Attenzione: evitate la lettura se non volete imbattervi in spoiler sul finale di E.R. – Medici in Prima Linea
Creata dallo scrittore Michael Crichton, già autore tra le altre cose di Jurassic Park, Congo e Rivelazioni, E.R. – Medici in Prima Linea è stato uno dei medical drama più iconici della storia della televisione mondiale (vi spieghiamo qui il segreto del suo successo). Candidato a oltre 350 premi televisivi, vincitore di ben 23 Emmy Awards E.R. – Medici in Prima Linea ha rivoluzionato il modo di portare in televisione le storie ambientate all’interno dell’ospedale concentrandosi principalmente nell’ Emergency Room, il pronto soccorso.
La serie, andata in onda tra il 1994 e il 2009 sulla NBC (da noi venne trasmessa su Rai2 tra il 1996 e il 2009), con le sue quindici stagioni è il secondo medical drama più longevo di sempre battuto finora soltanto da Grey’s Anatomy. Fin dai suoi esordi ha avuto un grandissimo successo di pubblico ed è stata applaudita dalla critica soprattutto per l’attenzione ai dettagli. Dalla meticolosità nel presentare i casi clinici alla precisione della terminologia medica, E.R. – Medici in Prima Linea, con un ritmo sempre serrato si è distaccata dalle precedenti fiction e ha influenzato le successive divenendo un vero è proprio cult del genere. Inoltre, la serie fu trampolino di lancio per la carriera di tantissimo attori come George Clooney, nei panni del pediatra Doug Ross, William H. Macy, nei panni David Morgenstern e Julianna Margulies, nei panni di Carol Hathaway.
E.R. – Medici in Prima Linea sarebbe dovuta durare quattordici stagioni ma lo sciopero della WGA (Writers Guild of America), uno dei più importanti e influenti sindacati degli sceneggiatori americani, lasciò la NBC senza un vero e proprio finale di serie. Così la rete decise di aggiungere una quindicesima stagione portando a trecentotrentuno il numero totale delle puntate.
L’ultimo episodio è stato trasmesso il 4 aprile del 2009 (in Italia, invece, il 19 giugno dello stesso anno). Per l’occasione la NBC ha mandato in onda precedentemente uno speciale di un’ora durante il quale sono stati ripercorsi i punti salienti della serie e trasmesse alcune interviste agli attori principali che nel corso degli anni non era più membri del cast, come Anthony Edwards, nei panni del dottor Mark “Ciccio” Greene.
Per cercare di ottenere il massimo ascolto la NBC decise di richiamare i pezzi grossi dello show e contattò George Clooney e Julianna Margulies tra gli altri, ma entrambi rifiutarono di partecipare all’ultima puntata per altri impegni precedentemente presi. Invece, comparvero nella penultima mostrandosi a Seattle, felicemente sposati, con le loro gemelline.
Come spesso accade nelle serie televisive l’episodio conclusivo è ricco di rimandi al primo. Generalmente si respira un’aura di nostalgia e si ha l’impressione di vedere la puntata sotto una duplice lente: quella fresca dello studente magari idealmente ricca di buoni proposito e quella ormai stanca del medico che lavora da tanto, forse troppo tempo. L’azione si svolge durante un turno di ventiquattro ore e mostra diversi casi alcuni dei quali abbastanza surreali e comici, altri decisamente più drammatici e tragici. Come spesso accade i casi si accavallano tra loro, in un ritmo frenetico. Uno dei medici di turno viene svegliato da una delle infermiere esattamente come accade nel pilot. Durante l’episodio, poi, un dottore con maggiore anzianità si occupa di far vedere a una tirocinante come si deve mettere un ago cannula. E infine, le ultime parole pronunciate nella serie sono le stesse che vennero pronunciate per prime all’inizio della fortunata epopea.
L’ultimo episodio è intitolato “And in the End…” (in italiano “Finire e ricominciare“) ed è scritto da John Wells, tra gli autori della serie presenti fin dall’inizio. Alla regia è stato scelto Rod Holcomb (vinse un Emmy proprio per questo episodio), il quale diresse anche il pilot, scritto invece da Michael Crichton in persona. Venne ripristinata la versione lunga della sigla iniziale, composta da James Newton Howard, e il cast ritrova parecchi dei personaggi più amati, in una sorta di organizzato commiato.
Il primo caso della puntata è per il dottor Gates (John Stamos): deve occuparsi di un’adolescente in coma etillico. Lo stato di salute della ragazza è piuttosto compromesso e gli amici che erano con lei, con profondo senso di colpa, cominciano a vuotare il sacco obbligando il medico a chiamare la polizia. La responsabilità dell’alcol è infatti dei genitori che hanno ospitato la festa i quali, raggiunto l’ospedale, affermano di preferire che i ragazzi bevano in casa anziché in giro per la città. La ragazza nel frattempo si sveglia dal coma ma risulta poco lucida e i medici temono abbia una compromissione neurologica. I genitori di lei, finalmente giunti in ospedale, vorrebbero trasferirla in un altro nosocomio ma la ragazza ripiomba nel coma. Nel frattempo, il dottor Gates finisce il turno ed esce dall’ospedale. Quando tornerà la ragazza sarà ancora lì a lottare tra la vita e la morte.
Un’anziana signora, Beverly, viene portata al pronto soccorso da un’autoambulanza che l’ha recuperata in strada, in camicia da notte e con un polso rotto. A occuparsene sarà il dottor Morris (Scott Grimes) che viene svegliato durante un pisolino da una infermiera, come nel pilot. La signora anziana presenta anche i sintomi di una qualche malattia neurodegenerativa ma appare lucida e coerente. Una volta sistemato il polso il dottor Morris finisce il turno e fa per lasciare l’ospedale quando viene fermato dalla figlia di Beverly la quale è piuttosto agitata e sente il bisogno di giustificarsi per il fatto che la madre sia uscita di casa. Dopo un lungo monologo Morris riesce a informarla che la madre sta bene e il polso guarirà in fretta. Quando tornerà per il nuovo turno ad attenderlo ci sarà di nuovo Beverly la quale è di nuovo scappata di casa e ha raggiunto l’ospedale dov’è stata trattata con cura e rispetto.
Alla dottoressa Wise (Alexis Bledel) capita un paziente molto anziano, gay, sieropositivo, con gravi difficoltà respiratorie. Inizialmente si pensa sia una polmonite ma poi, attraverso un’indagine clinica approfondita si scopre che il paziente ha un tumore polmonare allo stadio terminale. Il paziente e il compagno decidono di rifiutare le cure perché hanno avuto una vita felice e hanno già seppellito tutti i loro amici. Sono convinti di aver fatto la loro strada insieme e dimostrano, seppure nella drammaticità della situazione, una grande e profonda serenità.
Una coppia arriva con la donna in travaglio: sta per partorire due gemelli. A occuparsi del parto saranno il dottor Carter (Noah Wyle) e il dottor Brenner (David Lyons). Il primo dei due neonati nasce senza particolari problemi mentre il secondo, invece, obbliga i medici a un taglio cesareo. La donna, infatti, ha una malformazione congenita che richiede un intervento d’urgenza. Disgraziatamente le cose vanno male e la donna, dopo una lunga e sofferta lotta da parte dei medici, muore mettendo alla luce il secondo gemello. Toccherà alla dotteressa Wise il duro compito di accompagnare alla nursery gli altri figli della coppia ansiosi di conoscere i gemelli. Uno dei fratelli maggiori chiede alla dottoressa informazioni sulla madre ma la Wise, non sapendo cosa rispondere tace abbassando il capo. Qualche scena dopo la vedremo confessare al dottor Brenner il senso di impotenza che le attanaglia le viscere ricevendo dal più anziano collega un incoraggiamento a proseguire perché dotata.
Un’anziana signora malata di sclerosi multipla e già paziente dell’ospedale arriva accompagnata dal marito. Ha una grave sepsi ed è ormai in fin di vita. Per lei si prospetta la possibilità di essere intubata e resistere ancora qualche settimana oppure aspettare e lasciare che la natura faccia il suo corso. Il marito che l’accompagna non è pronto a lasciarla morire ma grazie all’intervento del dottor Gates e della dottoressa Taggart (Linda Cardellini) riesce ad accettare l’inevitabile fine. La coppia viene raggiunta dalla figlia che ha uno scambio commovente con la dottoressa Taggart. Alla dottoressa la figlia racconta che la madre era una persona terribile, incapace di farsi voler bene. Nel momento della fine, però, la figlia sente la necessità di confessare che comunque alla madre voleva molto bene. Questa confessione fa sì che la Taggart si renda conto di voler bene alla propria madre con la quale ha un difficile rapporto e, una volta morta l’anziana signora, deciderà di chiamare la genitrice per parlarle e cercare di ricucire i rapporti.
Il dottor Carter inaugura la sua clinica privata per i poveri. All’inaugurazione partecipano i suoi vecchi colleghi: Peter Benton insieme al figlio sordo, Kerry Weaver (Laura Innes), Susan Lewis (Sherry Stringfield) ed Elizabeth Corday ( Alex Kingston) la quale è a Chicago in compagnia della figlia di Mark Greene, in procinto di iniziare il tirocinio di medicina . La clinica viene chiamata Joshua Carter Center, come il figlio che Carter ha perduto e all’inaugurazione partecipa, in mezzo al pubblico, la moglie che non vede da diverso tempo. Carter è felice di rivederla e i due hanno un brevissimo scambio di battute. Lui spera di riuscire a riconciliarsi ma lei, almeno inizialmente, non sembra della stessa opinione. I due sono costretti a separarsi poiché le autorità presenti all’inaugurazione vogliono parlare con Carter e la moglie lascia la clinica.
La figlia di Greene, Rachel (Hallee Hirsh), si presenta a inizio puntata all’accettazione del pronto soccorso: deve parlare con la dottoressa Banfield (Angela Bassett). La ragazza, infatti, sta passando i colloqui per poter fare il tirocinio nell’ospedale dove ha lavorato il padre. La scena all’accettazione è piuttosto emozionante e al tempo stesso divertente. La ragazza si presenta a Frank (Troy Evans) chiedendogli se si ricordi di lei. Lui dopo averla squadrata le chiede se dovrebbe. La ragazza sorridendo spiega che è la figlia di un vecchio medico del pronto soccorso. Frank ancora non la riconosce e a quel punto Rachel si presenta dicendo di essere la figlia di Mark Greene.
Quando poi Rachel torna dopo l’inaugurazione della clinica Carter è accompagnata dal medico che le fa fare un giro per il pronto soccorso dispensando consigli e facendole vedere come si metta un ago cannula, proprio come fece il dottor Benton con lui nel corso del pilot.
Attorno a queste scene drammatiche ci sono poi un anziano signore con il pene rotto a causa dei troppi rapporti sessuali avuti dentro la casa di ricovero con le altre pazienti. Un bambino che ha inghiottito un rosario (mentre nel pilot un bambino aveva inghiottito una chiave) e una suocera e una nuora che litigano ferocemente per colpa del figlio e marito il quale, raggiunta la coppia di donne non sa che pesci pigliare e a chi dare ragione.
Nella puntata viene anche festaggiato il compleanno della dottoressa Taggart la quale riceve in regalo una Fort Mustang da parte del figlio che, aiutato dal dottor Gates ha riverniciato l’auto di un rosso brillante. Questo gesto farà sì che la dottoressa si riconcili con Gates con il quale aveva litigato qualche puntata prima. I due intrecciano le dita prendendosi per mano e si sorridono.
L’episodio si conclude con l’arrivo di una serie di feriti gravi in seguito a una esplosione in un complesso industriale. I medici si preparano ad accogliere le ambulanze e la tensione sale. In carenza di personale vengono reclutati Carter e la Lewis. I feriti gravi arrivano uno dietro l’altro e vengono smistati in fretta tra le stanze del pronto soccorso e le sale operatorie. Al dottor Carter viene assegnato il sesto paziente: ustioni di terzo grado su parecchie parti del corpo. Mentre accompagna il paziente verso la Emergency Room Carter si volta verso Rachel: “vieni, dottoressa Greene?” invitandola così a partecipare attivamente alla vita del pronto soccorso più famoso della televisione. Lei accetta di buon grado e su questo invito il programma si chiude con una panoramica all’alto dell’ospedale, prima e unica volta, e poi della città.
“Vieni, Dottoressa Greene” è il chiaro rimando al pilot che iniziava con un’infermiera che chiamava il padre di lei, addormentato su una barella: “Dottor Greene! Sveglia dottor Greene“. Le ultime due parole, dunque, rimandano alle prime due come a chiudere un cerchio aperto quindici anni prima.
L’ultima puntata di E.R. – Medici in Prima Linea è stata accolta dalla critica in maniera più che positiva. La maggior parte dei giudizi è concorde nel definirlo il giusto finale, un episodio capace di dare la giusta chiusa a uno degli spettacoli televisivi più longevi. L’imperante senso della vita che va avanti nonostante tutto, in una continua e alienante routine, è stato l’onesto tributo che E.R. – Medici in Prima Linea ha meritato per quanto visto in quindici stagioni.
Anche il numero di spettatori è stato degno del finale di uno dei più iconici show della televisione americana degli ultimi trent’anni. Con una media di circa diciannove milioni di spettatori E.R. – Medici in Prima Linea ha preso congedo dai suoi fan regalando loro un’ultima, emozionante e commovente puntata.