Quando a Johnny va, che strane cose fa, lui può spostare tutto col pensiero. È timido e sincero, di tutti tutto sa poiché legge nel pensiero. Oooooh, è quasi magia. Oooooh, è quasi magia. Se a Johnny gira e va, che strane cose fa, lui vola con la forza del pensiero. Ci riesce per davvero, chissà poi come fa, ma che affascinante è Johnny. Johnny, è quasi magia, Johnny, riprova di nuovo, Johnny, e come sempre riuscirai. Johnny, è quasi magia, Johnny, io provo e riprovo, Johnny, ma non ci riesco proprio mai.
Io invece non riesco mai a capire se amo più
la sigla o il cartone in sé.
Probabilmente entrambi.
Probabilmente perché il cartone e la sigla non hanno forse poi tanto in comune.
Perché dico questo?
Vediamolo insieme
Dalla sigla italiana, cantata dalla mitica Cristina D’Avena, quello che si percepisce è che È quasi magia Johnny sia un cartone fantasy o comunque che mette la magia al primo posto.
Una sorta di Harry Potter o Twilight ante-litteram.
Niente di più sbagliato perché Orange Road – traduzione molto più fedele del titolo dell’anime giapponese – vede sì la presenza di persone con dei poteri, Johnny e le sue sorelle, ma la trama del cartone è più incentrata sul triangolo amoroso che lo coinvolge con Sabrina e Tinetta.
Prendiamo ad esempio il primo film di X-Men: ecco, è come se la trama, invece di coinvolgere la lotta tra bene e male, la discriminazione sociale, ecc., si soffermasse sul triangolo tra Jean Grey, Scott Summers e Wolverine, che, pur presente, resta sullo sfondo.
Insomma, È quasi magia Johnny è più
teen-drama che fantasy o fantascienza
La storia inizia quando il ragazzo, con le sue sorelle e suo padre (la madre, da cui i figli hanno ereditato i poteri, è morta anni prima) si trasferisce in una nuova città, cosa che succede abbastanza di frequente, perché le due ragazze non sono in grado di controllare i loro poteri, come riesce invece a fare il fratello maggiore.
Qui conosce Sabrina, di cui si innamora perdutamente, ricambiato, ma il loro amore è ostacolato da Tinetta, la migliore amica di Sabrina, anche lei invaghita di Johnny.
All’inizio Johnny sceglie Tinetta (anche perché non è sicuro dei sentimenti di Sabrina) e questa scelta è quasi una condanna: il ragazzo, infatti, molto buono e gentile – forse pure troppo! – non riesce a lasciarla perché comunque le è molto affezionato e perché non vuole ferirla. Senza contare che teme di perdere anche Sabrina, proprio perché così amica della sua ragazza.
Tenendo conto che i personaggi hanno tra i tredici e i sedici anni, direi che è anche comprensibile.
La magia, invece, resta sullo sfondo e spesso è usata come deus ex machina per risolvere senza troppo scalpore situazioni che altrimenti avrebbero ribaltato la trama (e che probabilmente avrebbero fatto lasciare Tinetta e Johnny in diverse occasioni).
Il ragazzo ha – come canta la sigla – capacità telecinetiche, che gli permettono di spostare gli oggetti col pensiero, di teletrasporto e di slittamento del tempo. In pratica, quando si lancia nel vuoto, può tornare indietro nel tempo.
Non ha invece il potere di leggere nella mente, potere che appartiene, invece, a suo cugino Paolo, che sembra la versione più giovane di Johnny.
I due si assomigliano moltissimo, infatti, e in alcuni casi possono anche scambiarsi di corpo, sbattendo l’una contro l’altra le loro teste, e creando una serie di situazioni divertenti.
E quindi ecco un altro ‘errore’ della sigla, che parla invece di lettura del pensiero in riferimento al protagonista, mentre non accenna ai viaggi nel tempo, ad esempio, e soprattutto al vero tema della serie, il triangolo amoroso.