apprezzare già in The Square, film di Ruben Östlund dove ha il ruolo del protagonista). Ma partiamo dall’inizio per descrivere in ogni aspetto i tratti peculiari di questo personaggio; la prima frase che sentiamo pronunciare, da un ancora anziano Dracula, è «Io non bevo…vino», citazione palese al, sempre anziano, vampiro del film di Francis Ford Coppola. Già da qui ci viene lasciato intendere soltanto che la sete del Conte esiste, ma non sarà certo soddisfatta dall’assunzione di sostanze alcoliche ma da ben altro. Sembra quasi che gli autori della miniserie abbiano costruito questa versione di Dracula prendendo come base uno dei sedici tipi di personalità del test Myers-Briggs, ossia l’argomentatore o dibattente (ENTP), andiamo a vedere perché.
Le regole della bestia
Per tutta la prima puntata, il Conte gioca con Jonathan Harker come un gatto fa con il topo: sa bene di essere in una posizione di predominanza nei confronti della sua ignara vittima e gode di questo suo vantaggio, facendo allusioni velate alla sua vera natura che il povero avvocato non coglie, a differenza nostra:
Dracula: «Non vedo l’ora di andare in Inghilterra. La gente qui è così limitata. Avvizzisco in mezzo a loro. Non hanno…sapore.»
Harker: «Forse intende dire “carattere”?»
Dracula: «Forse.»
Il piano di Dracula è chiaro e risaputo: vuole spostarsi in Inghilterra per continuare a nutrirsi di quante più persone possibili con lo scopo di prolungare la sua esistenza. Tuttavia, essendo quasi un degustatore di sangue, è intenzionato a ricercare persone più altolocate o che presentino tratti che intrighino la sua persona come giovinezza, bellezza, forza e peculiarità rare (più avanti vedremo in che senso). La prima cena con Harker si conclude proprio col Conte che afferma che non sarà necessario per Jonathan insegnargli alcunché riguardo la lingua e i costumi britannici, sarà necessario che lui rimanga al suo fianco cosicché Dracula possa «assorbirlo» e noi capiamo che non intende solo metaforicamente. Con l’andare avanti della narrazione, infatti, Dracula apparirà progressivamente più giovane e in forze mentre Jonathan sempre più debole e inerme. Traboccante di sicurezza e arroganza il vampiro afferma di vedere l’avvocato «piuttosto prosciugato» accennando un sorrisino beffardo e nel momento in cui Jonathan nota che Dracula è tornato ad essere più giovane, quest’ultimo, con enorme sfacciataggine, ammette che il merito è tutto del suo, ancora inconsapevole, prigioniero. Nel momento in cui si prepara ad uccidere definitivamente Harker veniamo a conoscenza di altri aspetti del suo carattere e della sua vita: conduce un morente Johnny su una delle torrette del castello al tramonto e gli chiede di descrivergli il sole, ciò denota un’intrinseca curiosità e fascinazione nei confronti di qualcosa che potrebbe essere per lui fatale; ci rivela inoltre di essere responsabile della morte di Mozart (riflettendo sul fatto che forse avrebbe dovuto risparmiarlo); infine aggiunge che la morte è una liberazione, che dà una dimensione, che completa la vita. Queste affermazioni, dette proprio da lui che ha prolungato la sua vita nei secoli proprio per non affrontare la morte, risultano profondamente ipocrite.
Dracula è forte, determinato, dotato di grande furbizia (lo vediamo quando inganna Mina fingendosi Harker per farsi invitare ad entrare) e cultura che gli deriva da conoscenze secolari. Tutto ciò lo porta ad essere anche incredibilmente presuntuoso, crogiolandosi nel pensiero di essere sempre un passo avanti a tutti. Ma in suor Agatha Van Helsing, del Convento di Santa Maria di Budapest, trova una degna avversaria che riesce a tenergli testa in quanto a capacità argomentative.
Qui arriviamo a un aspetto cruciale del personaggio di Dracula: la suora (e anche noi) vuole capire perché il vampiro non può entrare in una dimora senza ricevere un invito, e da qui parte un dibattito circa la natura del Conte: suor Agatha sostiene che sia una semplice bestia e per tale motivo segue delle regole ma non le capisce, Dracula ferito nel suo orgoglio ribatte di non essere una bestia ma Agatha (impunita) afferma che egli è addirittura meno di una bestia in quanto un bue riuscirebbe ad entrare nel convento senza problemi a differenza del rivale che le sta di fronte. Dracula si dimostra un ottimo oratore per la sua capacità di imbastire discorsi che mirano a far cedere le sue prede, è bravo a insinuare il seme del dubbio e quindi a manipolare la mente degli altri: quando tenta di convincere le suore a farlo entrare nel convento; quando convince Jonathan a dargli il permesso di entrare; quando convince Adisa ad uscire dal cerchio fatto con le pagine della Bibbia puntando sullo scetticismo e l’insoddisfazione relativa alla condizione di servitore di quest’ultimo. C’è da dire però che tutto l’autocontrollo di Dracula viene meno in presenza del sangue, senza alcun orgoglio o vergogna si abbassa a leccare il sangue dal coltello lasciatogli da suor Agatha come segno di pena nei suoi confronti (tant’è che lo paragona ad un cane randagio a cui dare gli avanzi).
Veniamo a conoscenza di altre capacità che Dracula può acquisire, oltre a ringiovanire bevendo sangue, ossia venire a conoscenza di aspetti privati delle sue vittime. Scopre cognome e paese di provenienza della sua avversaria solo assaggiandone il sangue (d’altronde «Il sangue è vita»).
Dracula sembra avere piani a lungo termine, ma non riesce ad essere molto pragmatico e gestire il breve periodo, si diverte a temporeggiare per il suo piacere personale, un esempio è quando riesce ad entrare nel convento ma invece di finire il lavoro il prima possibile e procedere oltre gode nel diffondere il terrore e la sofferenza, facendo assalire le suore dai lupi («Mai mettere fretta ad una suora»).