Sarebbe stata una banale e noiosa rimpatriata di affiatati e amabili amici 30 anni dopo l’ultima volta. Invece è un thriller dai lancinanti tratti drammatici che avevano voglia di creare Paul Beaten Gronda e Tom Lenaerts (la trovate su Netflix). Due Estati diventa un turbinio di sorprese per lo più grottesche e imbarazzanti nel senso più prepotente del termine. Nonostante questo taglio peculiare della storia, di sicuro emerge una cornice stereotipata e ridondante. Abbiamo subito a che fare infatti con degli amici di vecchia data che in occasione di una circostanza particolare come un compleanno, si ritrovano per rimembrare il passato condiviso insieme. Col senno di poi però, è più corretto dire “rivangare”.
La storia di Due Estati è pullulante di rivelazioni scottanti
Beh, bisogna infatti essere cauti con i ricordi e i segreti, le mezze verità, le scoperte e i demoni che possono portare con sé. In sole sei puntate sono davvero tanti gli scheletri nell’armadio che come un flusso di coscienza vengono rigettati senza poter essere fermati. A questo proposito la serie ha inizio subito con il video dell’orribile e quasi fratricida violenza a Sofie da parte di quasi tutti i suoi migliori amici. Inutile dire che questo diventerà il pomo della discordia, o meglio di un ricatto, intorno al quale ruoterà tutta la narrazione.
Alla rassegna delle spregevoli verità segue Didier. Questi in passato, a causa di una crisi matrimoniale, aveva pensato bene di sfogare i suoi impulsi con una escort. Ebbene, si tratta proprio di Lia, l’attuale compagnia di Lux, fratello di Peter nonché membro della compagnia. Non ne avete abbastanza? Ecco che arriva un’altra rivelazione riguardante il figlio disabile di Saskya e Luk, ormai divorziati da tempo. Luk aveva infatti scoperto che il ragazzo fosse il figlio di Peter, concepito in giovinezza quando il fratello stava con la ragazza prima di iniziare a frequentarsi con lui.
Citiamo anche la decisiva confessione di Luk…
…Sul famigerato filmato di quello stupro (qui ne parliamo). Quest’ultimo, con lo shock di tutti, non era stato distrutto come avevano pensato i colpevoli dopo quella rovinosa estate. Trovandosi infatti nella stessa cassetta contenente un altro video con protagonista Saskia, Luk aveva provveduto a conservarla. Sempre sua è l’accorata confessione di aver chiuso a chiave la porta del loro amico Mark prima che morisse per l’incendio scoppiato nella loro casa-vacanze di quell’estate. Così come uno scossone inatteso sarà la richiesta di divorzio della dolce e pudica Romée resa pubblica davanti a Peter. Un marito che in 25 anni era riuscito ad essere soltanto egoista, vigliacco e insensibile.
Non soltanto per questo motivo Romée ha fatto la sua scelta
A far traboccare il vaso della considerazione che aveva del marito, è stato ovviamente il punto cardine su cui gravita tutta Due Estati. Ci riferiamo pertanto all’aver scoperto quel maledetto video insieme a tutte le altre donne del gruppo, grazie ad una sua condivisione da parte di Lia. Ed è sconvolgente considerare che proprio questo dettaglio cercavano di scoprire i colpevoli sin dal primo episodio. Chi era la persona che li stava ricattando!? Si chiedevano in maniera spasmodica tra loro. Intuendo che si trattasse di qualcuno del gruppo senza mai immaginare neanche per un istante a quella barricata di sole donne.
Pertanto è atroce solo appurare che la risposta a questa domanda che li ha tormentati durante tutto il weekend, sia stata l’unica vera loro preoccupazione. Un solo pensiero fisso per uomini privi di morale, empatia, coraggio, umiltà e tutto quello che dovrebbe accompagnare una loro definitiva asserzione di colpevolezza con pentimento annesso. Assistiamo infatti ad una macabra scena teatrale in cui tutti gli uomini coinvolti non fanno altro che incrementare l’escalation di menzogne, coprirsi a vicenda per poi pugnalarsi alle spalle. Senza mai perdere di vista quell’arroganza e quell’orgoglio patologico che impedisce loro di pronunciare la confessione di un enorme reato nonché un atto più che riprovevole. Considerato l’aggravante che Sofie fosse una loro amica, una persone a cui erano in qualche modo legati e a cui apparentemente dovevano voler bene.
Così come quei film horror che puntano sull’assurdo macabro
Anche il racconto di Due Estati potrebbe rientrarci benissimo una volta sviscerato il reato commesso. In quanto disintegrando le attenuanti dell’alcol, della droga e (eccola che arriva come un treno svizzero!) delle espressioni come “Sofie sembrava desiderarlo”, è davvero spaventoso il fatto in sé ma non solo. L’altro gravissimo errore è stato il volerlo tenere nascosto e distruggere le prove facendo finta di niente. Così come la profonda e imperdonabile mancanza di rispetto di tutti ma soprattutto di Didier! Questi non si è mai davvero posto il problema che la sua stessa moglie avesse potuto covare un trauma di questo tipo da anni. Aggiunto al fatto che le fosse mancato coraggio e la giusta spinta per parlarne. Con lui stesso o con chi di dovere. Inutile dire dunque che lui nel frattempo preferiva sollazzarsi nelle braccia di un’altra donna. Non riuscendo a comportarsi bene neanche con lei, tra l’altro.
E adesso è proprio di Lia che è necessario parlare
Quanta energia, forza e autodeterminazione si nasconde dietro ad una giovane donna dal duro passato. Mentre gli uomini non perdevano tempo a giudicarla e a compatire velatamente anche Luk per starci insieme, lei li fregava con furbizia. Avendo già conosciuto Sofie e Romée e poi aver rotto il ghiaccio anche con Saskia, aveva deciso di tradire la fiducia di Luk pur di fare la cosa giusta dopo 30 anni di un’omertà senza rivali (qui una serie a riguardo).
Alla miccia accesa da Lia, è stata Sofie a condividere la notizia e il suo dolore con Romée, il cui personaggio si è rivelato essere pieno di sfaccettature. Appare infatti la più silenziosa, ligia e pacata del gruppo. Sin da ragazzina sembrava l’unica ad avere la testa sulle spalle, sempre pronta a leggere dentro i suoi amici e ad esserci in loro supporto sempre.
Diventata adulta ha sposato Peter perché innamorata
E grazie alle sue competenze informatiche ha creato con le sue forze un’azienda in cui aveva inserito anche il marito. Tuttavia è dopo averlo sentito asserire di non avere colpa poiché quella notte solo Mark aveva davvero penetrato Sofie, qualcosa esplode dentro di sé. È in quell’istate che vediamo il vero volto di Romée e la sua personalità ben strutturata. Nessuna delle altre avrebbe potuto mettere su un piano di vendetta, gioco e ricatto meglio di lei.
Poiché le altre non hanno la sua perspicacia e lucidità. Di certo non Sofie, che già da ragazzina dimostrava spesso di non essere padrona di sé, di seguire spesso il flusso degli eventi e di avere bassa autostima. Tutti questi lati della sua persona, non potrebbero comunque renderla mai complice di ciò di cui è stata solo la vittima. L’unica sua colpa a dirla tutta è quella di essersi tenuta dentro questo incubo per anni. Senza mai interpellare un terapeuta e non per ultima la polizia. Sì, avrebbe dovuto denunciare tutto quanto Sofie.
Tuttavia immaginiamo perché non l’ha fatto
Pensiamo infatti alla situazione europea del ’92 e in un attimo constatiamo che parlare di stupro in quel periodo non sarebbe mai stato semplice. Sia dal punto di vista legale e giuridico, sia da quello sociale e culturale. Risulta essere quasi un tabù anche ai nostri giorni in alcuni casi, figuriamoci allora. Quindi sembra oggettivo affermare che la sua piccola colpa avesse tutte le attenuanti del caso. Altro però non possiamo dire su di lei, perché purtroppo Due Estati non ha avuto lo spazio e il tempo di poter analizzare la sua psicologia e banalmente il suo vero stato d’animo.
Diciamo che appare soltanto stoica, disinteressata, introversa e priva di luce e vibrazioni positive. Le ultime due le sono state strappate via in modo irreversibile e tutto in una notte. Paradossalmente invece, risultano meno imperscrutabili dal punto di vista interiore Romée e Lia, che si presentano all’inizio quasi come personaggi circostanziali. Sarà forse stata una strategia per creare l’effetto sorpresa? Magari sì, l’obiettivo della miniserie si conferma essere quello di far ricredere gli spettatori in relazione alle loro ipotesi iniziali.
Dobbiamo però dire che Due Estati non ha superato troppo le aspettative
È infatti delicata l’ideazione di una miniserie. In quanto c’è sin da subito la consapevolezza che ogni vicenda deve concludersi entro quei circoscritti episodi. Se gli intrecci sono tanti, aggiungi pure un montaggio parallelo tra due epoche e le tematiche forti, magari rischi di fare un disastro oppure di confezionare il prodotto perfetto. In questo caso ci troviamo in una zona grigia. La qualità della scrittura e della fotografia sono apprezzabili. La prima sembra poco artefatta e della seconda è complice la Costa Azzurra.
Così come l’aver inserito i flashback orientativi per lo spettatore sulle premesse del passato. Anche le performance di alcuni dei personaggi appare valida e d’effetto. Tuttavia, è facile dirlo visto non succede molto! Se non i momenti in cui i colpevoli si appartano per decidere su come uscire puliti dalle accuse, qualche pomeriggio tra donne e un tiro al piattello ogni tanto. L’atmosfera risulta abbastanza asfissiante dunque. Sia dal punto di vista del ritmo della storia, sia per gli eccessivi input che da questa partono senza venire ben approfonditi.
Relativamente a questo anche il finale di Due Estati risulta farraginoso
Le donne escono alla scoperto dopo che Saskia caduta tra le braccia di Stef per sua fortuna, decide di rivelargli tutto il loro piano per non mettersi in cattiva luce con lui. Questi, sconvolto e intrappolato nel suo timore di venire infangato adesso che era anche un ministro, deciderà addirittura di togliersi la vita. Per non riuscire a sopportare tutta la tensione e le conseguenze di una possibile accusa. Sottolineo pertanto che non lo ha fatto per il senso di colpa nei confronti Sofie.
Ma soltanto per debolezza e tutela della reputazione che si era costruito con fatica dopo il bullismo ricevuto in gioventù da coloro che chiamava “amici”. Eppure è impressionante come lui all’inizio apparisse il più razionale e sensibile una volta venuto a conoscenza del filmato. Sulla scia di Mowgli e a differenza delle donne della compagnia inoltre, di ognuno degli uomini possiamo dire qualcosa sulla loro personalità.
Peter non è altro che un grande codardo
Nonché vittima del più inconsapevole maschilismo. Tanto da esordire con sarcasmo che “di Me Too ormai non si parla più” (qui ne parliamo). Didier invece ha sofferto da sempre un crisi di inferiorità rispetto a tutti quelli che lo circondano. È un vigliacco e il peggiori degli ipocriti per aver creato una famiglia con la donna della cui violenza era riuscito a dimenticarsene. Luk dal canto suo ha fatto i suoi errori, ma nutrito dalle sue vittorie contro la malattia del passato, era diventato un uomo responsabile e coerente con le sue scelte. Appariva così già da adolescente, considerato che a quell’età la sofferenza diventa catartica e educativa.
Ovviamente è inutile dire che l’aver chiesto a Lia di non fare parola con nessuna del video, lo rende complice a sua volta. E l’egoistico retro-pensiero di usarlo per ricattare il fratello riguardo al delicato fatto del figlio, non diventa uno sconto di pena. Tuttavia si conferma magnanimo e giusto nel momento in cui passa addirittura sopra la menzogna sulla paternità di Saskia. Crescendo il problematico figlio da bravo genitore.
In Due Estati siamo di fronte ad un’amicizia tossica e adolescenziale
Il vero e diretto messaggio di di Due Estati è racchiuso proprio nel rapporto tra i singoli personaggi. Questo infatti andava bene soltanto se camuffato da feste, vacanze, alcol e ormoni impazziti. Come tutte gli strepitosi legami che speriamo non possano rompersi mai in quel periodo in cui siamo incoscienti e spensierati. Affinché riescano a fare da sfondo ad una vita adulta altrettanto divertente e sensazionale. Spoiler! Questo è davvero raro che accada.
Proprio perché spesso l’adolescenza (ecco qui serie che ne parlano) è quella fase di transizione in cui le persone non riescono a pensare razionalmente, a rispettare se stesse e gli altri e infine a dare un certo valore a tutto ciò che appartiene alle loro vite. Meglio infatti che certe relazioni si interrompano senza pianti o burrascosi litigi, ma lasciando fare al tempo. In Due Estati invece ha vinto la presunzione di voler forzare il futuro di un’amicizia che doveva fermarsi a quell’età ed estinguersi in quella stessa notte. Per non seminare ulteriore male e rancore.
Altra rilevante tematica trattata è quella del femminismo
Questa emerge in maniera velata e si concentra sulla lotta contro il machismo e la celebrazione della sorellanza tra donne. Il ricatto che hanno messo in pratica le protagoniste è infatti frutto di un forte desiderio di giustizia e di ribadire con veemenza i diritti delle donne. Questa intenzione emerge non in maniera esplicita se non in due occasioni. Durante gli interrogatori di queste ultime con il giudice, che fatalità, è una donna anche lei. Deve dunque cercare in tutti i modi di non lasciarsi coinvolgere dall’accaduto mantenendo l’obiettività del suo lavoro.
La seconda occasione è simbolica in quanto si basa sul contrasto con le parole, le opinioni e le azioni di tutti gli uomini di Due Estati, per l’appunto. I quali sembrano non solo irrispettosi ma del tutto ignari delle battaglie combattute dalle donne del contemporaneo e del passato. Questo dimostra come il denaro o il successo professionale non possono infonderti buon senso e umanità. Anzi spesso sono proprio le prime due cose ad allontanare le persone dalla retta via.
In conclusione possiamo apprezzare la carica emotiva di Due Estati
Questa attraverso i feroci ricordi dei personaggi ci ha toccato nel profondo. Sollo alla fine dell’ultimo episodio possiamo mettere sulla bilancia i momenti strettamente drammatici e quelli tendenti al thriller. Questi possono riferirsi principalmente alle vicende intorno al ricatto derivato dal video. Menzioniamo quindi il messaggio minaccioso ricevuto da Peter all’inizio della serie o la notte in cui questo è apparso sul televisore.
Così come la morte di Mowgli e la conseguente convocazione di tutti i membri del gruppo in tribunale. Il dettaglio del processo infatti risulta curioso ma stucchevole. Infatti tutta la storia di Sofie, che fino alla fine è stato il fulcro della narrazione, viene improvvisamente messa in secondo piano rispetto al suicidio dell'”amico”. È anche vero però che lei dopo tutto, ha deciso ancora una volta di non denunciare i complici del suo abuso.
Questo per il troppo tempo già trascorso…
…E poi per la taciuta e retorica speranza di proteggere la famiglia che si era creata. Se non ché per proteggere il legame d’affetto che aveva alcune persone della compagnia. Tutto poteva apparire discutibile se analizzato fino in fondo infatti. Anche l’intuizione che Romée aveva avuto la mattina dopo quella notte, sarebbe potuto essere perseguibile dalla legge in termini di complicità. A Sofie non resta adesso che piangere per sentire dentro si sè la consapevolezza di dover sopportare per sempre il peso del suo trauma. E aver visto distruggersi quei legami che dovevano avere le premesse per diventare ricolmi di gratitudine ora e sempre. Con l’avvento del suicidio infine, l’intenzione era sicuramente quella di dare un ulteriore svolta alla serie. Tuttavia non riesce a togliere l’amaro in bocca allo spettatore dopo la tragedia a cui ha assistito in poche ore.
Bisognava rendere più giustizia al caso protagonista della narrazione, quello da cui ogni intreccio e piano temporale si è dipanato. L’obiettivo che ha raggiunto Due Estati però, ci auguriamo fosse quello di dover mettere in discussione tutte quelle vicende legate al passato che sono camuffate da falsi bei ricordi. Che sia dunque un monito per tutte le donne a chiedere aiuto e non aver paura di aprire bocca. Ma soprattutto per tutti quegli uomini che pensano di non poter mai fare del male. Dietro una giovanile bravata infatti, può davvero scatenarsi una valanga irrefrenabile e destinata a schiantarsi quanto prima.