Caro Sensei Akira Toriyama.
Mi sono dato qualche giorno per racimolare le parole da dedicarti, per scriverti nella maniera migliore e più profonda possibile cosa tu abbia significato per me. Passano i giorni ma queste parole non arrivano e non riesco a mettere in fila i miei pensieri. Ho capito che le parole giuste non arriveranno mai e quindi ho deciso di salutarti tributando quello che sei stato per me e per altre milioni di persone sognanti in tutto il mondo. Della mia sciagurata e travagliata infanzia non ho molti ricordi, un po’ perché gli anni si sono sommati ad altri anni e hanno formato decenni, un po’ perché per autodifesa e autoconservazione ho accantonato molti periodi bui negli angoli più reconditi della mia memoria. Ma c’è una cosa che ricordo con tremenda chiarezza e con immensa gioia: l’attesa spasmodica per un nuovo episodio di Dragon Ball.
Dragon Ball non era un semplice cartone animato da seguire dopo pranzo; Dragon Ball era un appuntamento fisso, un modo di evadere dalla realtà; un momento per commuoversi o per esaltarsi; un escamotage per sognare; Dragon Ball era la scusa per riunirsi con gli amici; Dragon Ball era l’argomento principale di ogni discussione; Dragon Ball era il momento per sentirsi bambini anche se il mondo ti aveva tolto questo diritto.
La tua creazione caro Akira Toriyama mi ha spinto a innamorarmi di quella sublime arte del narrare, di raccontare, di scrivere, di “disegnare storie”, ma soprattutto mi ha fatto capire cosa vuol dire immedesimarsi in un’opera e come essa possa diventare parte integrante di un mosaico di ricordi. Perché se tutto era nero, se tutto era marcio, se tutto era oscuro, comunque io avevo Dragon Ball. Nei momenti più tristi e raccapriccianti mi hai aiutato a evadere da una realtà terribile regalandomi qualcosa da ricordare per sempre. E questa è una cosa impagabile.
Non mi soffermerò per niente sull’impatto culturale che hai avuto, come vedi il mio è semplicemente un flusso di pensieri su cosa hai significato per me, una sorta di confessione cuore in mano di un ragazzo al suo idolo di infanzia perché se penso a te, inevitabilmente, penso all’infanzia e a quel poco di buono che la mia ha avuto da darmi. Credo di averti voluto bene ogni giorno della mia vita e te ne vorrò in eterno per quello che hai scritto, per quello che ci hai fatto vedere e per il fantastico universo che ci hai lasciato in eredità. Ti ho sempre immaginato come un narratore premuroso, innamorato della sua storia, uno che scrive col sorriso, a prescindere da tutto. Mi piacerebbe continuare a immaginarti così, vorrei non pensare che la tua epopea sia finita qui. Tu vivrai in eterno grazie al nero su bianco delle tue opere immortali.
Finché Dragon Ball esisterà, esisterà anche la nostra spensieratezza perché sempre potremo rifugiarci lì, nel ricordo di un ragazzino incantato davanti al televisore.
Posso non ricordare i brividi di un amore effimero, alcune parole sussurrate o urlate a qualcuno, promesse fatte e mai mantenute, certe persone; ho dimenticato molte cose Sensei Akira Toriyama, ma non ho mai scordato e mai lo farò la trasformazione di Goku in Super Saiyan, nonno Gohan, la Kamekameha padre/figlio, il sacrificio di Bardak, la redenzione di Vegeta come padre, gli insegnamenti di Piccolo, il viaggio disperato di Trunks e le mille altre avventure in un universo stratosferico.
Grazie di tutto Akira Toriyama, grazie per le emozioni, grazie per gli insegnamenti, grazie per averci guidato, grazie per averci regalato qualcosa da ricordare per sempre, ma soprattutto grazie per averci dato qualcosa da raccontare ai nostri figli.
Io lo farò, io racconterò le tue storie, lo farò col sorriso, come eri solito farlo tu.
Addio maestro, fa buon viaggio…