Élite 4 ci ha portati ancora una volta a Las Encinas, lo scenario su cui si stagliano le vicende dei ragazzi più viziati e capricciosi di Madrid che ha conquistato una vasta fetta di pubblico sin dal rilascio della sua prima stagione nel 2018. Ideata da Carlos Montero e Darío Madrona, la serie si è sempre contraddistinta per il suo mix di tematiche adolescenziali e crime, momenti trash e scene di grande tensione. Gli spettatori di Élite non hanno mai avuto la pretesa di cercare grande qualità in un prodotto che nasce leggero e frizzante, con scopo d’intrattenimento e relax. Tuttavia, i meccanismi narrativi delle prime tre stagioni si sono rivelati efficaci e hanno creato un certo tipo di aspettativa nei confronti di Élite 4, una stagione che, ad ogni modo, è stata accolta fin da subito con delle perplessità sorte dal drastico intervento sul cast: Ester Expósito, Danna Paola, Jorge López e in parte Mina El Hammani i grandi assenti. E forse se il vuoto lasciato da questi attori, interpreti dei personaggi più amati dagli spettatori, fosse stato colmato adeguatamente e fosse rimasto come l’unico tassello negativo della nuova stagione i fan si sarebbero anche potuti accontentare. Ma, purtroppo, le cose che non hanno funzionato in Élite 4 sono state molte.
Chiarendo che la stagione è risultata comunque godibile e scorrevole, cerchiamo di analizzare i punti deboli di Élite 4.
Ancor prima di analizzare gli effetti dell’assenza dei personaggi tanto amati dal pubblico, occorre spendere due parole sulle storie brevi che erano state annunciate con lo scopo di creare un ponte tra la terza e la quarta stagione e in cui compaiono ancora vecchi membri del cast come Ester Expósito e Mina El Hammani (è vero che Mina appare brevemente anche nella quarta stagione, ma in modo assolutamente marginale, come se non ci fosse). Senza troppi eufemismi, possiamo dire che l’esperimento non ha funzionato: la maggior parte degli spettatori ha dichiarato di essersi annoiata durante la visione di questi piccoli capitoli dove i personaggi parevano snaturati e lontani da quelli della serie principale. Anche chi è riuscito a farsi strappare una risata ha potuto constatare che queste storie brevi si sono rilevate poco utili per la visione di Élite 4, quindi anche la funzione di ponte è venuta meno. Il problema di fondo è che il pubblico già insoddisfatto per questo escamotage non riuscito si è trovato perplesso ancor prima di cominciare con gli episodi veri e propri.
Al pregiudizio sulla quarta stagione di Élite, come abbiamo detto, ha contribuito il mezzo re-casting che non è stato accolto favorevolmente da nessuno. Se almeno l’addio fosse stato solo uno, forse la serie se la sarebbe cavata lo stesso. Ma rinunciare contemporaneamente a personalità così forti come quelle di Lucrecia, Carla, Valerio? E vedere Nadia relegata a quattro minuti complessivi? Un danno irreparabile, soprattutto data la mancanza di carisma dei personaggi che hanno preso il loro posto. Patrick non fa nulla se non intromettersi nella storia di Ander e Omar. Ari sembra una copia malriuscita di Carla, con la differenza che amavamo odiare la marchesina, mentre Ari la odiamo e basta. Mencia, tra i tre fratelli, è forse l’unica che si salva (anche grazie al suo legame con Rebe) ma è stata mal sfruttata nel tentativo (fallito) di portare sullo schermo la delicata e importante tematica della violenza sessuale. Il principe risulta un personaggio piatto a cui difficilmente ci si affeziona e Benjamin è tutto ciò che un padre non dovrebbe essere.
Purtroppo, però, il grande problema è che nemmeno i personaggi vecchi, a cui già eravamo affezionati, hanno fatto la propria parte. Ci sono state numerose involuzioni, si pensi a Guzmán o Samuel, sia presi singolarmente che osservati l’uno nei confronti dell’altro: la grande amicizia che era nata nella scorsa stagione si è volatilizzata e la maturità raggiunta dai due personaggi si è persa per strada. Lo stesso vale per Ander e Omar, che sembrano aver perso qualsiasi spessore come individui e la cui relazione – che sembrava poter affrontare indenne qualsiasi ostacolo – si è disintegrata al primo scossone. A funzionare sono stati soli i personaggi di Rebe e Cayetana, la prima è rimasta al livello delle stagioni precedenti, mentre la seconda ha compiuto una vera e propria evoluzione andando a conquistare anche una fetta di pubblico che in precedenza non la sopportava: Caye è la vera sorpresa di Élite 4.
Anche a livello di trama e di format ci sono elementi poco convincenti in Élite 4.
La trama di questa stagione è piuttosto fiacca. Le storyline dei singoli personaggi sembrano di carta velina, non hanno nemmeno quel minimo di profondità che avevano negli episodi precedenti: l’unico scopo di ognuno è portarsi a letto qualcun altro, meglio se più di una persona. In mezzo a questo riprodursi continuo, emerge di tanto in tanto qualche flashforward su quel che dovrebbe essere il grande mistero della stagione – l’aggressione di Ari – e qualche tentativo di trattare tematiche serie, come lo stupro o il difficile rapporto con i genitori, che fallisce miseramente.
Di solito, però, il delitto attorno a cui ruotavano le vicende riusciva a far dimenticare l’inefficacia delle sottotrame. In Élite 4 questo non avviene e per diversi motivi. Innanzitutto, il pubblico non ha accolto in modo favorevole il personaggio di Ari e per questo poco importa cosa le succede. Senza contare che, se nelle tre stagioni precedenti si aveva a che fare con un omicidio, qui si scopre ben presto che Ari sopravvive: non la scelta ideale per tenere viva l’attenzione dello spettatore. Siccome però a essere ucciso è Armando, non avrebbero potuto inserire dei flashforward sulla sua morte? Il meccanismo che di solito regge lo show è stato impiegato male e in modo inefficace. All’alba della terza stagione magari ci si poteva lamentare della reiterazione dello stesso schema di flashforward, interrogatori e insabbiamento delle prove, però era una ripetizione funzionante. Qui invece ha perso ogni efficacia e coerenza: addirittura i flashforward che nelle stagioni precedenti venivano ripresi nel giusto ordine cronologico alla fine dello show, in Élite 4 vengono dimenticati e non si capisce nemmeno in che momento avvengano gli interrogatori. Sembra quasi che manchi una parte.
Di buchi di trama o passaggi poco comprensibili ce ne sono vari. Ad esempio, Rebe scappa di casa dopo aver scoperto che sua mamma non ha smesso di spacciare, poi vediamo la stessa Rebe in auto con sua madre e nemmeno una parola a riguardo: le due ne hanno parlato? Rebe ha perdonato la madre? Non si sa. E quando Benjamin scopre che che Mencia si è prostituita per un breve periodo, lo vediamo spaccare tutto: la sua rabbia è rivolta verso Mencia o verso Armando? Mistero della fede.
E, in ultimo, è così facile uccidere e disfarsi di un cadavere?
Guzmán ha ucciso Armando e insieme a Rebe e Samu si disfa del cadavere, poi parte per un viaggio insieme ad Ander. Oltre a non essere chiaro se ciò avviene prima o dopo gli interrogatori della polizia (che, a proposito, che esito hanno avuto?), ciò che stupisce è la tranquillità con cui tutti si comportano. Sembra che al posto di buttare un cadavere in acqua abbiano fatto un’allegra scampagnata. Nessuno prova dei rimorsi? O della paura? Per un gruppetto di adolescenti è davvero così semplice fare un gesto del genere?
Forse, a differenza delle altre stagioni, il cerchio di questo mistero non si è ancora chiuso e avremo dei chiarimenti in merito in Élite 5. Sarebbe l’unico modo per dare un senso a una stagione che – per ora – non ne ha proprio. E magari la facciamo una telefonata a Danna Paola e Ester Expósito per farle tornare nel cast?