ATTENZIONE: l’articolo contiene spoiler su Élite 8, ultima stagione della serie
Con Élite 8 siamo giunti all‘ultima stagione della produzione Netflix e permetteteci di aggiungere un enorme finalmente. La serie spagnola, apparsa quasi come una folgorazione alla sua uscita, si è progressivamente e inesorabilmente lasciata andare, accumulando una stagione inutile dopo l’altra. A dire la verità l’ultima, la settima, qualche lampo lo aveva mostrato. Stavolta di salvabile c’è davvero poco, se non la notizia che finalmente siamo arrivati alla fine di quella che era diventata, da tempo, una cruda agonia.
Otto puntate che mettono in scena un nuovo delitto, quello di Joel, andando chiudere, più o meno, le trame dei vari personaggi. O per lo meno di quelli rimasti. In generale, questa ottava stagione ci è sembrata la più debole, pur in un contesto di basso livello. Il nuovo corso, dalla quinta stagione in poi (pure se, anche la quarta aveva mostrato parecchie debolezze), non ha mai ingranato, e questo epilogo arriva dunque senza sussulti, molto in ritardo rispetto a quando doveva arrivare. Andiamo ad analizzare, dunque, quanto visto nell’ultimo ciclo di episodi di Élite, soffermandoci, e questo è l’aspetto più interessante, sull’eredità della serie visibile, ora per intero, su Netflix.
Una trama già vista
Il problema maggiore di Élite è che, in otto stagioni, è andato in scena sostanzialmente lo stesso canovaccio (a tal proposito, vi lasciamo ben 17 motivi per cui la serie avrebbe dovuto fermarsi prima). Anche qui abbiamo un misterioso omicidio, stavolta tocca al troppo ambizioso Joel, e una risoluzione quantomai complessa e fantasiosa del misfatto. Al centro della trama nell’ottava stagione di Élite c’è l’Alumni, quest’ambigua e sinistra associazione per ex studenti, che somiglia più a una setta, che entra a gamba testa nelle vite dei protagonisti, regalandoci tra l’altro due dei personaggi più odiosi di tutta la serie: i fratelli Hector ed Emilia.
Il problema più grande, e ce ne sono diversi, nell’incedere narrativo è l’estrema meccanizzazione di ogni passaggio. Dal cuore della narrazione si dipanano diverse sottotrame, ma non ce n’è una che funzioni. I personaggi hanno una caratterizzazione minima, e ciò contribuisce a rendere asettico il loro comportamento, fatto di troppo frequenti capovolgimenti emotivi per essere credibile. Non c’è analisi sotto nessuno profilo. Trama, sviluppo dei personaggi, costruzione del mistero. Tutto rimane in superficie e i fatti si limitano ad accadere, senza spiegazioni e senza comprensione. Alla fine si rintraccia il solito canovaccio, che non fa che appiattire tutta la narrazione.
Élite 8 flirta con due generi, senza dare confidenza
Dalla prima stagione, i poli tra cui si muove Élite sono due: il crime e il teen drama. Questi due generi, in teoria, dovrebbero mescolarsi nella serie Netflix, ma in questa stagione, come in tutte eccetto le prime, i due elementi non si amalgamano. Il problema è da rintracciare, ancora una volta, nella mancanza di analisi. Anche qui non c’è un approfondimento tale da riuscire a creare un giusto equilibrio tra le parti. Il teen drama è limitato dal fatto che non c’è uno sviluppo coerente dei personaggi. Il crime dalla costruzione superficiale del mistero. Ne esce un racconto senza anima.
I nuovi personaggi, come detto, non hanno mai fatto breccia nel cuore degli spettatori. L’unica convincente è Isa, forse un po’ Ivan. Per il resto sono tutti molto dimenticabili. Sono lontani i tempi di Guzman, Ander, Carla e compagnia. Rimane Omar della vecchia guardia, personaggio infatti più interessante della stagione. Da capire anche il ritorno di Nadia, la cui presenza in questo capitolo è davvero troppo inconsistente. Ci aspettavamo di più da lei, invece il suo innesto è apparso come una mera operazione di fan service.
Temi impegnati senza impegno in Élite 8
L’aspetto più fastidioso di questa stagione di Élite sta, secondo chi scrive, nel suo nucleo tematico. La serie spagnola ha, da sempre, provato a trattare tematiche anche importanti, calandole nella più leggera cornice del crime teen drama. In passato, però, certi messaggi arrivavano. Ora, invece, l’impressione è che nella trama la serie provi a buttare quante più questioni possibili, senza però l’intenzione di trattarle a dovere.
Troviamo il razzismo, la solita disparità di classe, la tossicodipendenza, la malattia mentale. Addirittura le molestie sessuali. Ma questi temi, e, ripetiamo, è davvero una cosa fastidiosissima, sono trattati con una leggerezza disarmante. Sono quasi esclusivamente funzionali all’incedere della trama, che si dà così una veste impegnata, senza però impegnarsi davvero. Fare un elenco di tematiche non equivale ad affrontarle, anzi, contribuisce solo a banalizzarle e in alcuni casi a normalizzarle. In questo senso, Élite 8 compie tanti errori enormi. Sarebbe stato meglio alleggerire il bagaglio concettuale, mantenendo una linea meno impegnata, ma più coerente. Vedere tematiche così profonde affrontate in questa maniera scialba fa davvero male.
Cosa ci rimane, dunque, di Élite
Arriviamo, dunque, alla questione più interessante di tutta la recensione. La fine di Élite ci offre lo spunto per ragionare su una serie che, a dispetto delle ultime, tremende, stagioni, ha avuto comunque un suo ruolo nella storia televisiva moderna. Come dicevamo in apertura, la produzione spagnola alla sua uscita è stata quasi una folgorazione, diventando uno dei titoli di punta del catalogo Netflix. In effetti Élite ci aveva fatto vedere cose interessantissime, prima di degenerare completamente. Diciamo che la struttura regge fino alla terza stagione. Se vogliamo essere generosi possiamo salvare parzialmente la quarta. Poi il crollo.
Da una parte è comprensibile che 4-5 stagioni deludenti oscurino il ricordo di 2-3 molto positive. Dall’altra, però, non è nemmeno giusto dimenticarci di ciò che abbiamo visto di positivo. Potremmo dire, dunque, che di Élite ci rimangono diverse sensazioni. La delusione, sicuramente, per come poi si è evoluta la serie. L‘illusione, perché sembrava di essere davanti davvero a un teen drama importante. Anche la dolcezza, però, perché le prime stagioni di Élite rimangono un ricordo caro. Infine aggiungeremmo anche la rabbia, per lo spreco di potenziale e per l’aver prolungato, a dismisura, un’agonia non più da tempo sopportabile.
Élite 8 si chiude con l’inevitabile addio a Las Encinas. Finisce, nel bene o nel male, un capitolo importante della storia di Netflix (tanto da fare da modello ad altre produzioni, come Maxton Hall). Una dimostrazione di come si fa un ottimo teen drama e di come poi lo si rovina. Siamo abbastanza sicuri che il tempo sarà clemente con Élite, rivalutando le prime stagioni e relegando all’oblio le ultime. Oggi prevalgono le emozioni negative, figlie di quanto visto nelle ultime stagioni. Eppure, quando esse si saranno attenuate, piano piano s’insinuerà la dolce nostalgia di quei primi capitoli che sono entrati nel cuore di tanti spettatori. Vogliamo ricordare quella Élite, non questa che, lo ripetiamo, è finalmente giunta a termine con questa piattissima, e da dimenticare presto, ottava stagione.