ATTENZIONE: questo articolo potrebbe contenere SPOILER sulla sesta stagione di Élite.
Il 18 novembre 2022, Netflix ha distribuito in una sola manche tutti e 8 gli episodi che compongono la sesta stagione di Élite, a soli sette mesi di distanza dall’uscita della quinta (8 aprile 2022). Se le prime stagioni avevano ricevuto un parere più moderato da parte degli spettatori ma avevano contribuito a renderla una delle serie spagnole di Netflix più viste, andando avanti con le puntate le opinioni positive sono diminuite drasticamente. Hanno lasciato spazio solo a prese in giro e critiche rivolte ad attori, sceneggiatura e regia. Non sarebbe stato meglio se il colosso di streaming avesse deciso di troncare la serie prima che si trasformasse in un prodotto ancora più mediocre con l’unico scopo di consegnare al pubblico un antidoto alla noia più totale?
Probabilmente gli ideatori Carlos Montero e Darío Madrona sono andati avanti con tutte le buone intenzioni, pensando sì alla dimensione del loro portafogli, ma anche a rispettare le indicazioni di Netflix, producendo un contenuto che in un modo o nell’altro continuava a far parlare di sé. Piano piano però, l’entusiasmo che circondava le prime stagioni di Élite si sta ridimensionando e sta lasciando spazio alla voce di chi ritiene che sarebbe stato meglio se la parola “fine” fosse stata messa prima (proprio come è capitato per un’altra delle serie spagnole più viste di sempre, La casa di carta). Oggi vogliamo dare spazio a quella voce.
Quindi ecco 17 ottimi motivi per cui sarebbe stato meglio se Élite si fosse fermata prima.
1) Perché diventa sempre più difficile affezionarsi ai nuovi personaggi
Sappiamo tutti che questa serie spagnola funziona così. Dopo due o tre stagioni c’è una sorta di cambio generazionale e gli attori che c’erano all’inizio vengono sostituiti da altri in un ciclo pressoché infinito di successioni. Del cast della prima, infatti, nella sesta stagione non è rimasto nessuno, e adesso anche altri tre attori piuttosto amati hanno lasciato la serie. Nella prossima stagione non ci saranno più nemmeno Martina Cariddi (Mencía Blanco), Carla Díaz (Ari Blanco) e Manu Ríos (Patrick Blanco). Ma di questo passo, affezionarsi ai personaggi che rimangono in scena diventa sempre più difficile. Vanno via i nostri preferiti e ne subentrano altri che non conosciamo e per cui non proviamo ancora alcun tipo di empatia. Questo meccanismo non può durare ancora a lungo.
2) Dopo Lu che infila una parola in inglese ogni due in spagnolo, qualsiasi altro personaggio cerchi di imitarla è decisamente insipido
La regina delle vipere è e sarà sempre Lucrecia Montesinos (interpretata da Danna Paola). Acida, permalosa, invidiosa di chiunque possa toglierla dal suo piedistallo fatto di brillanti. Con il tempo abbiamo imparato ad amarla lo stesso, ma quando è uscita di scena alla fine della terza stagione una parte di noi ha gioito. Eppure, gli ideatori hanno pensato bene di creare un personaggio che le assomigliasse caratterialmente, che come lei mischiasse in maniera irritante inglese e spagnolo, ma hanno fallito nel loro tentativo. Per quanto Isadora (Valentina Zenere) sia affascinante, abbiamo già avuto una Lu, non ce ne serve un’altra.
3) Perché se volevo un crime mi vedevo Sherlock
Élite ha sempre avuto questa impronta crime, fin dalla prima stagione. Ma se nei primi episodi questo poteva risultare innovativo e interessante, già dalla seconda ha rivelato tutte le sue debolezze. La ripetitività non può mai essere la soluzione per un thriller che si rispetti. Già dalla seconda stagione, la deriva crime e thriller che la serie ha preso non ha fatto altro che dimostrare al pubblico quanta poca serietà c’è dietro. Anche perché, se il pubblico avesse avuto davvero bisogno di guardare un crime fatto come si deve poteva benissimo scegliere di fare un rewatch di Sherlock. Almeno si sarebbe risparmiato tutta la parte melensa da teen drama che lo condisce.
4) Perché Élite è finita davvero quando se n’è andata Ester Expósito
Visto e considerato il successo ricevuto da Ester Expósito dopo la partecipazione a questa serie spagnola nei panni di Carla Rosón, si può benissimo dire che la sua uscita di scena ha costituito un punto di non ritorno. Come Danna Paola, anche Ester ha troncato i rapporti con Montero e Darío Madrona dopo la terza stagione, quando il filone narrativo che ancora la collegava alla prima si è definitivamente chiuso con la morte di Polo. Lei era diventata un po’ il volto della serie e la sua assenza, da quel momento in poi, si è sentita fin troppo.
5) Per tutti i momenti cringe assolutamente non necessari che ci ha regalato
Come molte altre serie spagnole i momenti imbarazzanti per gli spettatori non mancano. Quegli istanti in cui vorresti prendere i personaggi, scuoterli per le spalle e gridargli “Ma che stai dicendo?” È davvero imbarazzante sentire tutti i protagonisti spronarsi a vicenda, dirsi cose dolci e sostenersi nel momento del bisogno e poi l’istante successivo vederli parlarsi alle spalle e in realtà odiarsi terribilmente. I momenti di estrema confidenza tra adolescenti che si sono conosciuti 10 minuti prima, un “Baby” ogni tre parole che escono dalla bocca di Isadora, un’orgia in casa di Ivan un giorno sì e l’altro pure. Ce ne sarebbero di cose da elencare riguardo questo argomento. Ma questa non è la sede giusta.
6) Perché è più difficile trovare il parente misterioso ne I soliti ignoti che scoprire i colpevoli della sottotrama crime di Élite
Ecco, come si può pensare che la sottotrama crime di questa serie abbia davvero l’effetto sperato nello spettatore se nelle ultime stagioni soprattutto è così facile capire chi è il colpevole? Non c’è davvero tensione narrativa, il pubblico non è davvero invogliato a proseguire la visione dal desiderio di sapere chi ha commesso un delitto. La parte di crime funziona meno di quella da teen drama, soprattutto nella sesta stagione, perché appesantisce soltanto una storia che non ha bisogno di essere sempre legata a un omicidio o a una scomparsa per tenersi in piedi. Poi, passo davvero più tempo a cercare di capire il parente misterioso e le identità degli ignoti nel programma condotto da Amadeus che a identificare il povero malcapitato a cui è toccato il ruolo di assassino nelle ultime stagioni della serie.
7) Perché per le scene trash abbiamo già tanto materiale proveniente da La casa di carta, non c’è bisogno di produrne altro
Anche qui, come in molte altre serie spagnole tra cui La casa di carta, c’è davvero una grande dose di trash. Non fraintendetemi, un po’ di sano trash a volte non dispiace, ma anche in questo caso il troppo stroppia. Situazioni surreali, dialoghi altrettanto poco credibili, personaggi che compiono scelte senza una vera e propria giustificazione. Come si fa ad apprezzare davvero una serie con una scrittura così irrealistica sotto moltissimi punti di vista? Alcune serie spagnole sotto questo aspetto possono fare scuola.
8) Gli episodi “Élite – Storie brevi” sono inutili quanto Samuel
Se c’è una cosa per cui i produttori di Élite hanno speso soldi inutilmente è la realizzazione degli episodi speciali è “Storie brevi“. Delle mini puntate di circa 10 minuti che si concentrano su uno o più personaggi nel vano tentativo di aggiungere qualcosa di nuovo rispetto alla storyline principale. Ci sono riusciti? Ovviamente no. Ne sentivamo il bisogno? Assolutamente no. Samuel è un personaggio utile quanto le Storie brevi? Probabilmente sì.
9) Nessuno dei protagonisti di Élite è più credibile come liceale
Diciamoci la verità. Qualcuno crede ancora che i protagonisti della serie siano dei liceali in preda agli ormoni? Davvero sono ancora credibili come diciassettenni? Non basta il “ricambio generazionale” ideato dai produttori per far sembrare eternamente giovani dei personaggi che comunque è abbastanza evidente abbiano più di vent’anni. Più si va avanti e più diventa difficile trovare degli attori che non siano davvero adolescenti ma che riescano a interpretare dei liceali sembrando ancora affidabili come tali.
10) Perché Samuel, il personaggio più insopportabile di tutti, lo hanno fatto andare avanti fin troppo
Forse l’unico che continuava a sembrare un liceale anche dopo 5 stagioni era Samuel (interpretato da Itzan Escamilla), e forse per questo lo hanno tenuto nel cast così a lungo. Eppure, quasi per un parere unanime del pubblico, Samuel è il personaggio più antipatico di tutti. Più di Lucrecia, più di Ari, più ancora di Isadora. Lo hanno reso fin troppo protagonista fino alla quinta stagione e poi, come hanno deciso di toglierlo di mezzo? Facendolo sparire dal nulla nella sesta stagione per poi giustificare la sua improvvisa assenza con una morte che non ha minimamente senso perché non era neanche stata accennata alla fine della quinta. Per quanto ci faccia piacere sapere che questo personaggio non sarà più parte del cast della serie, come diremmo a Roma: manco a fa’ così però!
11) Perché far scomparire personaggi dal nulla non fa figo, è solo snervante
Detto questo, viene da sé che lasciar intendere al pubblico qual è stato il destino di un personaggio senza però renderlo esplicito non è qualcosa che crea tensione e desiderio di sapere da parte dello spettatore, è solo terribilmente snervante. Contribuisce anzi a far abbandonare la visione, a lanciare oggetti contro lo schermo, a inveire contro i produttori della serie e contro Netflix che ha permesso e approvato buchi di trama del genere. E questo è uno dei tanti motivi per cui questa, come altre serie spagnole, avrebbe dovuto fermarsi prima del suo declino definitivo nella mediocrità.
12) Perché è bello il fondoschiena di Patrick, eh, ma c’era davvero bisogno di mostrarlo così tanto?
Per quanto sia bello Manu Rios, il giovane dal fisico statuario e dal viso dolce, la serie ha forse insistito un po’ troppo sulla componente fisica, quasi fosse necessaria per compensare altre mancanze a livello di trama e costruzione della storia (e probabilmente è così). Era davvero essenziale, ai fini della storia insistere così tanto sul fisico di Manu? Ma così come sul suo anche su quello di tutti gli altri personaggi che hanno fatto il proprio ingresso da un certo punto in poi. Alla fine, il pubblico non prende più sul serio la storia e comincia a guardare la serie solo per trovare qualche scena di sesso gratuita. Intendiamoci, è molto bello mostrare tutte le forme di libertà di un individuo, anche quella sessuale, ma non credo fosse necessario insistervi così tanto, in quasi ogni contesto.
13) Ma perché capitano sempre tutte a Las Encinas? È peggio di Jessica Fletcher che dove si sposta muore qualcuno
Nemmeno ai tempi di Jessica Fletcher (Angela Lansbury) con La signora in giallo capitavano tutti questi crimini in un solo luogo. Cabot Cove non è nulla in confronto a Las Encinas, scena del crimine di tutti gli omicidi peggior di Spagna. A un certo punto questo schema non è stato più credibile e gli spettatori hanno iniziato a odiare la deriva crime presa da questa serie. Inizialmente si trattava di ricostruire l’evento drammatico attraverso una serie di flashback e interrogatori, poi è diventato solo un montaggio a incastro di vari frammenti della storia. Niente di più noioso e banale per cercare di attirare l’attenzione del pubblico.
14) A un certo punto i personaggi sono diventati copie sbiadite di quelli delle prime stagioni
Non smetteremo mai di ripeterlo. Non basta prendere dei nuovi attori per costruire personaggi originali e differenziarli da quelli già esistenti all’interno di una serie. Questo meccanismo poi, in Élite si è rivelato ancora più sbagliato, proprio perché i personaggi che sono entrati in scena mano a mano presentavano sempre qualche caratteristica che li avvicinava a quelli originali, presenti nelle prime stagioni. Ari e Isadora, in qualche modo, sono copie sbiadite di Lu, ma se Isadora ha degli elementi che ricordano anche Carla. Rocío (Ana Bokesa) è simile a Nadia sotto molti punti di vista. Insomma, l’originalità della serie è andata a farsi benedire piano piano e nella sesta stagione ne ha dato la prova perfetta.
15) Perché si sta trasformando in una nuova Beautiful, ma per sedicenni
Ammettetelo. Questo dramma adolescenziale di Netflix si sta lentamente trasformando in Beautiful, mantenendo così attive le critiche di chi, fin dall’inizio, la riteneva fin troppo simile a una telenovela. Intrecci amorosi che sconvolgono legami familiari, rapporti di amicizia che si rivelano falsi, menzogne che creano equivoci che creano altri equivoci. Chi più ne ha più ne metta. L’unica differenza con Beautiful è che in questo caso, i protagonisti sono quasi tutti adolescenti e in teoria e in questa serie spagnola dovrebbe essere indirizzata a un pubblico di giovani.
16) Perché Sara e Raúl sembrano i Me contro Te
Vi giuro che è la prima cosa a cui ho pensato quando ho iniziato a vedere la sesta stagione della serie Netflix e quando ho capito che ruolo avrebbero avuto Carmen Arrufat e Alex Pastrana. Non notate anche voi una certa somiglianza? Una coppia di influencer che fingono di essere sempre felici e producono contenuti di dubbio gusto per i loro canali social, rendendo la loro relazione di dominio pubblico, nonché parte essenziale degli affari. Per carità, cercare di approfondire la questione della violenza domestica è di vitale importanza, ma così si rischia di banalizzarla attraverso due personaggi che non sono altro che macchiette prive di una vera personalità.
17) Perché da un certo punto in poi Élite ha voluto portare in scena tematiche più importanti ma le ha affrontate con superficialità
Soprattutto nelle ultime due o tre stagioni, la serie di Carlos Montero e Darío Madrona ha cercato di inserire all’interno della trama degli argomenti molto delicati e attuali (violenza di genere, scoperta della propria sessualità e della propria identità di genere, dipendenza e via dicendo), rendendoli parte del background dei personaggi. Ma per parlarne con la giusta profondità non bastano pochi episodi e la scusa del teen drama. Quindi, questo voler cercare a tutti i costi di rendere meno superficiale una serie che è nata come puro intrattenimento, non ha fatto altro che garantirle un biglietto di sola andata per il dimenticatoio.