Nella seconda puntata, ambientata interamente sul veliero Demeter (che condurrà il vampiro in Inghilterra), ci viene data prova dell’estrema pianificazione e razionalità del personaggio; infatti, il viaggio di tutti i passeggeri a bordo è stato vivamente consigliato da un certo Balaur (che altri non è che Dracula stesso).
Veliero di sangue
Il Demeter servirà al Conte come banco di prova prima di arrivare a Londra, dovrà imparare infatti a dosare i suoi impulsi, per poter continuare a compiere i suoi crimini nell’ombra senza farsi scoprire e (come dice suor Agatha) per «regolare la sua dieta». Come un astuto stratega Dracula mette in atto il suo piano, cercando anche di mettere alla prova sé stesso per superare i suoi limiti (dimostrandosi, per quanto narcisista, anche in una certa misura auto consapevole). La prima sera crea con il suo respiro una nebbia in grado di avvolgere e seguire totalmente la nave, così da bloccare i raggi solari, in modo tale da potersi muovere e agire indisturbato anche durante le ore diurne. Questa puntata alterna le vicende sul veliero a scene in cui Dracula e Agatha si confrontano negli scacchi (cercando quindi di prevalere intellettualmente l’uno sull’altro), contestualmente quest’ultima cerca di conoscere meglio il suo nemico.
Fa strano in effetti che il Conte prenda parte alla cena con gli altri passeggeri e che cerchi di conversare con loro, dal momento che tanto dovranno essere sue vittime perché sprecare tempo a conoscerle? Dracula afferma di apprezzare la compagnia delle persone (è dunque un animale sociale, come diceva Aristotele), è un modo piacevole che ha di intrattenersi, ma totalmente egocentrico e narcisistico, dal momento che poi quelle stesse persone saranno sue vittime e tutto ciò Dracula lo paragona ad una pratica umana comune, quella del cogliere i fiori (noi cogliamo i fiori per nostro piacere personale, perché ci piacciono, senza troppo curarci del fatto che, appunto, sradicandoli questi moriranno nel giro di poco tempo). Il protagonista continua ancora a giocare con le sue prede, in un rapido scambio di battute con un mozzo afferma (senza peli sulla lingua) che l’aria di mare lo rende famelico, ironia della sorte lo stesso mozzo sarà la prima vittima del vampiro, ucciso più che per appetito per capriccio; il suo sangue gli servirà infatti per apprendere la lingua tedesca che gli servirà per poter avvicinare il suo primo reale obiettivo, la granduchessa Valeria. Capiamo più che mai quanto poco abbia in considerazione la vita umana, scoprendo il suo lato vizioso e utilitarista. Interessante è anche capire la sessualità di Dracula che in certi punti non risulta molto chiara, nel suo rapporto con Jonathan, nel momento in cui afferma di essere affascinato dalla giovinezza e bellezza di Piotr o quando intratterrà una sorta di relazione con Lucy Westenra (vi rimando a questo articolo per saperne di più Dracula: Mark Gatiss fa finalmente luce sulla sessualità del protagonista (hallofseries.com) ).
Altro aspetto che desta curiosità è l’interesse di Dracula nei confronti della genitorialità
Sappiamo che non ha mai avuto figli ma nel primo episodio afferma di star cercando di riprodursi, per tale motivo ha bisogno sempre di nuove spose (ma non più di tre contemporaneamente), non ci dice però il motivo per il quale vorrebbe dei figli, se perché si senta solo, se per desiderio intimo e profondo di creare affetti stabili (molto improbabile), oppure (opzione più plausibile) se per curiosità e per perpetuare la sua dinastia. Anche se una creatura della notte rimane pur sempre un nobile aristocratico legato a concetti e tradizioni di un’epoca passata. Anche nel secondo episodio ci viene lasciato intendere questo suo intimo desiderio durante la conversazione con Dorabella, nel momento in cui la giovane accenna alla sua volontà di avere tanti bambini il Conte appare quasi turbato, esprimendo una sorta di senso di malinconia mentre guarda fisso davanti a sé. Se lady Ruthven crede che per un uomo come Dracula possa sembrare banale parlare di figli quest’ultimo (che presumibilmente non riuscirà mai ad averne) la corregge dicendo che per lui sembra un miracolo poterne avere. Per un attimo ci sembra di riuscire a penetrare la corazza del vampiro e di vedere un suo lato più vulnerabile e umano ma subito quest’ultimo ritorna lucido e distaccato e, in una scena che mi ha sempre fatto molto ridere, rivela con grande leggerezza e serenità la sua vera natura alla sua interlocutrice, come per affermare il fatto che lei non abbia più scampo.
Con Dorabella Dracula si mostra per la prima volta, ma in minima parte, dispiaciuto per la sorte di un altro individuo, tant’è che, prima di dissanguarla, ha la premura di mostrarle, tramite un riflesso d’acqua, quella che avrebbe potuto essere la sua vita se solo non avesse avuto la sfortuna di incrociare sulla sua strada il re della notte. Appare chiaro come più che «intenditore di vini» (come si autodefinisce) Dracula si comporti più come «una volpe in un pollaio» (come dice invece giustamente Agatha), il suo autocontrollo viene sempre meno man mano che il viaggio prosegue. Sfruttando le sue abilità oratorie, il perfido vampiro indirizza i sospetti verso il passeggero della cabina numero nove, che fin dall’inizio era rimasto avvolto nel più fitto mistero (addirittura si poteva arrivare a credere che la nove fosse la cabina di Dracula). In verità nella stanza nove ritroviamo suor Agatha, priva di forze, nel letto, prosciugata quasi totalmente. Gli intermezzi mostrati dei due rivali che giocano a scacchi non erano altro che un sogno reso possibile da una delle sue abilità illusorie, il bacio del vampiro, un potente narcotico.
Dracula si dimostra visceralmente attratto dalla sua avversaria, per tutte le qualità che la caratterizzano (perspicacia, arguzia, conoscenza e un pizzico di depravazione) per questo non la elimina subito. Ma sarà proprio la sua imprudenza a portarlo vicinissimo alla disfatta. Dracula non è assolutamente invulnerabile e privo di debolezze, oltre alla luce solare anche i simboli sacri lo mettono in crisi, non è infatti capaci di sostenere lo sguardo di un crocifisso, e in un primo momento ci viene lasciato intendere che sia perché la croce sta ad indicare tutto ciò che Dracula non è, ossia bontà pura, ma ciò non è del tutto esatto. Il Conte, dopo 400 anni di vita, è ormai completamente dipendente dal sangue, non può farne a meno, è come una droga per lui, ciò, unito alla sua fame di sapere fa si che si interessi a persone come il dottor Sharma (esperto di studi sull’occulto e sul sovrannaturale) o a sua figlia (che conosce il linguaggio dei segni). Insomma, sangue e sete di conoscenza fanno perdere a Dracula il focus sui suoi obiettivi, portandolo ad agire in maniera rischiosa. Il vampiro non riesce a bere il sangue del dottor Sharma in quanto viene ucciso da lord Ruthven prima di averne la possibilità, ma perché Dracula non può bere il sangue di un defunto? Probabilmente la cessazione delle attività vitali di un corpo rende il suo sangue imbevibile o magari privo di quel nutrimento necessario a Dracula per sopravvivere oppure perché non permetterebbe più di acquisirne le capacità. Non possiamo saperlo con certezza ma solo ipotizzarlo in quanto non viene specificato.
Nel finale della seconda puntata viene portato avanti il mistero sul perché il nostro malefico protagonista tema così tanto la croce
Dracula sostiene di amare la scienza in quanto essa rappresenta il futuro, ma allora risulta completamente priva di alcun senso logico la sua repulsione per la croce, portandoci di fronte all’eterno dilemma tra fede e scienza. Tutti temono il crocifisso, in quanto simbolo di un Chiesa che per secoli ha oppresso e terrorizzato la popolazione contadina (e su questo non si può dire nulla al Conte, ha ragione). Il cinismo di Dracula lo porta ad affermare quindi che la croce non è affatto simbolo di bontà e purezza e che lui, nutrendosi per anni delle vittime della Chiesa, avrebbe dunque assorbito le loro paure. Una spiegazione molto logica, come è giusto per un personaggio come il suo, tuttavia suor Agatha capisce che il suo nemico giurato non riesce ad essere sincero nemmeno con sé stesso (ma sul perché ci torneremo più avanti, quando l’arcano sarà svelato).
CONTINUA NELLA PARTE 3